Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 9 Febbraio, 2022
Nome: 
Roberto Morassut

Grazie, Presidente. Bisogna dire che in questi anni il tema della rigenerazione urbana si è effettivamente imposto nel dibattito pubblico, persino in modo pubblicitario e propagandistico, ma, alla fine, è avanzata una consapevolezza diffusa anche in Italia, forse una delle ultime Nazioni ad essere interessata operativamente dai processi di rigenerazione urbana: la consapevolezza di una convergenza ormai oggettiva di interessi tra le comunità territoriali e le forze economiche almeno su un punto, cioè che i perimetri urbani non debbono più espandersi, ma si debbano trasformare le città e i comprensori industriali all'interno di perimetri già dati. Si può dire che, per decenni, la materia prima per la generazione di un'accumulazione del nostro capitale è stata la terra, perché non avevamo materiali o materie prime del sottosuolo; abbiamo usato la terra per creare il nostro capitalismo e questo è successo in tutte le regioni. Ancora oggi le nostre norme portano il segno di una forte egemonia della rendita, basti citare un dato: la contribuzione privata agli interventi pubblici, oggi, in Italia, ammonta mediamente al 5 per cento, in Francia al 15, in Germania tra il 30 e il 40 per cento.

Ora, però, gli ultimi Governi hanno iniziato a entrare nel merito della rigenerazione urbana, cercando di tradurlo in politica e ricordo quanto ha fatto il Governo nel quale erano Ministri il Ministro Delrio e la stessa Ministra De Micheli. Si è cominciato ad entrare nel merito; cito, per esempio, i programmi definiti PINQuA, programmi importanti perché puntano l'attenzione sul tema dell'abitare, della riqualificazione dei complessi abitativi che sono il cuore della rigenerazione urbana. Ma, ora, c'è una opportunità importante con il PNRR, perché arrivano ingenti risorse, riforme normative ed accelerazioni che finalmente consentono di porre al centro dell'attenzione un tema complessivo del nostro Paese, a livello nazionale; si discute tra Nord e Sud, ma c'è un grande tema nazionale che è la grande questione urbana della trasformazione e della riqualificazione sociale, edilizia e urbanistica delle nostre città che sono le più belle d'Europa, ma sono il fanalino di coda di questi processi di trasformazione. In Europa si è investito e si continua ad investire; gli interessi privati partecipano alla trasformazione, gli Stati investono risorse, da tempo, prima ancora del PNRR, e noi cominciamo a farlo ora o da qualche anno.

Ora, noi entriamo nella discussione del PNRR che prevede programmi, piani integrati, interventi sulle opere pubbliche e su progetti urbani proposti dai comuni; segnalo che al Senato è in discussione un DDL importante - che arriverà, spero, alla Camera - sul tema della rigenerazione urbana, condiviso dalla maggioranza, fatto straordinariamente importante, e segnalo anche l'importante iniziativa del Ministro Giovannini che ha costituito una commissione per la riforma della normativa urbanistica generale, una commissione importante su temi cruciali come quelli degli standard e della riforma stessa della legge urbanistica.

