Discussione generale
Data: 
Lunedì, 13 Novembre, 2023
Nome: 
Federico Fornaro

Vai alla mozione

Presidente, colleghe, colleghi, rappresentante del Governo, prima di affrontare nel merito le proposte e gli impegni che chiediamo al Governo rispetto alla mozione che ha come prima firmataria la collega Braga e che, come ha testé letto il Presidente concerne iniziative in materia di aggiudicazione e gestione degli appalti, con particolare riguardo alla tutela delle retribuzioni e alla sicurezza sui luoghi di lavoro, credo sia necessario inquadrare la questione, il problema, anche nel lungo periodo, partendo dalla Carta fondamentale, cioè dalla Costituzione. All'articolo 36, i Costituenti hanno scritto: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. Non è l'unico passaggio in Costituzione riguardo alle tematiche del lavoro a cominciare, ovviamente e non casualmente, dall'articolo 1 in cui è scritto chiaramente che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Partendo da questa impostazione, che è assolutamente fondamentale e - se mi è consentito - identitaria della nostra Costituzione e della nostra Italia repubblicana, non possiamo chiudere gli occhi.

Oggi, e da alcuni anni, siamo in piena emergenza. L'emergenza è dettata, da un lato, da uno spostamento più che trentennale della ricchezza dai redditi di lavoro ai redditi provenienti dalla rendita, dalla rendita finanziaria in particolare, e, negli ultimi mesi, da una profonda, grave, perdita di potere d'acquisto, causata da un'alta inflazione, per salari, stipendi e pensioni, che sta determinando una situazione di grave spostamento verso il basso, di schiacciamento verso il basso di milioni di famiglie italiane che fanno fatica, sempre più, ad arrivare a fine mese. Ormai, tutti gli indicatori indipendenti indicano, anche in conseguenza della pandemia, un aumento della povertà, un aumento del lavoro povero, un fenomeno che, tra i primi, gli economisti hanno individuato, quello dei working poor. Da questo punto di vista siamo ormai in assoluta emergenza, con quote rilevanti di lavoratori che, pur lavorando, non arrivano a garantire la piena sufficienza di reddito per non entrare, a loro volta, nella povertà.

Va poi evidenziato un altro fenomeno endemico, che questo Governo ha recentemente aggravato con alcune scelte, vale a dire quello del lavoro precario. Tra la nostra popolazione continuiamo ad avere una quota rilevante di lavoratori che svolge lavori precari, lavori stagionali; lavoratori che, come tali, si trovano impossibilitati a costruire e a progettare il proprio futuro. Siamo di fronte - per essere molto chiari - a un quadro di disuguaglianze inaccettabili, a una forbice che si è aperta tra una ridotta minoranza, che ha visto addirittura crescere in questi anni il proprio reddito e la propria ricchezza, e la maggioranza della popolazione che invece ha visto ridursi il suo reddito. Anche gli ultimi dati sull'utilizzo e sulla diminuzione dei depositi bancari vanno a confermare questa tendenza, che non può non essere preoccupante.

Bassa retribuzione - questo è il dato statistico - significa meno 60 per cento sul valore mediano: nel nostro Paese era, per dare un numero, nel 1995, circa il 10 per cento del totale; oggi, siamo oltre il 30 per cento; in una trentina d'anni è triplicata la quota di lavoratori che ha una bassa retribuzione. Questo è il quadro in cui ci muoviamo ed il contesto con cui ci confrontiamo. Noi, insieme agli altri partiti e gruppi dell'opposizione, abbiamo provato a dare alcune risposte. Una di queste è la proposta di legge sul salario minimo, ancora oggi dal commissario UE al lavoro, Nicolas Schmit, riconfermato come uno strumento utile e necessario, così come è stato considerato già da tempo utile e necessario da oltre 15 Paesi dell'Unione europea.

Il salario minimo è - lo vorremmo ribadire quest'oggi, in quest'Aula - una battaglia di civiltà, una battaglia che è in piena coerenza proprio con quell'articolo 36 della Costituzione che ho poc'anzi citato.

