Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 22 Ottobre, 2025
Nome: 
Piero De Luca

Vai alla scheda della Mozione

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo a discutere di una mozione estremamente importante e delicata, alla vigilia di un appuntamento di particolare rilievo in Europa, il prossimo Consiglio europeo che avrà in agenda, come sappiamo, temi molto importanti legati all'Ucraina, al Medio Oriente, alla competitività, alla transizione energetica, digitale, ai dazi e alle migrazioni.

Lo ricordo non per una connessione diretta con la materia al nostro esame, ma per richiamare alla nostra attenzione la delicatezza del momento che attraversa l'Europa: l'Europa che è stretta, come dicevo, tra conflitti, guerre, crisi geopolitiche e una vera e propria guerra commerciale avviata da Trump e, dall'altro lato, un crescente incalzante disegno delle destre che governano i singoli Stati per indebolirla e limitarne le competenze e la forza.

Il mantra della Presidente del Consiglio è stato negli anni: vogliamo un'Europa che faccia meno e così forse meglio. Noi vogliamo un Governo che faccia di più e meglio in Europa e con l'Europa: un approccio e una prospettiva completamente differente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per proteggere davvero gli interessi dei nostri cittadini, i cui problemi, le cui sfide, le cui criticità richiedono risposte europee, non nazionali. E sono sfide che toccano proprio la coesione, l'equità sociale ed economica. Pensiamo a quello che è accaduto in questi anni e come l'abbiamo gestito noi quando eravamo alla guida del Paese.

Le sfide sanitarie - lo sappiamo - sono sfide che toccano la coesione, l'equità, la tutela della vita dei nostri cittadini. Non possiamo dimenticare che, mentre tanti che oggi sono qui in maggioranza al Governo strizzavano l'occhio ai no-vax, ai no-mask, ai no-green pass, noi lavoravamo in Europa per acquisti congiunti di vaccini e difendevamo in questo modo la salute e la vita dei nostri cittadini in Europa e con l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Queste sono misure concrete di coesione, giustizia sociale e sanitaria. Le sfide energetiche, allo stesso modo, vanno affrontate in Italia e l'invito che vi rivolgiamo, ancora una volta, è di affrontare il tema del costo dell'energia per le famiglie e per le imprese, disaccoppiando, ad esempio, il costo dell'energia elettrica da quella del gas, e di iniziare a dare risposte concrete in Italia ma lavorare anche in Europa. Perché per risolvere in modo strutturale il tema del costo dell'energia, soprattutto in Italia, bisogna lavorare per acquisti, approvvigionamenti comuni, congiunti in Europa.

Per il sostegno alle grandi filiere industriali vale lo stesso: bisogna lavorare in Italia - e voi non avete messo un euro in legge di bilancio per sostenere il comparto economico e industriale del nostro Paese: pensiamo al made in Italy - ma va sostenuto questo sforzo anche in Europa con fondi comuni, con investimenti comuni nelle filiere strategiche, penso all'automotive che va accompagnata anche nella sfida della transizione green e alle nuove tecnologie.

Lo stesso vale per il protagonismo diplomatico che noi richiediamo sempre più all'Europa sugli scenari internazionali. Anche quello - guardate - richiede un salto di qualità dell'integrazione politica europea e richiede il coraggio di costruire una vera e propria difesa di politica estera e di sicurezza comune .Questo chiede anzitutto una cosa, impone anzitutto una cosa: eliminare il diritto di veto per le materie di politica estera e di politica di bilancio, quel diritto di veto che, invece, voi e i vostri amici sovranisti non avete il coraggio di cancellare ed eliminare oggi con l'attuale sistema di governance e di maggioranza in Consiglio. Richiede poi una collaborazione strategica ma anche autonomia rispetto alle risposte da dare alle tensioni economiche. Penso all'attuale guerra commerciale avviata Trump su cui voi state preferendo difendere l'alleanza politica con un vostro amico politico piuttosto che difendere gli interessi dei nostri cittadini e delle nostre aziende. Guardate l'atteggiamento con cui avete affrontato questa vicenda è per noi estremamente preoccupante. La vostra superficialità, i tentativi di azione e dialogo bilaterale hanno indebolito profondamente il mandato negoziale della Presidente von der Leyen e lo ribadiamo con forza: l'accordo raggiunto sui dazi con l'Unione europea non è un'intesa, per noi è una resa. È una resa che rende problematico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) il futuro delle nostre aziende. Circa 16-20 miliardi di export in meno, oltre 100.000 posti di lavoro a rischio, addirittura abbiamo notizia di dazi al 100 per cento sulla pasta, uno dei prodotti più importanti, tipici, del nostro Paese a livello internazionale. Nella vostra indifferenza diteci almeno dove sono finiti i 25 miliardi di euro che avevate promesso per aiutare il nostro comparto produttivo. Sono scomparsi da tutto, ancora oggi mancano nella manovra di bilancio che avete presentato.

Allora chi lavora contro l'Europa - questo è il messaggio - lavora contro gli interessi del nostro Paese e ci condanna a un destino di subalternità, di inconsistenza politica ed economica.

L'Europa del resto nasce per questo. Nasce per aiutare, per sostenere le popolazioni e gli Stati, per crescere insieme, mettere insieme energie, competenze e potenzialità. Ma nasce l'Europa, viene creata, costruita e va difesa, anche per consolidare un vero e proprio vincolo di solidarietà reciproca tra gli Stati membri. L'Europa non nasce per fregare, non è un ente “parassita” come hanno detto Vance o Trump e voi avreste dovuto difendere l'Europa e l'Italia da queste accuse. L'Europa nasce innanzitutto per assicurare un vincolo di solidarietà, di coesione umana, di dignità valoriale tra popoli e Stati che erano stati martoriati prima durante la seconda guerra mondiale e nasce in risposta all'orrore di quella guerra.

