Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 23 Novembre, 2022
Nome: 
Roberto Morassut

Grazie, Presidente. Mentre ricordiamo, anche con questa discussione, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, in tutto il mondo le donne iraniane sono in lotta contro uno dei regimi più autoritari e tirannici della terra, dopo l'uccisione, il 16 settembre, di Mahsa Amini, a seguito del suo arresto da parte della Polizia morale iraniana per lo scorretto uso del velo. Con coraggio e rischiando la propria vita, le donne e le ragazze iraniane, le donne e le ragazze afgane ci stanno ricordando ancora una volta che la lotta per i diritti delle donne corrisponde alla lotta per la libertà di tutti gli esseri umani e che la violenza contro le donne corrisponde alla violenza contro i diritti umani, così come sancito dalla stessa deliberazione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre del 1999, quando fu istituita questa giornata.

Ringraziamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ancora in questi giorni ci ha ricordato con parole chiare che dobbiamo confrontarci, ogni anno, con numeri intollerabili che testimoniano una continua e diffusa inestirpabile violenza contro le donne e che la nostra società è ancora pervasa da episodi di violenza verbale, economica e fisica, frutto dell'inaccettabile idea che l'uomo possa prevaricare sulla donna utilizzando la forza.

Ed è proprio quest'ultimo riferimento del Presidente della Repubblica la chiave per comprendere la motivazione di fondo per cui – nonostante, come è stato ricordato, i notevoli passi avanti compiuti dal campo giuridico, nell'ordinamento dello Stato, che vede il nostro Paese molto avanti rispetto ad altri Paesi, i pronunciamenti a vari livelli delle istituzioni e soprattutto le nuove norme penali e nonostante la forza delle donne che hanno dimostrato di lottare, di denunciare, di uscire allo scoperto, soprattutto nei casi largamente predominanti della violenza domestica e familiare - non si possa ancora oggi apprezzare una riduzione del numero dei casi di violenza contro le donne, non sottovalutando anche la violenza sessista e misogina in rete, rivolta verso le donne per farle uscire spesso dalla sfera pubblica.

Vi è alla base di tutto il permanere radicato e diffuso di un fondamento culturale, che è prima ancora un fondamento strutturale, materiale dell'intero edificio sociale, di natura patriarcale, che vede l'uomo in posizione dominante, una posizione che ancora resiste sul piano economico, sul piano lavorativo e, conseguentemente, salariale, e che ancora si avvale di una falsa coscienza, di un mito interiore dell'uomo, che ne condiziona i comportamenti reali, quotidiani, i giudizi, l'idea della famiglia, che si riflette sull'intera società. La paura di perdere un potere millenario, scritto nella pietra delle Scritture, quelle Scritture che invece il messaggio evangelico mise radicalmente in discussione, ponendo la donna di nuovo al pari dell'uomo nella breve predicazione di Gesù, che provò a sovvertire i canoni ormai consolidati del rapporto tra l'uomo, la natura e Dio e mise la donna in una scandalosa, per quel tempo e ancora oggi, condizioni di parità nel cosmo.

Questo pervicace e risorgente istinto di dominio è quello che ancora si agita nella formazione, nella cultura, nella morale, a volte nell'intima e istintiva convinzione di ogni uomo e che ci chiama tutti, in primo luogo noi uomini, a una conoscenza maggiore, a un lavoro culturale, a una messa in discussione quotidiana della nostra posizione di superiorità nel campo economico, lavorativo, professionale e familiare, nella quale possiamo cadere facilmente, anche se dotati di una cultura e di una coscienza avanzata che, in partenza, sembra, magari, non contemplare alcuna tendenza a considerarci egemoni rispetto alla donna o alle donne in generale.

La cronaca quotidiana in Italia e nel mondo dimostra che non si può affrontare e sconfiggere la crescente ferocia degli uomini nei confronti delle donne senza guardare a questo fenomeno nella sua interezza. I dati sono freddi, qui sono stati ricordati. Il numero dei reati complessivi cala, tranne che per quello che riguarda i femminicidi: significa che nei reati violenti contro gli uomini vi sono stati progressi, diversamente in quelli contro le donne. E, allora, Nadia Bergamini, Carol Maltesi, Slobodanka Metusev, Anastasiia Alashiri, Paola Larocca sono solo alcuni dei nomi delle donne uccise nel 2022 per mano di un uomo, un marito, un ex marito, un compagno, un ex compagno, in alcuni casi estremi, perfino un padre. E, andando indietro nel tempo, pensiamo a donne, ragazze, ragazzine che hanno visto le loro vite interrotte o sono scomparse, stritolate nei gangli di molti misteri che hanno abitato e abitano nel nostro Paese, e parlo, ad esempio, di Simonetta Cesaroni, di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori.

