A.C. 1917-B
Grazie Presidente e onorevoli colleghi. Siamo qui oggi a discutere di un provvedimento che non rappresenta soltanto un capitolo della lunga e travagliata storia delle riforme e della giustizia in Italia, ma rischia di diventare davvero una pagina buia per la nostra democrazia parlamentare e per il rapporto tra i poteri dello Stato. Mentre discutiamo di una riforma che rischia di alterare l'equilibrio istituzionale ed i rapporti tra i poteri dello Stato e che smonta l'attuale impostazione dell'ordinamento giudiziario del nostro Paese, la maggioranza di Governo è scomparsa; i banchi vuoti della maggioranza che sostiene il Governo sono davvero una ferita alla nostra democrazia. È intollerabile il disinteresse e l'ignavia rispetto a questa riforma, che state portando avanti peraltro con tempi e modalità che sono per noi completamente inaccettabili. Come è possibile - signor Presidente, mi rivolgo a lei - un dibattito svolto in queste condizioni, con la totale assenza della maggioranza in Aula? Ma che segnale si dà al Paese? Che messaggio date al Paese? È vergognosa questa vostra fuga dalle responsabilità politiche rispetto a questa riforma, per noi è davvero intollerabile. Siamo qui, come opposizione, a far sentire la nostra voce, a far sentire le nostre argomentazioni di merito, parlando del contenuto di questa riforma con argomenti che avremmo chiesto di ascoltare, di valutare e di verificare. Invece, da parte vostra, c'è una chiusura totale rispetto al dibattito, rispetto al confronto che è arrivato, da richieste dell'opposizione, ma anche della società civile, degli operatori del diritto, dei costituzionalisti, dei professori universitari e dei giuristi. Nulla di tutto questo vi ha interessato e oggi i banchi vuoti rappresentano e dicono solo una cosa molto semplice, che questa è una riforma che rappresenta per voi l'ennesima bandierina ideologica, semplicemente questo; è il terzo elemento di un patto, di un accordo di potere che tiene in piedi il Governo: premierato, riforma della giustizia e autonomia differenziata. È solo per questo che oggi state portando avanti questa riforma, peraltro nel disinteresse totale della vostra maggioranza, ed è un qualcosa che noi condanniamo e stigmatizziamo davvero in modo forte e chiaro. Non si è mai visto un qualcosa del genere: un'Aula vuota è davvero una ferita alla democrazia e al dibattito parlamentare. Perché non interviene nessuno della maggioranza a sostenere oggi le ragioni di questa riforma?
Perché non parlate al Paese e le spiegate? Abbiate almeno il coraggio di assumervi le responsabilità politiche della vostra azione. Avete deciso di imporre questa riforma senza un confronto, senza un dialogo, senza apertura al contributo dell'opposizione, dell'avvocatura, della magistratura, della società civile. Siete andati avanti nella totale indifferenza di tutti i riscontri che arrivavano da mondi differenti, anche volti a migliorare, semmai nella logica vostra, questa riforma. Ma nulla da parte vostra. La verità è che ci troviamo, allora, di fronte alla volontà di portare avanti una proposta che rischia davvero di rappresentare, come è stato rilevato da più parti, una sorta di volontà punitiva da parte vostra nei confronti della magistratura ed è caratterizzata da un'ossessione ideologica per il controllo di altri poteri e organi dello Stato che state mettendo in campo.
Non c'è alcun intento riformatore. Questo vorrei che fosse chiaro al Paese. Voi non state in alcun modo migliorando l'organizzazione della giustizia nel nostro Paese, non state migliorando la macchina della giustizia nel nostro Paese, non state affrontando nessuna delle criticità che oggi ancora, purtroppo, esistono nell'amministrazione della giustizia in Italia. Nemmeno una. Questo è il tema che noi oggi rileviamo e lo stiamo dicendo con forza, entrando nel merito delle problematiche. Non toccate la qualità del servizio della giustizia, nessun interesse alle criticità e ai colli di bottiglia, alla necessità di rendere i processi più rapidi, più efficienti, più equi. Il problema della giustizia sono gli organici carenti. Abbiamo circa 12.000 donne e uomini che rischiano oggi di perdere il posto perché assunti a tempo determinato per rafforzare l'organico della macchina giustizia, ai quali voi non state dando nessuna risposta che possa garantire una loro stabilizzazione al termine del PNRR. Dovreste occuparvi del tema degli organici, dovreste occuparvi negli uffici giudiziari al collasso, delle carceri sovraffollate che vedono purtroppo, troppo spesso, anzi quasi sempre, condizioni non dignitose al proprio interno. Processi lunghi… A queste emergenze il Governo risponde con una proposta che non affronta nessuno di questi temi. Non stanzia più risorse, non si occupa del tema degli organici, non si occupa del tema dell'ammodernamento delle strutture, dei tempi e dei costi dei procedimenti e dell'amministrazione giudiziaria. Ci si concentra sulla separazione delle carriere. È un tema che non rappresenta una priorità, non è una richiesta che è arrivata dagli operatori del diritto e non incide sui colli di bottiglia dell'amministrazione della giustizia. Piuttosto è l'ennesima bandierina ideologica, una battaglia simbolica che portate avanti, mentre si ignora ciò che davvero serve al sistema: uffici e amministrazioni funzionanti, digitalizzazione del processo, edilizia giudiziaria, carceri sicure e dignitose, stabilizzazione dell'ufficio del processo. Tutti problemi a cui voi non date risposte.
