Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 9 Maggio, 2023
Nome: 
Christian Diego Di Sanzo

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Grazie, Presidente. La situazione che oggi stiamo vivendo in termini di approvvigionamento energetico, dovuta alla guerra scatenata dalla Russia, insieme alla spinta alla decarbonizzazione e alla transizione energetica, sulla quale siamo impegnati in ogni ambito europeo, a partire dal pacchetto Fifth for 55 e il piano RepowerEU, ci mettono nella condizione di valutare quali siano le migliori possibilità per il nostro Paese di avvicinarsi alla decarbonizzazione. Non c'è dubbio che ci stiamo orientando verso le rinnovabili ed è questa l'occasione in cui dobbiamo ribadire il nostro impegno sulle rinnovabili.

Le mozioni presentate dalla maggioranza vogliono riportare sul tavolo una discussione sul nucleare, senza, però, aver fatto ancora i conti con l'eredità del nucleare del passato, cioè, ancora una volta, si riporta il dibattito sul nucleare in un modo approssimativo, confuso e senza una chiara strategia. Si sta, cioè, ripetendo lo stesso errore che si è verificato nel 2011 con il Governo di centrodestra guidato da Berlusconi, quando si propose una strategia confusa e pasticciata di un ritorno al nucleare, che non ha portato altro agli italiani che ribadire il loro “no” al nucleare.

Presidente, non è possibile continuare così, cioè non è possibile che, ogni volta che c'è un Governo di centrodestra, gli argomenti a carattere fortemente scientifico e tecnologico siano trattati in questo modo approssimativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non è possibile trattare le tematiche scientifiche e tecnologiche in modo di una superficiale, perché i nostri ricercatori, i nostri scienziati, i nostri esperti meritano di meglio.

Parliamo di nucleare, ma, allora, parliamo, prima, dell'eredità del nucleare, perché la Sogin, che è nata nel 1999, doveva mettere in sicurezza i rifiuti nucleari entro il 2019: oggi, il piano è slittato, con un costo quasi raddoppiato, al 2036 e solo il 30 per cento delle attività previste sono state completate. La Sogin è stata commissariata, ricordiamolo, lo scorso anno e, a distanza di 10 mesi, ancora non si registra una ripresa vera delle sue attività. Ancora si registrano una serie di inadempimenti e ritardi sul decommissioning, in particolare sulla gestione dei grandi appalti, e siamo piuttosto preoccupati per l'annullamento del contratto Cemex e per il sito di Saluggia, dove abbiamo ancora 270.000 litri di rifiuti nucleari radioattive.

L'individuazione e la costruzione del Deposito unico nazionale dovrebbe essere la priorità, che è uno dei compiti che la Sogin è chiamata a svolgere. Si era aperta una fase di partecipazione dei territori, di coinvolgimento, con la fase di consultazione pubblica, però, da quando la Sogin ha fatto la Carta dei siti e delle aree idonee ed è stata trasmessa all'ISIN, ancora oggi, questa Carta rimane secretata e si procede nella più assoluta segretezza. Si rischia di interrompere un percorso partecipato con i territori e questo è molto urgente in questo momento, perché ricordiamoci che il nostro Paese ha una procedura di infrazione attualmente in atto, che è aperta, perché non stiamo rispettando le direttive europee sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Queste dovrebbero essere le priorità, non se vogliamo parlare di nucleare; questa dovrebbe essere la priorità, non ripartire parlando della tecnologia e, soprattutto, non della tecnologia di terza generazione.

Abbiamo speso più di 40 anni a parlare di un deposito, sostanzialmente, di superficie, che non spiega dove andiamo, poi, a mettere le scorie di alta radioattività. Il discorso delle scorie di alta radioattività, in maniera definitiva, in questo Paese, noi non lo abbiamo mai affrontato. Stiamo parlando di un Deposito unico nazionale, che dovrebbe accogliere la media e bassa radioattività, cioè, sostanzialmente, rifiuti biomedici, dove si andranno a depositare temporaneamente le scorie ad alta radioattività. Ma noi una discussione vera su come chiudere il ciclo del combustibile nucleare non l'abbiamo mai fatta in questo Paese ed è da qui che dobbiamo ripartire se vogliamo parlare di nucleare.

Parliamo di nucleare e parliamo anche dei costi. I costi delle centrali di terza generazione avanzata, che sono oggi le uniche disponibili, hanno dimostrato di non essere competitivi, perché la chiusura nel tempo stabilito dei progetti è diventata un'eccezione, piuttosto che la norma e, quindi, è chiaro che, ormai, queste centrali non sono più competitive, né con i combustibili fossili né con le opzioni rinnovabili, su cui dovremmo puntare come Paese. Quindi, il discorso sulla terza generazione è definitivamente chiuso per l'Italia, perché non avrebbe senso riaprire la filiera di un'industria nucleare che è stata chiusa, perché non c'è la competitività e non c'è assolutamente il paragone con le opzioni che ci danno le rinnovabili. Detto questo, si può parlare della ricerca che viene svolta in campo nucleare. Non è che ora l'Italia debba abbandonare la strada della ricerca sul nucleare, perché in questo campo manteniamo dei primati di importanza mondiale.

Prima di tutto, stiamo giocando un ruolo di primo piano grazie alla partecipazione in ITER, primo esperimento su scala di un reattore a fusione, che studierà la fisica dei plasmi. E tanto per citare un dato, Ansaldo Nucleare è il secondo fornitore globale, come leader di consorzio, nella fornitura di ITER. Altra cosa, stiamo investendo in DTT, Divertor tokamak test facility, con un investimento di 500 milioni che l'Italia ha deciso di fare, che ci posizionerà tra i leader indiscussi nel campo della fusione nucleare. Su queste cose, sì, che dobbiamo guardare alla ricerca e al mondo della ricerca. Avremmo voluto vedere questo nelle mozioni della maggioranza, avremmo voluto vedere l'importanza e come aiutare i progetti di ricerca, piuttosto che riaprire un dibattito sul nucleare.

Svolgiamo un ruolo chiave anche per quarto riguarda il nucleare di quarta generazione, nella ricerca a cui stiamo guardando, quello refrigerato a piombo, però è assolutamente importante che ogni programma che si va ad intraprendere di ricerca, nel campo della quarta generazione, escluda assolutamente qualsiasi scopo militare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e rispetti gli obiettivi di non proliferazione che ci siamo dati in tutte le sedi internazionali.

Quando parliamo di ricerca, non possiamo dimenticarci che c'è stato un fortissimo impoverimento dei programmi nazionali nelle università della ricerca sul nucleare. Questo ci serve non tanto per un futuro nucleare, ma, soprattutto, per le competenze che ci servono per la Sogin e per l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, perché questi enti noi li avremo per i prossimi decenni, non andranno via, perché dobbiamo ancora smaltire l'eredità nucleare del passato e avremo sempre le attività nucleari legate alle attività biomediche. Di conseguenza, dobbiamo capire quali sono i modi per recuperare un'offerta formativa in campo nucleare, perché quello che è successo è che la maggior parte di coloro che studiavano il nucleare, ovviamente, si è rivolta all'estero per l'offerta formativa. Questo succede ogni volta, perché, in questo Paese, continuiamo a trattare temi scientifici in maniera approssimativa e non dobbiamo sorprenderci se i nostri ricercatori se ne vanno. Guardando al mondo della ricerca, cerchiamo di capire quale sia l'offerta formativa adeguata per il nostro Paese in campo nucleare, cosa dobbiamo fare in questo ambito di ricerca esclusivamente, sfruttando anche la nostra rete dei ricercatori all'estero.

Per questo nella nostra mozione abbiamo chiesto, prima di tutto, di ribadire e confermare ogni impegno, a livello europeo e nazionale, nell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia, puntando fortemente sulle rinnovabili. Per quanto riguarda l'energia nucleare, quello che chiediamo, prima di tutto, è ripristinare rapidamente la piena operatività della Sogin e procedere all'edificazione rapida di un deposito nazionale, perché questa non è una vicenda più rimandabile per lasciare alle nuove generazioni di Italia un futuro migliore e sostenibile. Per quanto riguarda, invece, i programmi di ricerca, chiediamo di chiudere la via della terza generazione e, invece, di adoprarci per investire nel grande sogno della fusione nucleare, perché qui l'Italia può davvero giocare un ruolo fondamentale. Ma, soprattutto, chiediamo, infine, di evitare di parlare di temi a carattere fortemente scientifico e tecnologico in questo modo approssimativo, ideologico e populista, perché questo non fa certamente un buon servizio al nostro Paese e alla nostra comunità scientifica.