Ma arriviamo al merito di questa nostra mozione. C'è un legame stretto e indissolubile tra basse retribuzioni, che si accompagnano spesso a minore sicurezza, e il sistema degli appalti pubblici. Su questo dobbiamo essere molto chiari e non vale neanche il ritornello “ma quando c'eravate voi”. Quella degli appalti è una questione complessa, che va affrontata seriamente e va affrontata - ed è un po' la logica della nostra mozione - all'interno di una dimensione che ormai è crescente e con i rischi che questo comporta.

Quali sono i due elementi su cui crediamo debba essere posta l'attenzione e su cui chiediamo al Governo attenzione? Ovviamente, il massimo ribasso, quindi sostanzialmente uno stress sul fronte dei costi, uno stress economico che porta inevitabilmente ad agire sulla leva delle retribuzioni dei lavoratori e, troppo spesso e in alcuni settori in particolare (penso all'edilizia), ovviamente anche ad avere minore attenzione e, quindi, minori costi e, fondamentalmente, alla fine della filiera, minori ricavi per l'azienda, sul fronte proprio della sicurezza.

Collegato a questo, anche se non necessariamente, c'è il tema dei subappalti a cascata. Più subappalti ci sono e più, evidentemente, anche qui la leva imprenditoriale, per ottenere un margine, punterà ad agire proprio su retribuzioni e oneri per la sicurezza.

D'altronde, che la situazione sia grave lo testimonia, fatto abbastanza inusuale, che la magistratura sia intervenuta, in questi ultimi mesi, con commissariamenti e vigilanza di aziende che erogavano retribuzioni largamente inferiori a quelle previste - passatemi questa espressione - dalla Costituzione: cioè, non garantivano al lavoratore un'adeguata retribuzione.

Quindi, è tempo di intervenire; è tempo di intervenire con proposte puntuali che sono contenute nella nostra mozione. È necessaria una nuova normativa. Occorre innanzitutto - e noi lo diciamo con chiarezza - limitare lo strumento del massimo ribasso.

È ovvio che la pubblica amministrazione quando mette in competizione attraverso gli appalti le varie imprese non può non tener conto dell'elemento economico, ma non può e non deve essere l'unico fattore che alla fine determina l'aggiudicazione dell'appalto. Occorre - e lo scriviamo nella mozione - valorizzare elementi di qualità e soprattutto - e qui mi rivolgo veramente al Governo, perché è un elemento tecnico ma alla fine, a nostro giudizio, è fondamentale - occorre mettere un tetto massimo per il punteggio economico. In altri termini, accanto, ovviamente, all'elemento economico, che è imprescindibile, occorre che negli appalti siano introdotti altri fattori di valutazione che possano, quindi, dare una visione più complessiva e più completa dell'offerta presentata in sede di appalto.

L'altro rischio - e lo diciamo con chiarezza - riguarda l'articolo 50 del nuovo codice degli appalti, che prevede due sole possibilità di affidamento sotto soglia (sotto la soglia comunitaria): l'affidamento diretto e l'affidamento con procedura negoziata senza bando. Si tenga conto che alcuni studi hanno sostanzialmente calcolato la dimensione degli affidamenti sotto soglia sul totale degli appalti pubblici. Ebbene, rientrerebbero alla fine, in questa fattispecie, il 98 per cento del totale degli appalti, cioè sarebbero esclusi sostanzialmente i grandi appalti pubblici. Apro una parentesi: la crisi, e non solo, ha portato a un forte ridimensionamento del numero delle grandi imprese e, quindi, a loro volta questi grandi appalti pubblici vedono presentarsi poche aziende italiane, se non addirittura soltanto una (non faccio il nome, ma è quella ricorrente nei grandi appalti pubblici). Il risultato qual è? Al di là della volontà semplificatoria che, pensando a piccoli importi, può essere condivisa - penso agli affidamenti sotto soglia di piccoli comuni, di realtà di enti locali - il tema non è mettere in discussione la necessità di semplificazione. Però, attenzione: se il risultato finale di quest'operazione è che il 98 per cento degli appalti pubblici ha come solo fattore di valutazione e di verifica per l'assegnazione il prezzo più basso, ritorniamo alla questione che abbiamo poc'anzi evidenziato. Lo ripeto: non può e non dev'essere il massimo ribasso l'unico fattore di valutazione.

