Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 17 Settembre, 2025
Nome: 
Claudio Stefanazzi

A.C. 1917-B

Grazie, Presidente. È stato detto, è stato ripetuto che questa riforma è, senza dubbio, una delle più ideologiche del Governo Meloni.

Con questa riforma il Governo Meloni compie un passo che comprometterà, in maniera definitiva, l'equilibrio fra poteri e l'indipendenza della magistratura nel nostro Paese e l'aggravante è che questo percorso si sia svolto in un clima che definirei surreale, con un testo blindato, privo di disponibilità al confronto, privo di ascolto verso le opposizioni e, mi viene da dire, anche nei confronti della società civile.

 Eppure parliamo di una riforma costituzionale, non di un decreto qualunque, ma di una modifica strutturale di un assetto voluto dai nostri padri costituenti.

Il Governo, andiamo per ordine, giustifica la necessità di questo intervento usando due argomenti. Uno e che l'idea di separare i giudici e pubblici ministeri garantirebbe maggiore efficienza ed imparzialità e il secondo è l'invocazione del cosiddetto giusto processo di cui all'articolo 111 della Costituzione. È evidente che si tratta di argomenti deboli, strumentali e soprattutto infondati signor Ministro.

La verità è che la giustizia italiana non soffre della presunta commistione tra giudici e pubblici ministeri. Ve lo abbiamo detto in tutti i modi in questa in questa due giorni, i dati parlano chiaro: meno dell'1 per cento dei magistrati passa da una funzione all'altra - nel corso della carriera - e dopo la riforma Cartabia la possibilità del passaggio, come sapete molto meglio di me, è stata ulteriormente limitata al punto che, già oggi, per come è fatto il sistema la separazione funzionale è sostanzialmente acquisita.

Non c'è quindi un'emergenza sotto questo punto di vista e non c'è alcuna invasione di campo che giustifichi una riforma costituzionale così radicale.

La verità, purtroppo, è che la destra italiana coltiva da decenni un'ossessione: colpire la magistratura accusandola di essere politicizzata solo perché non accetta con muta rassegnazione il fatto che l'investitura popolare, attraverso il voto nella vostra contorta visione della politica, dovrebbe emanciparsi da qualunque sindacato di legalità.

Non servono analisi sofisticate per capire il senso punitivo di questo provvedimento. Eppure mentre vi accanite con questo totem ideologico ignorate i problemi veri della giustizia. Le prime udienze al 2030 per il giudice di pace, il processo telematico in balia degli eventi, carceri sovraffollati e fatiscenti, una carenza cronica di magistrati e personale amministrativo, tagli orizzontali di mezzo miliardo di euro introdotti con l'ultima legge di bilancio. Questi sono i drammi quotidiani che vive la giustizia italiana e che la rendono lenta, spesso inefficiente e ingiusta.

Però su questo il Governo, ovviamente tace, non c'è nessun intervento strutturale, nessun investimento serio. La vostra risposta è invece separare le carriere, sdoppiare il CSM in due organi distinti, introdurre il sorteggio come criterio di selezione. Mi soffermerò brevemente sul sorteggio.

Già la Corte la Corte costituzionale già nel 1971 dichiarò illegittimo un meccanismo simile per selezionare e disciplinare il CSM eppure voi lo riproponete, con una leggerezza lasciatemi dire disarmante, per colpire al cuore l'autogoverno della magistratura.

Però, a questo punto, chiamiamo le cose col loro nome, signor Ministro. Il sorteggio è un modo per minare l'autorevolezza del Consiglio superiore della magistratura e per piegarlo a logiche di controllo politico. Non vi siete accorti - ecco questo lo chiedo a lei davvero signor Ministro che state correndo con leggerezza, sorridendo, verso il rischio di dare vita a una magistratura requirente, trasformata in accusatore professionale e sempre più distante al ruolo di organo di giustizia - che con questa riforma voi ridisegnate la figura del pubblico ministero, che non è più un organo di giustizia chiamato anche a valutare diversi elementi favorevoli dell'indagato, ma parte processuale di mestiere interessata solo ad accusare e a condannare. Ed è, signor Ministro, un arretramento culturale gigantesco nel nostro Paese, quello che state compiendo, gigantesco. In realtà il timore di tutti e che voi stiate, in questo modo, nascondendo la vera carta quella che tirerete fuori quando quello che avete creato - il mostro che state creando - vi sfuggirà di mano cioè sottoporre il PM al controllo e potere esecutivo, questo è l'obiettivo.

Allora abbiate la decenza di dirlo, abbiate il coraggio di dire qual è l'obiettivo finale di questa riforma. E ditelo adesso! Abbiate il coraggio di dirlo adesso! Liberate il Paese da un dubbio terribile che aleggia su questa riforma e che riecheggia in molti di voi, evidentemente, dei ricordi suggestivi ma che per il resto del Paese sono incubi.

La vostra non è una riforma della giustizia, è una propaganda, è rivalsa, è vendetta ed è, come detto, l'anticamera di un passo che conduce diritto verso l'utilizzo, a fini politici, della magistratura.

Avete ignorato ogni forma di mediazione, non avete accolto nemmeno un emendamento dell'opposizione, avete ridotto il dibattito a una formalità, piegando alla vostra volontà, umiliando il Parlamento.

Voi non cercate soluzioni, voi avete soltanto in mente bandiere da sventolare. Non cercate di rafforzare le istituzioni, ma di piegarla ai vostri interessi.

Non potete smantellare l'unità della giurisdizione che è uno dei pilastri della Costituzione, non potete svilire l'autonomia del CSM sostituita da un sorteggio che ne mina la legittimazione, non potete trasformare il pubblico ministero in un accusatore di professione privo di quella funzione di garanzia che oggi tutela i cittadini.

La giustizia non può essere un terreno di propaganda, non è un campo di battaglia ideologica è un diritto fondamentale dei cittadini, di tutti i cittadini.

Signor Ministro, signora Sottosegretaria, molti in questo Paese - alcuni in quest'Aula, compreso il sottoscritto - sono testimoni viventi del fatto che le indagini preliminari, nel rapporto fra accusa e difesa soprattutto sotto il profilo mediatico, spesso siano tremende per la vita delle persone.

Molti in questo Paese - alcuni in quest'Aula, compreso il sottoscritto - sono convinti che i tempi della giustizia non siano compatibili con il diritto di un accusato di vedere accertata la giustizia e di uscire indenne da accuse spesso tremende. Allora discutiamo di questo, discutiamo a mente libera di questo, tutti insieme. Però molti in questo Paese - alcuni in quest'Aula, compreso il sottoscritto - sono anche testimoni che il sistema funziona, che per ogni giudice c'è un pubblico ministero e che il rapporto fra i requirenti e giudicanti funziona, signor Ministro, e lei lo sa meglio di chiunque altro.

La Costituzione non può essere un fardello da cui liberarci, è la casa comune di tutti - anche la sua signor Ministro - è il fatto fondativo della Repubblica, non potete stravolgerla, non la potete stuprare per una battaglia di parte. Questa riforma non migliorerà il diritto dei cittadini, non accorcerà i tempi dei processi, non renderà più efficiente la giustizia, al contrario la renderà più fragile, più politicizzata, meno indipendente.