Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 14 Giugno, 2022
Nome: 
Filippo Sensi

Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, ringrazio il deputato Romaniello per il lavoro, per la qualità del lavoro fatto su questa mozione, per lo sforzo di andare oltre i recinti, come si conviene su temi che dovrebbero riguardare e stringere tutti, inseguire e tormentare tutti; ma soprattutto per essere riuscito a portare questo tema, il tema del suicidio, il suo acuirsi e diffondersi, qui, in Aula, oggi. Anche della capacità di mediazione bisogna essere grati in un luogo che si chiama Parlamento, anche se spesso dimentichiamo, io per primo, la circolarità del suo abbraccio per la sicurezza della trincea.

Certo, in particolare andando al merito del provvedimento sul tema delle armi così delicato - guardiamo al dibattito in corso negli Stati Uniti - si sarebbe dovuto e potuto essere più rigorosi e netti, ma, al solito, tra portare a casa qualcosa tutti insieme o restare a un passo dall'obiettivo per non deflettere sui princìpi, corre lo spazio della politica, forse chissà anche dell'etica della politica, della sua efficacia ove mai l'efficacia sia davvero una misura dell'agire politico, certo dovrebbe esserlo di quello parlamentare e ancora dei suoi valori e dei suoi fini.

Cosa è riuscita a fare tuttavia questa mozione, magari anche con mezzi e risorse che dovrebbero essere più adeguati? Sintesi: il merito di portare qui dentro, in quest'Aula, quello che ognuno di noi vive quotidianamente nella sua… Rientro sul merito del dibattito avviato dal collega Romaniello. Il merito di portare qui dentro, in quest'Aula, quello che ognuno di noi vive quotidianamente nella sua vita personale presso i suoi affetti più cari, tra le persone che amiamo, nelle loro famiglie, quel disagio, quell'affanno che sembriamo dimenticare, vogliamo dimenticare, anzi rimuovere, questa è la parola, Presidente, rimuovere, quando veniamo qui, in quest'Aula, a fare il nostro lavoro di deputati, occupandoci, ci mancherebbe, di tante cose concretissime e urgenti ma assai poco di come stiamo come comunità, di dove stiamo, di dove siamo finiti, a proposito del famigerato scollamento tra palazzo e vita, quella piccina vissuta da ognuno di noi come fosse un remoto altrove, un rumore fuori scena: lasciateci lavorare. Affliggere i consolati, invece, lo ripeto spesso in quest'Aula, lo schiaffo di don Tonino Bello. Siamo quotidianamente infilzati da numeri, dati, statistiche drammatiche sulla prova psicologica di questi due anni e consentitemi in questa sede di non impilare le disgrazie, le colpe, le sciagure, le responsabilità: alcune cose capitano, altre ce le andiamo a cercare, la somma di caso e dolo fa questo tempo qui, quello in cui viviamo. Abbiamo raccontato e ci siamo illusi che la lugubre contabilità del COVID fosse solo quella tragica del pronto soccorso, dei caschi per respirare, delle terapie intensive che non riuscivano a tenere botta all'urto, all'impatto; laggiù nella ridotta concentrati giustamente su come salvare il numero più alto di vite non abbiamo visto arrivare un'ombra lunga e non meno insidiosa, quella psicologica, quella del virus dell'anima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con una forza non inferiore, non meno rovinosa, sono esplose in silenzio le camerette dei nostri ragazzi, siamo andati in pezzi noi stessi mescolando al getto della doccia le lacrime di non farcela, di non riuscire a tenere, di nascondere questa inadeguatezza fatta più acuta a strapparci la pelle da dentro; una violenza capace di portare a fondo migliaia e migliaia di persone, giovani soprattutto, inghiottite dall'ansia, dalla depressione, da disturbi del comportamento, da tendenze suicidare, da comportamenti autolesionistici: tagliarsi le braccia, come altro urli chi sei chiuso in una stanza col tuo cellulare senza poter toccare, senza poter rischiare l'altro?

