A.C. 1917-B
Grazie, Presidente. Il dibattito che noi facciamo oggi in dichiarazione di voto con gli interventi del gruppo del Partito Democratico e delle altre opposizioni è frutto di un percorso, di una procedura che non ha mai visto eguali nella storia repubblicana. Modificare 7 articoli della Costituzione è un qualcosa che dovrebbe unire, nel dibattito e nelle differenze, questo Parlamento. Non è successo così: per la prima volta una proposta uscita dal Consiglio dei ministri arriva su un binario blindato e cerca, anche in una procedura parlamentare abbastanza particolare, di arrivare a segnare un punto. Qual è il punto, Presidente, che io sottopongo alla sua riflessione e alla sua attenzione? È evidente che un Governo quando nasce ha il diritto - e anche un dovere da esprimere - di avere una visione del Paese, una visione della modifica della Carta costituzionale, di lanciare delle proposte che possano cambiare il sistema decisionale. Mentre i valori sono insondabilmente attuali, la seconda parte è sempre stata oggetto di revisione, per il funzionamento, per l'efficientamento della macchina decisionale, ma soprattutto per un punto centrale: per allargare la possibilità ai nostri cittadini di avere più diritti, più libertà e avere dalla macchina dello Stato, della nostra casa comune, quelle che sono delle prerogative, delle possibilità migliori. Questa maggioranza nasce su una proposta, su tre fuochi elettorali. Tre fuochi che i nostri colleghi hanno descritto: sono i tre fuochi costitutivi di un patto politico, niente di scandaloso, ogni partito costituente di questa maggioranza ha scelto un fuoco; ha scelto un fuoco da proporre agli elettori. Ora, cari colleghi, noi siamo oltre la campanella: dopo le elezioni regionali si avvierà un turno che porterà questo Paese… Io non so se questi tre fuochi diverranno tre fuochi fatui. È qualcosa di evanescente: l'abbiamo visto già sul premierato, l'autonomia differenziata si è schiantata. L'unico fuoco che sta cercando di passare da questa mannaia, che è dovuta alla realtà politica del nostro Paese e della storia che viviamo, è questa scelta che avete fatto.
Ora, ragioniamo un attimo. Tre fuochi fatui possono costituire un elemento portante per questa maggioranza, ma non verso un miglioramento del rapporto tra cittadini ed elementi della seconda parte della Costituzione, come nel caso della giustizia, perché è evidente che quando si cambiano sette articoli e si cambia anche il metodo di rapporto tra le regioni e i cittadini o si cerca anche di cambiare il potere decisionale e l'Esecutivo nelle sue modalità, si cerca un equilibrio. Si cerca un equilibrio, cioè, tra gli elementi funzionanti e funzionali della seconda parte della Costituzione e i cittadini. Qui non c'è tutto questo. Non a caso, gli altri due fuochi fatui - cioè l'autonomia differenziata e il premierato - non arriveranno da nessuna parte, perché il tema è nel rapporto con i diritti e le libertà dei cittadini.
Io credo, Vice Ministro Sisto, che voi abbiate segnato un punto in questo fuoco fatuo non su questo versante, ma nel rapporto tra politica e magistratura. Se non ci fosse stato un coté di dichiarazioni fuori dal procedimento che ci siamo dati fino ad adesso, uno potrebbe essere anche più tranquillo, ma dato che la marea di dichiarazioni continue su ogni scontro tra politica e magistratura dalla vostra parte venivano chiaramente a segnalare una diffidenza, differenza e soprattutto anche una noncuranza degli equilibri istituzionali e costituzionali, è evidente che quando arriviamo a gestire questo fuoco fatuo della separazione delle carriere ci troviamo non di fronte a un'analisi sul rapporto tra magistratura e cittadinanza, i suoi diritti, le prerogative e le libertà, ma di fronte a un rapporto, uno scontro che voi ideologicamente portate da tempo, oltre ogni debita constatazione dei comportamenti singoli di alcuni magistrati, ma in una questione complessiva.
Ora, c'è un altro punto che io le sottopongo Presidente: che i fuochi fatui, nel corso di un processo politico, come quello di un Governo oltre il suono della campanella, poi si confrontano con i fuochi della realtà. Presidente, il fatto che la Presidente del Consiglio non venga ad horas in quest'Aula a discutere di un'operazione militare che cambia la mappa geografica e geopolitica del Medio Oriente. Non è un problema di propaganda, è un problema di sussistenza della lettura del nostro Paese. Caro Presidente, il fatto che il Vicepremier Salvini ieri all'ambasciata cinese si sia abbracciato l'ambasciatore russo non è un fatto di costume, è un fatto di sussistenza della politica estera di questo Governo. Il fatto che il Ministro degli Esteri, invece di prendere un aereo e andare a Tel Aviv e dire che lui quell'operazione la combatte, prende un aereo e va ad Ancona a fare i comizi, è un problema di identità di questo Parlamento, di dignità di questo Parlamento e - se me lo permette - anche di dignità del nostro Paese di fronte a conflitti. I fuochi veri della realtà, su cui questa riforma diventa un fuoco fatuo, sono questi.