Allora, scritta così com'è, peraltro, questa riforma rischia non solo di non risolvere alcun problema della giustizia italiana, ma di aggravare e di produrre i danni che rischiano di essere irreparabili. Si immagina un pubblico ministero separato e autonomo, svincolato dalla cultura della giurisdizione comune, trasformato in una sorta di accusatore di professione che rischia di veder svanire quelle prerogative di autonomia e imparzialità che il nostro ordinamento oggi pretende dalla funzione giudiziaria. Il pm è quasi assimilato a un organo di polizia che rischia di minare l'unità della giurisdizione, alterando l'equilibrio oggi esistente senza creare due ordini separati, il tutto rischiando di fare ben due poteri differenti in un coacervo di confusione che oggi rischia di esistere, come è stato rilevato da tanti interventi di autorevoli giuristi che vi hanno fatto presente queste criticità durante le audizioni nelle prime letture. Il paradosso è evidente: in nome di una presunta parità delle armi si istituzionalizza un pubblico ministero sbilanciato verso la funzione accusatoria e si prepara, soprattutto, il terreno verso un pericolo più serio. Perché si apre la porta, si apre un varco, direi una crepa, verso la possibile creazione di un pubblico ministero che possa essere in futuro esposto all'indirizzo del potere politico da parte del Governo. Perché una volta frantumata l'unitarietà della funzione giudiziaria, le strade e i rischi sono proprio questi. Da un lato, un pubblico ministero privo di contrappesi con un CSM autonomo che rischia di aggravare lo squilibrio che in taluni casi ancora oggi esiste tra accusa e difesa nella fase delle indagini, e, dall'altro, rischia di portare a un pubblico ministero progressivamente ricondotto nell'orbita dell'Esecutivo, cosa per noi inaccettabile. Dietro la facciata ideologica, allora, il disegno rischia di essere questo: ridurre l'autonomia e, direi, l'autorevolezza stessa della magistratura; creare le condizioni per un futuro assoggettamento all'indirizzo politico del Governo senza migliorare di un millimetro le criticità, ripeto, che oggi esistono ancora nell'amministrazione della giustizia. Peraltro, questo non è un timore astratto.
È stato rilevato da giuristi, costituzionalisti, ex magistrati. È un tema che voi avreste dovuto tenere in considerazione.
A ciò si aggiunge e aggrava questo rischio la demolizione citata del Consiglio superiore della magistratura. La divisione in due di quel CSM che da sempre rappresenta un presidio costituzionale di autonomia e indipendenza della funzione giudiziaria. Allora, per tutte queste ragioni, noi vi abbiamo invitato - e continuiamo a farlo - ad un impeto di ragionevolezza. Vi chiediamo di rifletterci, vi chiediamo di fermarvi, vi chiediamo di approfondire ulteriormente questo tema perché toccare la Costituzione non può essere fatto con colpi di mano, non può essere fatto con le modalità con le quali state procedendo, peraltro senza un confronto reale in questa seconda lettura, qui in Parlamento, cosa per noi davvero intollerabile. Senza un confronto reale perché? Perché avete la necessità di portare un po' di pubblico non pagante a un comizio elettorale della vostra Presidente del consiglio da qui a qualche ora, ignorando completamente quindi le ragioni, l'importanza, il rilievo storico che potrebbe avere in negativo questa riforma e senza occuparvi in questo momento di altri problemi che toccano il nostro Paese e la comunità internazionale intera. Abbiamo chiesto con forza, come Partito Democratico, insieme alle altre forze di opposizione, che la Presidente del consiglio dei ministri venisse a riferire in Aula sull'apocalisse umanitaria, sui crimini che stanno avvenendo oggi a Gaza. E da parte del Governo nessuna risposta in questo senso, cosa che rappresenta un rischio davvero di essere complici da un punto vista politico di quello che sta accadendo.
Allora, vi chiediamo di occuparvi dei problemi reali che toccano l'Italia, che toccano l'Europa, l'intera comunità internazionale, di difendere i presidi di legalità e di democrazia, di difendere le istituzioni giudiziarie nazionali ed internazionali, quali la Corte penale internazionale, la Corte di giustizia europea.