Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 17 Settembre, 2025
Nome: 
Federico Fornaro

A.C1917-B

Signor Ministro. Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, io inizio con un ringraziamento sincero nei confronti degli uffici, anche per la pazienza che hanno avuto nei nostri confronti rispetto all'articolazione degli interventi. Con un pizzico anche di orgoglio, vorrei sottolineare che noi abbiamo rispettato quest'Aula, abbiamo rispettato la Costituzione, abbiamo rispettato il 138 con 55 interventi (.

Lo abbiamo fatto perché crediamo profondamente che la Costituzione sia la Carta fondativa, sia lo strumento della convivenza civile, sia lo strumento della democratica convivenza civile e sia lo strumento dell'equilibrio tra i poteri dello Stato.

Abbiamo rispettato e scelto, quindi, di intervenire. Credo che chi ha assistito a tutte queste ore lo possa testimoniare, lo abbiamo fatto con interventi di merito, senza provocazioni, senza alterigia, ma con lo spirito riformatore, cioè di chi in questa sede, quando si parla di Costituzione e di cambiare la Costituzione, si pone con una postura corretta, rispettosa, anche in posizione di ascolto delle tesi degli altri.

Lo abbiamo fatto nonostante - lo vorrei ribadire, signor Presidente - quello che è avvenuto ieri sera, che, a nostro giudizio, scrive una pagina buia della vita parlamentare. Le modalità con cui è stata chiesta e poi votata la cosiddetta seduta fiume rappresentano - vorrei sottolinearlo perché rimanga agli atti - un pericoloso precedente. Non c'era alcun motivo per chiedere la fiume nella prima giornata in cui il provvedimento veniva trattato dall'Aula, come ha in più di un'occasione, anche nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, sottolineato la nostra presidente Chiara Braga.

La maggioranza lo ha voluto fare in una logica utilitaristica, che si può anche comprendere. Mi rivolgo, per il suo tramite, e lo ringrazio per essere stato presente tutta questa notte, al collega Deidda. Vede, collega Deidda, non è che non sappiamo le ragioni per le quali avete chiesto la seduta fiume. Non ci sfugge la necessità della maggioranza di poter garantire la maggioranza assoluta prevista dall'articolo 138, avendo voi avuto un precedente negativo ad inizio legislatura, come si ricorderà, sullo scostamento dall'OMT della legge di bilancio. Però, c'è modo e modo di fare le cose, cioè averlo fatto senza che ci fossero le condizioni rappresenta un vulnus, ma rappresenta un vulnus perché, da domani, questo principio può essere applicato da qualsiasi maggioranza. Oggi ci siete voi, domani potrebbe cambiare, la ruota gira e, a volte, gira anche più velocemente di quello che uno immagina. Utilizzare la seduta fiume che è - tra virgolette - l'extrema ratio delle dinamiche di scontro parlamentare, averla usata in questo modo apre a una concezione di dittatura della maggioranza, che, quindi, fa e disfa come vuole perché ha i numeri, con buona pace dei Regolamenti, con buona pace anche dello spirito dell'articolo 138, in questo caso.

Ha ragione la collega Boschi. Avete trattato questa riforma costituzionale come un decreto-legge, né più e né meno, approvato in Consiglio dei ministri, in questo caso approvato dopo un accordo tra i tre leader dei partiti che compongono la maggioranza, un accordo immodificabile, che ha rappresentato uno sfregio nei confronti del Parlamento, ridotto ormai, come nei decreti-legge, sostanzialmente a una sorta di buca delle lettere in cui il Governo posta i desiderata, che poi vengono portati a termine sia alla Camera sia al Senato. Un'alterazione nei fatti, un cambiamento della Costituzione materiale di questo Paese. Ormai è evidente che è saltato l'equilibrio tra i poteri, che la logica con cui voi impostate e il Governo imposta il rapporto con il Parlamento non è la logica che avrebbero voluto e che hanno scritto i nostri costituenti, ed è, invece, una logica che vede il potere esecutivo sovrastante rispetto al Parlamento, con buona pace della centralità del Parlamento di cui si era fatta vanto la Presidente Meloni nel suo primo intervento in quest'Aula, con buona pace dell'architettura della nostra Costituzione.

Questa è una delle ragioni fondamentali di preoccupazione profonda. La Costituzione italiana, le Costituzioni liberali si fondano sull'equilibrio dei poteri, si fondano sullo Stato di diritto, si fondano sull'indipendenza della magistratura. Quello che, invece, voi andrete ad approvare domani ha il sapore della vendetta, postuma per alcuni, ha il sapore dello sgarbo. E, francamente - lo dico, per il suo tramite, al collega Della Vedova, che rispetto anche per le sue posizioni e riconosco la coerenza - cosa ci sia di liberale nello sdoppiamento del CSM mi sfugge, perché, se stiamo al merito, l'oggetto di questo provvedimento, di questa riforma, non è la separazione delle carriere, perché questa è già realtà, da ultimo con la legge Cartabia.

Venderete, proverete a vendere, e noi cercheremo di smascherare questo tentativo propagandistico, proverete a far passare questa come la riforma della giustizia, mentre, in realtà, per il servizio giustizia, atteso e fondamentale per il sistema delle imprese e per i cittadini, non c'è nulla. Questa non è la riforma della giustizia e non è neanche la riforma della separazione delle carriere, è lo sdoppiamento del CSM, è la creazione dell'Alta Corte, per sottrarre anche - come ha ricordato il collega Cafiero De Raho - ai CSM il potere disciplinare; è un tentativo di umiliare, sostanzialmente, la magistratura. Potrete raccontare cosa volete, ma, di fondo, due CSM sono meno autorevoli di un CSM.

Insomma, noi non ci stiamo, lo diciamo oggi e lo ribadiremo in tutte le sedi parlamentari e nelle piazze, perché vi attendiamo lì dove ci troverete e dove troverete i cittadini, al referendum.