Migliaia e migliaia di persone mangiate e sputate dall'apatia, da fobie e paure che restano attaccate al nostro fondo che non vogliono andare via. Mia madre - mi consenta una nota personale, Presidente - che era una donna spiritosa anche quando era sprofondata nella depressione che non la lasciò fino alla fine, mi citava spesso un biglietto di addio di un ussaro: troppi bottoni. E noi, Presidente, dirà qualcuno, vorremmo rispondere a questa terra desolata con una mozione, con una App o con un numero verde da chiamare, con una campagna di sensibilizzazione? Troppo poco, troppo tardi si dirà. Capisco lo scetticismo - lo capisco, mi creda - lo sento addosso ogni volta che mi alzo in quest'Aula per parlare o voto rosso, verde. Però, Presidente, questo è ciò che siamo chiamati a fare in quest'Aula nel nostro lavoro parlamentare: trovare o provare a trovare strumenti insufficienti, certo, perfettibili, ci mancherebbe, inadeguati, e chi lo nega, che non siano una risposta, anzi la risposta, ma una prima approssimazione della domanda che esige, che impone e richiede. Vorremmo tutti liberarci una volta per tutte di un problema, svuotare quella pozza, riparare la grondaia, misure tempestive ed efficaci di cui prendere soddisfatti il merito perché in grado di rispondere qui e ora a un problema specifico, tuttavia Presidente, colleghi, questo esercizio spesso disperante svolto in questa macchina celibe somiglia molto a quello che chiamiamo democrazia e cioè fare il possibile di fronte all'impossibile e badate non lo dico per eludere o prevenire un giudizio politico o addirittura morale sull'attività che svolgiamo. Fatemi dire al collega Romaniello come ho fatto ieri in sede di discussione generale, negli ultimi mesi abbiamo molto lavorato come Partito Democratico assieme a parlamentari di tutti i gruppi alla realizzazione del cosiddetto bonus psicologo. Una misura di sostegno psicologico per un numero purtroppo limitato di persone.

È stata una battaglia, come si dice con un certo compiacimento in politica, partita al Senato grazie alla iniziativa della collega Caterina Biti poi stoppata, infine ripresa alla Camera, portata a casa contra spem e oggi in procinto di diventare realtà. Ogni giorno, Presidente, corro a vedere se la Gazzetta Ufficiale, sempre sia lodata, pubblichi o meno il decreto - sbrigatevi, vi scongiuro - dopo una definizione direi piuttosto rapida tutto sommato delle misure attuative. Ci siamo quasi, finalmente. L'altro giorno, però, mi imbatto in un articolo di un giornale online che perorava - sacrosanto per la politica - la buona causa della salute mentale, sottolineando, tuttavia, bruciante, che tutto ciò avveniva dopo il fallimento del bonus psicologo; cioè il bonus o chiamiamolo come preferite, così non si arrabbiano quelli del benaltro, delle riforme strutturali, che hanno ragione per carità dimenticando però dove abbiamo vissuto negli ultimi due anni, non è ancora partito, non c'è la piattaforma INPS per richiederlo e già veniva dato per fallito, morto, caput, terminato. Provare e riprovare allora, Presidente, lo so che fa fatica, capisco che non si venda bene in campagna elettorale, ne abbiamo prova quotidiana in Italia, ammetto che non lo confesserei in una trasmissione Tv, sebbene siano sempre più popolate di mostri, di troll, di stentorei cloni da cui stare alla larga per rispetto di sé e degli altri, ma la democrazia, Presidente, è esattamente questo: tutto qui? Questo è il riformismo, che viene puntualmente rimproverato di non cambiare il mondo, di lasciare le persone appese, deluse, tutto qui? Ma questo è esattamente ciò che fa una buona democrazia, una democrazia solida e feconda: provare e riprovare, come questo provvedimento di fronte alla voragine che si è spalancata nelle camerette facendolo con la stessa fragilità che si vorrebbe irrobustire, con quella sfilza di bottoni da allacciare e slacciare ogni giorno che Dio manda in terra, a non essere tristi a continuare in ciò che era giusto, con le stesse inquietudini e perplessità di chi si è stancato delle risposte, anche delle nostre, anzi soprattutto delle nostre, ma chiede, forse attende, nuove domande. Per questi motivi e con questa inquietudine, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione del collega Romaniello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).