Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 17 Settembre, 2025
Nome: 
Michela Di Biase

A.C. 1917-B

 

Debbo dire che oggi abbiamo assistito a uno spettacolo abbastanza deprimente, Presidente, perché nella Commissione che ha esaminato questo provvedimento noi non abbiamo avuto la possibilità su una riforma tanto importante, su una riforma costituzionale, su una riforma che investe e che riguarda i diritti fondamentali dei cittadini come la libertà… Ecco, in quella circostanza e nelle tante circostanze che abbiamo avuto in cui tutte le opposizioni hanno provato a proporre emendamenti, a migliorare e a modificare quella che noi troviamo una riforma particolarmente pericolosa - e poi verrò su questo - noi non abbiamo sentito levarsi neanche una voce.

Oggi il fatto che abbiate avete scelto di lavarvi le coscienze facendo questi interventi in dichiarazione di voto - oltretutto per coprire quanto sta accadendo e quanto accadrà nei prossimi giorni, dove la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con i due Vicepresidenti, è impegnata ed affaccendata nella campagna elettorale, come se la campagna elettorale fosse importante, anzi più importante di una riforma costituzionale - la dice lunga, almeno a me che parlo a un'Aula deserta, rispetto a qual è lo stato della democrazia nel nostro Paese e anche qual è il rispetto che questa maggioranza ha delle istituzioni.

Il Partito Democratico, anche nel corso di questi 2 - 3 anni, non è mai stato ideologicamente contrario alle riforme. In particolare, Presidente, sul tema della giustizia noi abbiamo voluto spesso interloquire con il Governo, perché ci sta a cuore affrontare quelli che sono i tanti temi e tanti nodi che riguardano la giustizia. Siamo i primi, per esempio, a denunciare la lentezza dei processi, la carenza di personale e le difficoltà organizzative. Ma di tutti questi problemi, che noi più volte abbiamo sottolineato, purtroppo nessuno viene affrontato, lambito, toccato né tantomeno risolto dalla separazione delle carriere. In questa riforma, infatti, non c'è nulla, nulla di tutto questo, perché - ve lo ricordiamo -per risolvere questi problemi è necessario investire risorse concrete. A noi spiace ricordarlo alla maggioranza, ma abbiamo visto tagliare 500 milioni di euro sul sistema della giustizia. E, allora, ci chiediamo qual è la motivazione reale per cui voi avete scelto di portare avanti questa riforma.

Non ci sfuggono i pesi, gli equilibri e i contrappesi tra le varie forze di maggioranza, per cui oggi vediamo e assistiamo a un protagonismo di Forza Italia. Su altre questioni naturalmente abbiamo visto un iperattivismo di Fratelli d'Italia piuttosto che della Lega. Però oggi, che siamo qui a parlare della separazione delle carriere, alcune cose è giusto puntualizzarle.

Questa è una riforma che viene presentata come una modernizzazione dello Stato. Questa narrazione per noi naturalmente è irricevibile, perché questa proposta non è neutrale e non è tecnica. Questa è una proposta fortemente politica e si inserisce, dal nostro punto di vista, in un disegno politico preciso, che è quello che voi state portando avanti dagli ultimi 2 anni e mezzo, che è quello della demolizione costante della magistratura. È inutile che oggi provate a raccontarcela come una riforma tecnica. Io non mi metto qui a leggere le dichiarazioni che ha fatto Salvini sui magistrati. Non mi metto per amore di quest'Aula, perché veramente ci vorrebbe poco per sbugiardarvi rispetto alle vostre stesse dichiarazioni e non a quelle che ha fatto il Partito Democratico.

E questo furore vi ha portato naturalmente a compiere, a mio avviso, un passo molto grave, perché i nostri Padri costituenti lo sapevano bene: la giustizia non può essere sottomessa ad alcun potere, perché la libertà dei cittadini dipende da giudici e pubblici ministeri capaci di operare senza condizionamenti. Per questa ragione scelsero l'unità della magistratura. Una scelta che non nasceva dal caso, ma dalla convinzione che giudici e PM, pur con ruoli diversi, dovessero condividere la stessa cultura professionale e la stessa identità. Ecco, io vorrei dire che quest'unità ha tenuto per decenni la tenuta della Repubblica e non ha mai significato confusione. I giudici giudicano e i pubblici ministeri esercitano l'azione penale. Ma essere parte di un'unica magistratura ha impedito che i PM fossero subordinati al potere politico. E io sostengo e sono convinta - lo siamo tutti - che ha preservato la loro indipendenza e con essa la possibilità di perseguire chiunque, anche se potente, violasse la legge.

È il presupposto su cui si fondano le garanzie del giusto processo per i cittadini. Separare queste carriere significa rompere quell'equilibrio e significa modificare la natura stessa della giurisdizione. Oggi noi rischiamo che con questa separazione delle carriere trasformiamo il pubblico ministero in un accusatore di professione, con il pericolo di sbilanciare il processo e di compromettere quello che è l'equilibrio tra le parti. Oggi ho sentito alcuni colleghi dire: dove lo vedete scritto in questa riforma? Scusate, ma noi abbiamo ascoltato ore e ore di audizioni in Commissione, dove ci è stato spiegato che questo sarà un rischio connesso a questa a questa riforma.

Io penso che la domanda che dovremmo porci è un'altra: è davvero minacciata l'imparzialità dei giudici? I dati ci dicono di no. Più volte sono stati sottolineati, ma insomma ricordiamoli, perché giova più a voi che a noi che li conosciamo. Meno dell'1 per cento dei magistrati cambia funzione nel corso della carriera; esistono già oggi incompatibilità rigidissime tra giudicanti e requirenti; esistono criteri oggettivi per l'assegnazione dei processi; l'imparzialità è già garantita e lo è da anni. Lo è da anni! Semmai il punto è che il rapporto tra pubblico ministero e giudice non discende semplicemente dall'appartenenza un medesimo ordine professionale, come vorreste far credere con questa proposta, ma da un legame più profondo e sostanziale. Entrambi, infatti, seppur con funzioni distinte, operano per lo stesso obiettivo che è la tutela dell'interesse pubblico, è la tutela del cittadino. Io continuo a dire che dunque il vostro obiettivo è di natura politica ed è semplicissimo: isolare la funzione requirente, renderla più debole e più esposta a pressioni esterne.

E abbiamo ascoltato dichiarazioni di esponenti della maggioranza che la vorrebbero sotto il controllo del potere dell'esecutivo (non dite di no, li abbiamo ascoltati), allora io vorrei, perché vedo che già siamo agli sgoccioli, leggere le parole della Presidente emerita della Cassazione, Margherita Cassano, rispetto alla vicenda del sorteggio, che è una delle cose su cui noi ci siamo maggiormente battuti: “il sorteggio non rafforza l'autogoverno, lo indebolisce, perché priva i magistrati del diritto di scegliersi i propri rappresentanti e riduce la responsabilità di chi viene chiamato a governare la categoria”. Neanche su questo voi siete stati in grado di avere un confronto sano con le opposizioni, che più di una volta vi hanno messo in guardia su quelli che sono i rischi che, purtroppo, questa riforma costituzionale porterà nel nostro Paese.