La storia che noi stiamo vivendo e che ci racconteremo e a cui le nostre coscienze dovranno far fronte, non solo in questi giorni ma nei prossimi anni, è come noi affrontiamo i fuochi della storia, non questi fuocherelli che arrivano perché c'è una campagna elettorale da fare, sapendo che tutte queste tre riforme sono partite, saranno delle medagliette che vi mettete, ma che non arriveranno a compimento. Noi viviamo un passaggio delicato, Presidente - non lo dico per una questione di opposizione -: abbiamo una congiuntura economica che è drammatica. È drammatica per le condizioni dell'Unione europea - l'ha segnalato il Presidente Draghi di nuovo ieri - perché abbiamo delle scadenze anche nel tendenziale del nostro bilancio in una società che è invecchiata per termini demografici, in cui dobbiamo far fronte a scelte di competitività, dobbiamo pagare una tassa, che si chiama dazi, imposta all'amministrazione americana, abbiamo degli obblighi che voi avete firmato sul tendenziale sulla difesa e abbiamo due conflitti che mettono in discussione l'essenza stessa dell'Unione europea. Bene, di fronte a questo fuoco della storia, fermarsi un attimo e procedere a modificare la Costituzione unendo il Paese non credo che sia una concessione, ma l'intelligenza dello statista, che è differente dal governante. I governanti passano, gli statisti hanno una visione; e quando modificano quello che è il rapporto tra Carta costituzionale e cittadini cercano di unire il Paese. A me quello che ha fatto più male - glielo dico, Presidente, credo che anche il suo intervento in questo senso sarebbe utile - è che nelle vicende di cronaca, quelle dolorose - perché nel fuoco della storia ci sono vicende come quella della polarizzazione e dell'odio politico - uno statista cerca di calmare le pulsioni peggiori; un governante, un politicante ci si butta su e cerca i voti. Di fronte a queste due realtà, a fuochi fatui e al fuoco della storia io credo che questo Parlamento aveva il diritto anche solo di chiedere dignità per se stesso, perché cambiare la Carta costituzionale è qui dentro che si fa, nella somma esperienza storica e soprattutto nella grande tradizione della democrazia italiana; è confrontarsi con il diritto di questa maggioranza a proporre, ma soprattutto a unire, questo Paese.
Noi vedremo i dati del PNRR sulla giustizia, li vedremo a breve. Vedremo qual è il funzionamento reale, dal mondo delle carceri fino alla vicenda quotidiana dei cittadini. E voi sarete giudicati, anche quando ci sarà il referendum, su questo, perché il tema del fuoco fatuo della separazione della carriera dinanzi al rapporto e all'equilibrio tra Carta costituzionale e diritti dei cittadini si misura su altro, non su questo, perché tutti sanno - e le dichiarazioni sono evidenti - che questo è un equilibrio che voi cercate di cambiare, sottoponendo a uno stress dell'autonomia della magistratura, perché avete un punto ideologico e politico che da tempo portate avanti nel rapporto tra politica e magistratura: è tutto qui. Se farete un referendum su questo, non sarete giudicati dai cittadini, come è sempre stato per una vicenda solo politica, ma per quanto cambia il diritto singolo, la libertà e la richiesta di efficienza.
Caro Presidente, noi viviamo in un fuoco tremendo in questo passaggio. Lo dico ai colleghi del centrodestra, così lo metto per iscritto. È evidente che ognuno ha logiche di parte, di partito e di Governo, però c'è anche la coscienza personale ed è quella che mi fa oggi anche una gran difficoltà a intervenire su questo tema mentre dovremmo parlare della tragedia, dell'assenza di pietà, della disumanità che si sta vivendo in queste ore. Perché questo sarebbe richiesto dal Parlamento, non dall'opposizione, dal sentimento popolare che esiste, che incontrate pure voi nei vostri incontri, nelle vostre feste di partito, nei comizi, perché si discute di questo: di qual è l'essenza stessa della politica quando è confrontata con la disumanità, che non è la differenza di parte, è la disumanità. E allora (Commenti)... Ma lascia… il Governo andasse dove vuole… Il collega protestava per l'assenza…. Sisto, non si preoccupi: è l'intemperanza di un collega (Commenti del Vice Ministro Sisto) …
No, no, ma va benissimo. Vice Ministro, se vuole le porto pure un caffè, ma non era un problema mio, mi stavo rivolgendo al Presidente della Camera, non a lei, si figuri. Stavo cercando di ragionare, in conclusione, che mentre c'è lo svolgimento di questi fuochi fatui, questo Parlamento avrebbe il diritto e il dovere di ragionare, incontrarsi e - le dico una cosa - anche unirsi su quella che è l'essenza stessa della storia che stiamo vivendo, che non è il rapporto tra maggioranza e opposizione, ma è quello che è il nostro Paese, il nostro continente di fronte ai capovolgimenti della storia.
Un Ministro che abbraccia un ambasciatore e un Vicepremier. Un altro Vicepremier che va a fare i comizi. Una procedura blindata senza discussione è arrivata qui come l'abbiamo vista. Se pensate che con questi fuochi fatui il sentimento nazionale possa vincere, vi sbagliate alla grande.