Allora utilizziamo questa Giornata per fermarci, guardare e decidere come procedere su come mettere a sistema i molti strumenti normativi, e non solo, di cui negli anni ci siamo dotati. È fondamentale per la protezione delle vittime un corretto uso degli strumenti repressivi che ci siamo dati e di cui ci siamo dotati negli anni, ma, soprattutto, la presa di coscienza e la crescita della consapevolezza maschile rispetto alla violenza delle donne. Ed è per questo che riteniamo necessario che le istituzioni e il Governo predispongano una vasta campagna di sensibilizzazione, che vada avanti con successo anche negli enti locali, sulla violenza maschile sulle donne, che passi anche per la comunicazione istituzionale rivolta agli uomini, a partire dalla scuola e dall'associazionismo culturale, religioso e sportivo.

Questo tema e questa Giornata ci chiamano alla compattezza: non possono esserci divisioni nell'affrontare il futuro e i diritti di tutti. E ci rammarichiamo che, nonostante lo sforzo, la disponibilità del Partito Democratico di arrivare all'approvazione di una mozione unitaria, sia stato poi raggiunto questo obiettivo, ma sarebbe stato più limpido raggiungerlo senza che un gruppo si fosse, comunque, distinto per portare al voto una sua specifica mozione. Dobbiamo fare in modo che l'Italia, nell'affrontare il futuro e i diritti di tutti, non rimanga ferma, ma si renda protagonista dell'iniziativa politica e diplomatica per garantire la sicurezza e sostenere le proteste, la difesa e la necessaria riaffermazione dei diritti delle donne in tutti i regimi illiberali. Ringraziamo la Ministra Roccella e tutti i colleghi che hanno contribuito a comporre un testo comune di una mozione unitaria a questo punto, sul quale voto noi saremo favorevoli, astenendoci sull'altro testo. Una mozione unitaria che richiama con forza il Governo al sostegno economico delle vittime di violenza nel mondo del lavoro per l'autonomia abitativa, alla possibilità di estendere il reddito di libertà a tutte le donne in fuoriuscita dalla violenza, alla verifica dell'applicazione delle linee guida per le ASL e per le aziende ospedaliere in materia di soccorso e assistenza sociosanitaria alle donne vittime di violenza, a valorizzare il ruolo degli enti locali nel contrasto alla violenza contro le donne, promuovendo una presa in carico integrata delle donne ed eventualmente dei loro figli, promuovendo protocolli tra le istituzioni e il terzo settore, valorizzando le buone pratiche, che sono tante e diffuse, introdotte a livello regionale da estendere a livello nazionale.

Nell'ultimo decennio è stato compiuto un importante sforzo in termini di mutazione e innovazione del quadro normativo, così come della pianificazione di interventi e strumenti più aderenti alle necessità emergenti. Dobbiamo togliere il brodo di cultura della violenza che prospera benissimo anche grazie al gender gap, ma, nel frattempo, va ricordato il grande lavoro svolto dalla Commissione monocamerale di inchiesta sulla statistica per la violenza sulle donne, che ha portato anche all'approvazione di una legge. Una Commissione monocamerale presieduta dall'onorevole Valente, oggi senatrice, che noi riproponiamo come Commissione bicamerale. Ma per tornare al tema del gender gap, ossia della distanza di opportunità di vita e di posizione economica e lavorativa tra i sessi, noi vogliamo colmare interamente il gender gap sul tema della parità salariale. Il Parlamento ha compiuto un fondamentale passo, approvando la legge n. 162 del 2021, la legge sulla parità salariale e di opportunità sui luoghi di lavoro, ma dobbiamo lavorare per renderla applicabile e per applicarla fortemente e, in primo luogo, con l'impegno che noi abbiamo svolto, dando un grande contributo all'approvazione di questa legge come Partito Democratico.

C'è, poi, il PNRR che rappresenta una grande occasione per intervenire sulle disuguaglianze e sul gender gap. La partecipazione all'economia italiana delle donne è ferma al 53 per cento, una percentuale inferiore a quella media del resto dei Paesi europei che è intorno al 68 per cento, percentuali che, poi, si riflettono sul prodotto interno lordo. Nella legge di bilancio per il 2022 - la voglio ricordare perché siamo in prossimità della discussione e dell'approvazione della nuova legge di bilancio - sono stati introdotti importanti misure per affrontare il gender gap: è stato previsto l'esonero contributivo in caso di assunzioni di donne lavoratrici effettuate nel biennio 2021-2022, l'implementazione del Fondo per le politiche per la famiglia per attuare misure organizzative che favoriscano le madri che rientrano al lavoro dopo il parto; l'assegnazione di risorse aggiuntive al Fondo di sostegno al venture capital per sostenere investimenti nel capitale per progetti di imprenditoria femminile ad elevata innovazione; ed ancora, altre importanti misure ed investimenti che vanno sviluppati e continuati.

La lotta contro la violenza sulle donne e contro la discriminazione per l'affermazione della parità di diritti e di opportunità non può permettersi battute di arresto, è la lotta di tutti, delle donne e degli uomini. Il Partito Democratico, nel corso di questi anni, è stato protagonista di queste battaglie contro la violenza sulle donne e intende rafforzare ancora il suo impegno, convinti - richiamando le parole di Gandhi, uno degli uomini più grandi della Terra e della storia della pace - che se la non violenza è il futuro della nostra esistenza e la via della salvezza dell'umanità, allora il nostro futuro è con la donna.