Quindi, signor Presidente, noi proponiamo con chiarezza, negli impegni che poi ribadirò prima di concludere, che i subappalti, strumento previsto dalla normativa sia italiana che europea, debbano contenere, però, delle norme chiare, per cui non ci può essere un ribasso sui costi della manodopera e sui costi di sicurezza. Si facciano gli appalti, si facciano anche gli affidamenti, ma è evidente che, nei subappalti in particolare, non si può assistere a una rincorsa nella catena dei subappalti, a una riduzione delle retribuzioni con l'individuazione, spesso e volentieri, di forme contrattuali e di contratti collettivi nazionali che non sono quelli dell'edilizia, per esempio, negli appalti edili. Ci sono cantieri dove, di fatto, il contratto nazionale vigente non è quello degli edili ed è, invece, quello dei multiservizi. Così come la questione della sicurezza non può essere - e, purtroppo, la vicenda di Brandizzo ne è la testimonianza - lasciata anch'essa a una logica di subappalti.

Concludo, quindi, sottolineando ancora, anche a beneficio di chi ci ascolta, quali sono gli impegni che noi chiediamo al Governo con questa mozione, che non casualmente vede come prima firma quella della collega Braga e come seconda firma quella del collega Orlando, già Ministro. Dunque, impegniamo il Governo “ad adottare, per quanto di competenza, le opportune e tempestive iniziative normative volte” - e qui le indichiamo al Governo e mi rivolgo al Sottosegretario Durigon - “prioritariamente a prevedere che: a) per l'affidamento dei contratti di importo inferiore alle soglie europee, le stazioni appaltanti procedano all'aggiudicazione dei relativi appalti esclusivamente sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa;” - e non quella al massimo ribasso - “b) nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, il criterio del minor prezzo possa essere utilizzato «esclusivamente» per i servizi e le forniture con caratteristiche standardizzate” - cioè, se devo fare un appalto per acquistare un prodotto standardizzato, evidentemente lì il fattore economico, quindi del margine che si riservano le imprese, può essere importante – “o le cui condizioni sono definite dal mercato, fatta eccezione per i servizi ad alta intensità di manodopera, introducendo altresì l'obbligo di motivazione in capo alla stazione appaltante in caso di utilizzo del criterio del minor prezzo; c) i costi della manodopera” - come ricordavo poc'anzi - “e della sicurezza siano sempre scorporati dall'importo assoggettato al ribasso; d) a tutela delle imprese, in particolare piccole e medie, che operano in regime di subappalto e dei lavoratori delle stesse, l'affidatario sia obbligato a dichiarare già al momento dell'offerta quali lavorazioni e servizi intenda appaltare, nonché i relativi valori economici, e a corrispondere al subappaltatore l'intero importo relativo alla lavorazione o servizio, così come aggiudicato dalla stazione appaltante senza alcun ribasso su alcuna componente di prezzo e indicando nel relativo importo economico, ribadendo la priorità sui costi della manodopera e della sicurezza ma impedendo che ulteriori ribassi possano indirettamente incidere proprio sull'organizzazione delle prestazioni o sulla tenuta economica dell'impresa subappaltatrice”.

Detto in altri termini, noi avanziamo proposte concrete, non ideologiche, che potranno e possono incidere sulla dimensione degli appalti, riducendo il rischio che una catena degli appalti e comunque un uso e abuso del massimo ribasso finiscano per alimentare proprio quello che, a parole, tutti, Governo compreso, vogliono combattere, ossia il lavoro povero con conseguente aumento della povertà e raggiungere l'obiettivo che tutte le volte che accade un dramma, con morti sul lavoro, ribadiamo in quest'Aula.

La mozione in esame vuole dare un indirizzo chiaro al Governo in questa direzione e speriamo che il Governo la possa accogliere; e al riguardo siamo disponibili a trovare posizioni convergenti. Per noi è e rimane una battaglia di civiltà che va a favore dei lavoratori per la lotta contro la povertà, il lavoro povero, il lavoro precario e per garantire quello che è garantito in tutti i Paesi civili, ossia il massimo livello possibile di sicurezza sul lavoro.