A.C. 1917-B
Grazie, signora Presidente. Colleghe, colleghi, oggi discutiamo di una riforma che il Governo presenta come modernizzazione, ma che in realtà rappresenta un colpo all'equilibrio costituzionale su cui si fonda la nostra Repubblica. Parliamo della separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante. Il Partito Democratico, insieme alla nostra segretaria Elly Schlein, lo ha detto chiaramente: noi siamo contrari. Siamo contrari perché questa non è la riforma che i cittadini aspettano. Non accelera i processi, non rende più accessibile la giustizia, non riduce le disuguaglianze. Questa riforma non nasce per i cittadini, ma per il potere politico.
Separare le carriere significa spezzare l'unità della magistratura, significa rendere i pubblici ministeri più vulnerabili, più esposti, più controllabili; significa, sì, aprire la strada a una giustizia meno libera, meno indipendente, meno coraggiosa. E noi sappiamo bene che una giustizia che non è libera non è mai davvero giusta. La Costituzione, all'articolo 101, ci ricorda che i magistrati sono soggetti soltanto alla legge, non a un Ministro, non a un Governo, non a una maggioranza: solo alla legge. Questa è la garanzia che i nostri costituenti ci hanno consegnato e che oggi rischiamo di mettere in discussione.
Io vi chiedo: vogliamo davvero un sistema in cui chi indaga deve guardarsi le spalle prima di toccare interessi forti, economici o politici? Vogliamo davvero una giustizia che abbassa lo sguardo di fronte al potere? Noi diciamo fermamente “no”. Noi diciamo “no” a una riforma che indebolisce la magistratura; noi diciamo “no” a una riforma che politicizza la giustizia, noi diciamo “no” a una riforma che allontana l'Italia dall'Europa.
E diciamo “sì” a ciò che serve davvero al Paese: sì a più personale nei tribunali, sì a più digitalizzazione e più strumenti moderni, sì a processi più rapidi, più certi, più vicini ai cittadini, sì alla giustizia che protegge i più deboli e non i più forti. Perché, colleghi, la verità è che questa riforma è inutile e dannosa: inutile, perché non risolve nulla dei problemi concreti della giustizia; dannosa, perché rompe gli equilibri tra i poteri, mina l'autonomia della magistratura e riduce la fiducia dei cittadini nello Stato di diritto.
Guardate cosa accade nei Paesi dove la giustizia è piegata al potere, dove la giustizia è piegata al potere politico: diminuisce la fiducia, cresce la corruzione, si allarga la distanza tra cittadini e istituzioni. Sì, si allarga la distanza tra cittadini e istituzioni: è quella la strada che vogliamo percorrere? Noi diciamo assolutamente no.
Il Partito Democratico non difende corporazioni: difende la Costituzione; difende l'indipendenza della magistratura, perché è l'indipendenza di tutti noi; difende la giustizia, perché senza giustizia non c'è libertà; difende i cittadini, perché ogni volta che si indebolisce un giudice o un pubblico ministero, ebbene si indebolisce la possibilità di ciascuno di avere diritti garantiti.
Allora, signora Presidente, colleghi, sia chiaro: questa è la differenza profonda tra chi vuole piegare la giustizia al potere e chi vuole che la giustizia resti un presidio, un presidio di libertà per tutti; tra chi guarda alla propaganda e chi guarda ai diritti dei cittadini; tra chi mette la democrazia in pericolo e chi, come noi, la difende ogni giorno.
Il Partito Democratico è qui per dire “no”, “no” a questa deriva, e lo faremo con forza, con coraggio e con passione, perché senza giustizia, senza giustizia libera, non c'è democrazia e senza democrazia non c'è futuro. Con questo io volevo ringraziare il Partito Democratico per la presa di posizione, perché è importantissima questa discussione che stiamo portando avanti, soprattutto per salvaguardare i diritti dei nostri cittadini - diritti che sono importantissimi -, ma soprattutto anche per quei cittadini che si trovano all'estero, italiani, che guardano a questa Costituzione da lontano, ma sempre vicini; vicini perché sono cittadini nati, sì, all'estero, ma sono cittadini che vivono ogni giorno le nostre forse contraddizioni, ma soprattutto quello che rappresenta l'Italia oggigiorno all'estero, e cioè la grande democrazia, una democrazia occidentale rappresentata da questo Parlamento. E in questo Parlamento si discute oggi quello che per noi rappresenta un punto fondamentale nel cambiamento della Costituzione stessa. Io, a nome dei cittadini italiani che rappresento orgogliosamente della mia circoscrizione, la circoscrizione dell'Asia, Africa, Oceania ed Antartide, porto qui questa sera, questa notte anzi, la loro voce, che è forte e ferma contro questo cambiamento. Un cambiamento che non serve così velocemente, che forse bisognava discutere a fondo, perché è il metodo con cui non concordiamo e, per questo motivo, il Partito Democratico ed io votiamo fermamente no e siamo contrari a questa riforma.
Con questo io ringrazio tutti i miei colleghi che si trovano qua questa sera, tutti i miei colleghi che, insieme a me, insieme a tutti noi, credono nella libertà, nei diritti dei nostri cittadini, nei diritti di quegli italiani che forse non hanno la forza di alzare la voce, ma con il cuore vogliono mantenere questa grande democrazia, che è una democrazia che porta i valori dei diritti dei cittadini, ma anche dei diritti umani, in tutto il mondo. L'Italia, che è guardata in maniera appassionata, con amore, da tutti gli italiani che sono nati in questa Nazione e si sono trasferiti all'estero, come me, ma soprattutto da tutti quegli italiani che sono nati all'estero, ma portano all'interno di loro quell'amore e quel rispetto verso questa forma democratica che esprime questo grande Paese, che si chiama l'Italia.
Io, con questo, ringrazio tutti; ringrazio soprattutto il Partito Democratico. Ancora una volta, fermamente, dico “no” a questa riforma.