Permettetemi di rivolgere a 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, allora, un pensiero commosso ai milioni di vittime della barbara e violenta ideologia nazifascista e delle leggi razziali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ad Auschwitz dove non si va a fare gite, ma si va a tenere alta la memoria, a tenere accesa la luce, perché non possano tornare più episodi che hanno segnato il buio dell'umanità.

Allora, la mozione che discutiamo oggi riguarda un tema che tocca le fondamenta stesse del progetto europeo e della nostra idea di Paese, l'idea di una politica di coesione, l'idea della solidarietà, dell'equità e della giustizia sociale. Questo vuol dire parlare di politiche di coesione.

Politica di coesione che oggi sta vivendo una vera e propria trasformazione strutturale e non a caso. Perché i fondi per la coesione potranno essere destinati anche a nuove finalità come, per esempio, quelle della difesa. La Commissione poi intende unificarli con altri fondi, tra cui quelli destinati alla politica agricola e intende, poi, centralizzarne la gestione.

L'obiettivo dichiarato sembra essere quello di rendere i fondi più flessibili e coerenti con le nuove priorità europee. Sulla carta sembrerebbe andare tutto bene, andiamo ad analizzare in dettaglio questa proposta e ci rendiamo conto che presenta enormi criticità. La principale, quella più importante, emerge e riguarda la volontà di nazionalizzare la politica di coesione, cioè di accentrare la gestione dei fondi della coesione che dall'Europa arrivano e dovevano arrivare, invece, come è sempre stato finora, alle regioni e ai territori. Questo è un tema non tecnico, è un tema eminentemente politico. Il rischio è che dietro la formula dell'efficienza e della flessibilità si finisca in realtà per comprimere quel principio di sussidiarietà e indebolire l'approccio territoriale che ha consentito di modellare le strategie da realizzare sui territori in funzione delle esigenze specifiche delle singole regioni, soprattutto di quelle più fragili, compromettendo anche l'efficacia stessa della politica di coesione.

È un rischio - guardate - che riguarda direttamente l'Italia dove il tema della coesione sociale coincide innanzitutto con quello del divario tra Nord e Sud del Paese, così come tra aree metropolitane ed aree interne e dove questa riforma della politica di coesione europea rischia di tradursi in un aggravio delle diversità, delle diseguaglianze, delle distanze, delle disparità di trattamento che oggi esistono in diritti, servizi e opportunità tra aree più avanzate ed aree ancora più deboli e più fragili nel nostro Paese.

Il modello che propone la Commissione, del resto, è lo stesso che Fitto, alla guida del Ministero del Governo Meloni, ha adottato nella ridefinizione del Fondo sviluppo e coesione in Italia, con l'introduzione dei cosiddetti Accordi per la coesione, che hanno centralizzato la programmazione delle risorse e hanno prodotto, a nostro avviso, come dimostrano i dati, enormi ritardi, bloccando l'avvio di numerosi importanti interventi sui territori.

Allora, permettetemi di ricordare di stigmatizzare, ancora una volta, le modalità con le quali avete gestito finora le risorse del Fondo sviluppo e coesione in Italia che per legge sono destinate per l'80 per cento al Mezzogiorno e il 20 per cento al Nord. Un esempio su tutti: quasi 2 anni di tempo perso per sottoscrivere l'accordo e liberare risorse della Campania, sbloccate per ragioni solo politiche e non istituzionali, sono un esempio del peggior modo di governare questo Paese. Voi non avete attaccato una forza politica, aveva attaccato un'intera comunità che è stata non messa in condizioni di utilizzare risorse decisive per gli investimenti strategici, per la crescita, per la coesione, per la sanità, per la salute, per le politiche sociali. Voi avete tolto risorse e ritardato l'utilizzo di queste risorse decisive per i nostri territori per un utilizzo politico e non istituzionale di questi fondi che noi contestiamo e stigmatizziamo con forza ancora oggi.

D'altronde, il Governo Meloni è lo stesso che sin dal suo insediamento si è caratterizzato per un atteggiamento antimeridionalista drammatico. Pensiamo al disegno di legge sull'autonomia differenziata che mirava a spaccare in due il Paese. Altro che coesione europea italiana! Una riforma che non aumentava la competitività delle regioni, ma portava solo a tagliare ulteriori risorse per servizi a scuole, politiche sociali e investimenti, negando un futuro di speranza ai cittadini meridionali. E su questo punto (coesione e solidarietà) noi ci siamo battuti e lo ribadiamo oggi con forza: continueremo a batterci in Parlamento e nelle piazze se doveste riportare in vita e riportare all'attenzione del dibattito politico una riforma sbagliata che spacca in due il Paese. Noi difenderemo l'unità nazionale e il futuro del Paese per impedire che ci possano essere cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Lo stesso vale sul PNRR: noi dobbiamo lavorare per attuarlo, non per smontarlo. Questo dovete fare. Rafforzare le politiche di coesione vuol dire aiutare i nostri territori, le nostre famiglie e le nostre aziende. Almeno una volta occupatevi degli interessi reali del Paese! Questo è quello che vi chiediamo oggi e dovete farlo per l'Italia e per i nostri cittadini.