Voglio entrare nel merito di questa mozione rapidamente, perché la traduzione di questo sforzo, in questa mozione, tocca punti importanti che riguardano i criteri attraverso i quali queste risorse possono essere messe in campo. In particolare, tre sono i punti: uno, che è importante, riguarda il finanziamento ulteriore di programmi, essendo rimasti fuori dalla programmazione, legata ai bandi emessi, tanti progetti di tanti comuni, perché le risorse non sono sufficienti. Quindi, il primo punto che si chiede al Governo è di operare perché, attraverso un investimento di ulteriori 900 milioni di euro e rispettando un criterio chiave che noi difendiamo e consideriamo importante, cioè quello di riservare almeno il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno, si possa garantire la traduzione in fatti anche dei progetti che sono rimasti fuori dal finanziamento attuale. Il secondo punto è fondamentale e riguarda la traduzione di questo indice di vulnerabilità sociale e materiale: non si tratta di un indice inventato politicamente, ma di una traduzione tecnica molto complessa che, però, è stata messa in piedi dall'Istat, cioè da un istituto istituzionale, scientifico, indiscutibile da certi punti di vista o, comunque, non tacciabile di inclinazioni politiche o territoriali, che serve proprio ad individuare un'oggettività attraverso la quale tradurre i bandi in finanziamenti. È naturale che questo indice tenda ad indirizzarsi verso le situazioni di maggiore fragilità, di maggiore arretratezza, di maggiore difficoltà, anche operativa, perché, diciamolo francamente, è vero che in tanti comuni del Mezzogiorno è più difficile fare i bandi; ci sono meno attrezzature tecniche, meno capacità di tradurre l'azione operativa in progetti, in bandi, in opere e questo è un problema che noi dobbiamo assumere, ma lo dobbiamo assumere con un grande equilibrio, perché effettivamente un'applicazione così meramente tecnica di questo criterio rischia di scoprire la coperta dall'altra parte e di lasciare, come in effetti avviene e si percepisce dai dati in corso, che per molte regioni del Nord, che pure hanno bisogno di interventi importanti e fondamentali sulle grandi periferie urbane, sulle aree interne, sulle zone di ristrutturazione industriale, quindi di risorse e di finanziamenti, si rischia di scoprire la coperta dall'altra parte. Quindi, noi poniamo questo problema, cioè di non cancellare questo criterio, ma di accoppiarlo e di affiancarlo, attraverso una visione territoriale più organica, ad altri criteri di riequilibrio che possano consentirci proprio quello che dicevo all'inizio, ossia di affrontare in forma nazionale, cioè con una visione nazionale, il grande problema della questione urbana. Si tratta di una grande questione sociale che non riguarda solo la riconversione del patrimonio edilizio, ma riguarda proprio la rigenerazione urbana che è diversa dal principio della riqualificazione, proprio perché mette in campo un criterio di rigenerazione e di rinascita delle comunità, che è edilizio, strutturale, ma anche sociale, cioè guarda al potenziamento dei servizi, alla crescita della comunità, alla coesione sociale e alla giustizia sociale che sono le grandi linee di indirizzo del PNRR.

Voglio citare, da questo punto di vista, un dato che riguarda l'ecobonus -che è il quarto punto che pone la mozione - perché qui c'è un problema che dobbiamo cercare di risolvere: noi abbiamo avviato questa procedura; è una procedura che costa, è una procedura che pesa sulle finanze pubbliche, ma, a questo punto, bisogna trovare una soluzione, perché una macchina in corsa non si può fermare improvvisamente, pena il suo rischio di sfasciarsi. Qui bisogna trovare una soluzione per i problemi che stanno emergendo per quanto riguarda la cessione del credito - la mozione pone il tema - anche sapendo che dalle statistiche noi deduciamo questo dato: la politica degli incentivi, in 15 anni - e qui bisognerebbe fare proprio un punto di valutazione anche normativa - ha prodotto un volume di investimenti di circa 150 miliardi, in quindici anni; una quantità enorme che, per metà, è rappresentata da investimenti pubblici, cioè incentivi, in parte recuperati, che sono il netto del recupero dal movimento dell'IVA, in parte per investimenti di famiglie e di imprese. I risultati sono stati importanti e sono decisivi, in particolare per quanto riguarda il rinnovo edilizio e l'efficientamento energetico, ma scoprono un fronte ancora sul tema della riqualificazione dei territori. Però, dobbiamo porci il problema se questa normativa non vada unificata, non vada rivista complessivamente, ma attualmente essa è in corsa e ci dobbiamo porre il problema di come risolvere questo punto, in queste ore e in questi giorni, e noi poniamo unitariamente nella mozione di maggioranza questa questione che a me pare molto importante.

Quindi, nel motivare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, sottolineo questi aspetti: siamo di fronte per la prima volta alla possibilità di produrre un programma organico che investe a livello nazionale le nostre comunità e che dura anni, un piano keynesiano sulle città, accompagnandolo anche a riforme normative, ad accelerazioni normative, che può finalmente rimetterci in linea con gli altri Paesi sul tema cruciale delle città, perché è nelle città che si produce ricchezza, è nei territori che si producono i risultati per i target della neutralità climatica e perché è lì che sta il cuore di una politica di sostenibilità dei prossimi anni.

La mozione punta nella direzione di favorire i processi in atto e di indicare gli elementi di debolezza, in particolare: che l'indice di vulnerabilità sia applicato con equilibrio e che sia applicato secondo una visione nazionale, che non scopra i territori, ma riesca ad unificarli e a tenerli dentro un grande ragionamento d'insieme.