Discussione generale
Data: 
Martedì, 16 Settembre, 2025
Nome: 
Valentina Ghio

A.C. 1917-B

 

Grazie, Presidente. Stiamo assistendo in queste ore ad interventi della maggioranza che hanno un po' spulciato tutte le interviste degli ultimi anni per scovare la parolina che fa comodo. Avete citato - state citando - in tanti Palamara, ma vorrei ricordarvi che il capo dei magistrati è stato indagato da altri magistrati e sanzioni disciplinari sono state applicate. Quindi, la storia raccontatela tutta, non soltanto la parte che vi fa comodo.

In realtà non basta e non serve scovare le paroline utili, le paroline giuste perché oggi siamo a discutere una delle riforme più delicate e più controverse dell'intera architettura costituzionale della Repubblica. Un disegno di legge costituzionale che tocca un punto delicatissimo dell'assetto della nostra giustizia: la separazione delle magistrature e l'indebolimento delle garanzie con lo sdoppiamento del CSM. È un tema che meriterebbe cautela, che meriterebbe rispetto e che meriterebbe soprattutto una visione coerente con i principi fondanti della nostra Costituzione.

Come Partito Democratico abbiamo sostenuto, non da ora, che il sistema della giustizia italiana vada migliorato. Non ci siamo sottratti al confronto e siamo stati fra i primi a dire che serve più efficienza e tempestività nel sistema giustizia. Tuttavia, siamo consci e consapevoli che la riforma della giustizia non può essere costruita come una bandiera ideologica né tantomeno come una risposta punitiva verso una parte della magistratura. Quindi, questo disegno di legge propone e vuole modificare la Costituzione con un cambio radicale che mina il principio dell'unità della giurisdizione e rischia di compromettere fortemente - magari non ora, non in modo dichiarato, ma poi ci saranno le leggi attuative - l'autonomia della magistratura. Non si tratta per nulla di una questione meramente tecnica, è una questione profondamente politica che riguarda l'equilibrio dei poteri dello Stato e che rischia di rendere il pubblico ministero molto più esposto a pressioni esterne, meno autonomo e meno libero di esercitare le prerogative costituzionali. Una perdita di autonomia del sistema giustizia che, come è stato detto da molti, viene acuita dalla creazione di due Consigli superiori separati e indebolita anche da quello che sembra paradossale, ossia - l'ha detto bene la collega Serracchiani che ha un pregresso, un passato - l'estrazione, l'indicazione dei componenti per sorteggio.

Non ci sono meccanismi sufficienti in questo testo che, di fronte a simili enormità, tutelino davvero la piena autonomia della magistratura. Questo è un vulnus molto serio, è un vulnus che va verso l'indebolimento complessivo del sistema, peraltro in una situazione in cui non è nemmeno necessario, perché il nostro ordinamento già distingue nettamente le due funzioni; esistono percorsi, esistono criteri e responsabilità distinti. Non è affatto una riforma organica, ma sono interventi frammentari ed orientati da una visione punitiva e divisiva.

Così come riteniamo inaccettabile il metodo, che si proceda con una modifica così profonda della Carta senza un confronto ampio, serio e partecipato, non solo di facciata e non solo tra le forze politiche, ma anche fra tutto il sistema della giustizia. Non è mai accaduto fino ad oggi che una riforma costituzionale sia arrivata, così come uscita dal Consiglio dei ministri, al voto. Neanche il principio della parità di genere avete recepito, neanche questo, rifiutandovi di recepire l'emendamento presentato in tal senso, ma andando dritti con una blindatura del testo.

Questo testo, peraltro, non contiene nessuna garanzia e nessuna misura che rafforzi le garanzie per il cittadino. Avete citato tanto i vulnus della giustizia, ma, di fatto, i fatti e le cose certe sono che nelle manovre finanziarie avete sottratto le risorse per sostenere il sistema della giustizia. È una riforma che non affronta i veri nodi del sistema: i tempi dei processi, la qualità degli uffici giudiziari, l'accesso alla giustizia, la digitalizzazione, la carenza di personale amministrativo. E di questioni da affrontare ce ne sarebbero.

Ce lo conferma proprio oggi, nella giornata di oggi, lo sciopero che hanno indetto i lavoratori precari della giustizia, e ce lo confermano le tragedie che quotidianamente accadono nelle nostre carceri. La riforma non contiene nulla per migliorare la situazione drammatica di sovraffollamento delle carceri. E, allora, dobbiamo chiederci qual è il vero obiettivo della riforma. È davvero una riforma nell'interesse dei cittadini o piuttosto nasconde un mero intento politico di maggiore controllo? Ci è stato detto che questa riforma è necessaria, ma di fatto la riforma Cartabia del 2022 - lo hanno detto in tanti - ha reso il sistema impermeabile, restringendo drasticamente i passaggi tra le funzioni.

Ce lo confermano i numeri e quell'1 per cento di passaggi effettivi. Ecco, noi crediamo invece che tutto questo abbia molto a che fare con il carattere identitario di una norma come quella che proponete. È una riforma di potere che nasce da una concezione del potere come dominio, non come responsabilità. Altro che giustizia più giusta! Lo hanno detto e lo dicono giuristi, penalisti ed accademici - quelli non li citate, non avete scovato le citazioni adatte - che da decenni si occupano di diritto e che non hanno avuto simpatie particolari per il giustizialismo o per derive corporative.

Lo dicono con una preoccupazione fondata, non ideologica. Il pubblico ministero che disegnate sarà sempre più esposto al controllo dell'Esecutivo, e quindi è evidente - è evidente! - che con questa riforma non è la giustizia che volete cambiare, non è la giustizia che volete migliorare, non sono risposte che volete dare ai cittadini e alle disfunzioni che si trovano ad attraversare, ma il rapporto fra i poteri dello Stato.

Questa riforma nasce da un progetto politico che viene da lontano, credo che vada detto. Quindi, oggi siamo in presenza di una visione del sistema istituzionale che prevederà maggiore concentrazione del potere e trasformazione delle istituzioni in strumenti di parte. Il lavoro dei nostri Costituenti è stato esemplare, una costruzione sapiente di equilibrio tra i poteri dello Stato. Equilibrio che state stravolgendo con una responsabilità gravissima, che state stravolgendo per motivi ideologici e per intenti punitivi ben lontani dagli interessi e dai bisogni dei cittadini e delle cittadine del nostro Paese.