Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 29 Giugno, 2022
Nome: 
Laura Boldrini

A.C. 105-A

Grazie, Presidente. Finalmente siamo in Aula con un provvedimento che punta a cambiare, seppure solo in parte, l'attuale normativa in materia di conferimento della cittadinanza, una normativa, è stato detto, che risale al 1992. