Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 17 Giugno, 2025
Nome: 
Irene Manzi

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La ringrazio, signor Presidente. Devo dire che voglio ringraziare i colleghi del gruppo di Azione per aver presentato questa mozione, che ci offre una grande opportunità, quella di discutere di ricerca in quest'Aula.

E purtroppo non posso fare a meno di unirmi a quegli stessi sentimenti che venivano citati dalla collega Bonetti nel suo intervento. Non so se dirmi più allibita, sconfortata, sconcertata o attonita rispetto a quelli che sono i pareri che poco fa il Governo ha pronunciato rispetto alle nostre mozioni, a tutte le mozioni dell'opposizione. Proprio perché, rispetto a un quadro internazionale e rispetto a quella che nello specifico è la situazione degli Stati Uniti, che ci avrebbe dato l'opportunità in realtà di avviare un confronto su un tema che dovrebbe essere centrale e su cui si dovrebbe davvero provare a trovare un terreno comune di convergenza e di proposte, noi assistiamo, abbiamo assistito ad un muro da parte del Governo. Un muro che - mi viene da dire - si commenta da solo, proprio perché di fronte a quelle che sono le scelte che l'Amministrazione Trump sta adottando, ha adottato negli ultimi mesi nel settore della conoscenza - scelte pesantemente liberticide, un attacco esplicito portato, appunto, al settore della conoscenza, alla libertà, in particolar modo della ricerca e del pensiero - l'atteggiamento del Governo non solo è un atteggiamento di chiusura, ma è un atteggiamento anche, più in generale, di inerzia.

Veniva ricordato (è ricordato anche nel testo di alcune delle mozioni presentate) il dato, di un recente sondaggio, che il 28 per cento dei ricercatori che attualmente lavorano negli Stati Uniti potenzialmente potrebbero guardare con attenzione alle iniziative promosse dall'Unione europea sulla ricerca. Noi abbiamo assistito nel mese di marzo ad una lettera che è stata inviata da parte di ben 13 Ministri dell'università alla Commissaria all'istruzione e alla ricerca, appunto, dell'Unione europea: una lettera in cui si richiedeva un pieno sostegno a favore dei ricercatori stranieri vittime di violazione della libertà scientifica, una lettera in cui si ribadiva, appunto, la necessità che in questo momento storico, proprio contro quella che è una politica di immotivati tagli ai finanziamenti e di interferenza nella ricerca, si attuasse un quadro e un intervento comune sul fronte delle istituzioni europee. Ebbene, quella lettera è stata sottoscritta da 13 Paesi dell'Unione Europea, ma se andiamo a leggere i Ministri dei Paesi che hanno sottoscritto c'è un grande assente, e quel grande assente è proprio il nostro Paese, è proprio la Ministra Bernini che, devo dire, avremmo voluto vedere questo pomeriggio in quest'Aula per poter confrontarsi con noi, per poter ascoltare anche le motivazioni di un parere contrario rispetto a tutte le mozioni e le funzioni delle varie forze di opposizione, che proponevano anche soluzioni diversificate, e quindi lascia abbastanza sconcertati che davvero nessuna soluzione fosse plausibile ed adattabile per questo Governo.

In quella lettera, appunto, mancava proprio il nostro Paese. Come se l'accondiscendenza verso le scellerate politiche trumpiane e verso quel Presidente che la Presidente del Consiglio Meloni, solo pochi giorni fa, ha definito franco, coraggioso, schietto e determinato, beh, come se quelle azioni impedissero al nostro Paese di battere un colpo per contrastare quelle politiche scellerate. E invece sarebbe proprio un'azione comune a livello europeo, come del resto la stessa Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel lanciare l'iniziativa “Scegli l'Europa per la scienza”, i finanziamenti, i piani di azione e le iniziative, ha reclamato e a cui il nostro Paese ha fatto seguito con un piano - mi si dirà: “da 50 milioni” - che però, come è stato ricordato, non è un piano mirato all'attrazione proprio di quei ricercatori che vengono dagli Stati Uniti. Perché in realtà c'è un deficit nel nostro Paese che mina l'attrattività e ce lo ricordavano i dati Istat che sono stati diffusi tra ieri e oggi. Ce lo ricordavano quei dati che ci dicono che, negli ultimi dieci anni, nell'ultimo decennio oltre 100.000 giovani laureati si sono trasferiti all'estero, con un'ulteriore contrazione di questi numeri nel 2023.

Il nostro Paese non è competitivo nel settore della ricerca. Per quale motivo? Sono state citate più volte in quest'Aula le motivazioni per cui questo Paese non è competitivo: il taglio dei finanziamenti, il taglio pesante del finanziamento al Fondo di finanziamento ordinario che è stato operato da questo Governo; il blocco del turnover che è stato deciso nell'ultima legge di bilancio; e ancora, anche con riferimento alle azioni negli ultimi provvedimenti, due settimane fa eravamo in quest'Aula a parlare del decreto PNRR Scuola e di quelle che sono state le scelte adottate con il famigerato emendamento Occhiuto, approvato al Senato.

Forse in questi giorni avrete ricevuto anche voi, colleghi, sulle vostre caselle di posta elettronica una lettera che è stata inviata a tutti noi dai ricercatori e dalle ricercatrici a tempo determinato che sono stati assunti per realizzare i progetti PNRR. Ecco, recuperatela nella vostra casella, se non l'avete letta. Perché i contratti a tempo determinato di quei ricercatori si avviano alla conclusione tra il 2025 e il 2026 senza che il Governo e la Ministra Bernini abbiano battuto ciglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), lasciandoli in una condizione ed in una situazione di pesante incertezza. Voglio citare proprio le loro parole, per non rischiare di essere fraintesa, perché sono molto, molto potenti ed efficaci: “l'attuale situazione ci pone in una condizione di forte incertezza, lasciandoci di fatto due sole alternative: investire o reinvestire…” - perché, attratti dai finanziamenti PNRR, molti di loro sono tornati nel nostro Paese - “… le nostre maturate competenze all'estero oppure abbandonare definitivamente il percorso accademico, con forte probabilità di attraversare un periodo più o meno lungo senza lavoro. È importante sottolineare come questa dinamica rappresenti un vero e proprio paradosso economico per il nostro Paese: da un lato, lo Stato ha investito ingenti risorse nella nostra formazione, dall'altro ha introdotto misure fiscali per favorire il rientro dei cervelli, di cui molti di noi hanno beneficiato tornando in Italia proprio per contribuire ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e ora non c'è un piano serio che riguardi quello che è il loro futuro”.

Perché nel momento in cui ci preoccupiamo, giustamente, di far rientrare le professionalità più elevate dall'estero, dobbiamo mettere in campo delle strategie di lungo periodo per far rimanere quelli che lavorano all'interno dei nostri enti di ricerca, pena un'ingiustificabile ed inutile contrapposizione tra professionalità di eccellenza che debbono e possono arricchire in modo significativo il nostro Paese. E un Governo che ha a cuore la qualità della ricerca dovrebbe preoccuparsi di questo. Come dovrebbe battere un colpo rispetto alla situazione dei ricercatori a tempo determinato del CNR: pochi giorni fa, per fortuna, il Governo ha battuto un colpo e finalmente, anche dopo il question time che tre settimane fa avevamo illustrato in quest'Aula di fronte a un silenzio prolungato, è stato ricomposto in parte il consiglio di amministrazione e si è avviata la procedura per la scelta del Presidente, ma resta una situazione di gravissima incertezza.

Il CNR, uno degli enti che più beneficia di finanziamenti, anche legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha rischiato concretamente, per colpa di questo Governo, il commissariamento, perché forse non si riusciva a decidere quale partito dovesse favorire un'occupazione di quel luogo. Era una responsabilità grave e seria e voi siete silenti anche rispetto a quei ricercatori a tempo determinato per i quali, con l'ultima legge di bilancio, grazie ad un emendamento promosso dalle forze di opposizione, sono state stanziate le risorse per procedere alla loro progressiva stabilizzazione. Anche su questo il Governo non batte un colpo.

Questa discussione ci avrebbe offerto in realtà delle grandi possibilità, ma avete adottato - come avete fatto sull'emendamento, chiudo, al Senato - la stessa strategia di chiusura verso ogni opportunità e possibilità di discussione, perché in fondo un lavoratore precario per voi conta molto meno. Il tema della dignità del lavoro e della ricerca non è al centro dei vostri pensieri, proprio perché una ricerca di qualità ha bisogno di garanzie e, soprattutto, di indipendenza delle ricercatrici e dei ricercatori - ed era quello che richiedevamo nelle nostre mozioni, in tutte le mozioni dell'opposizione - e non di quel mondo dei sogni che, purtroppo, la mozione di maggioranza - a cui daremo il nostro voto contrario - descrive. Perché quel mondo dei sogni, purtroppo, non c'è.

Servirebbero investimenti in tutti i settori della conoscenza, dall'istruzione alla ricerca e all'istruzione superiore, retribuzioni dignitose e piena tutela. L'attacco alla ricerca passa, ovviamente, dalle misure liberticide, ma passa anche dal rendere quelle posizioni precarie, passa anche dal non garantire le tutele fondamentali, e voi lo state facendo ogni giorno ed è a questo che ci siamo opposti e continueremo ad opporci, pur non avendo la forza dei numeri per impedirvelo, ma continuando a lavorare insieme. Anche noi voteremo favorevolmente alle mozioni presentate dalle altre forze di opposizione, proprio per lanciare un messaggio forte, del fatto che un altro modo di investire sulla ricerca e un altro mondo della ricerca sono possibili rispetto a quello di cui vi occupate voi.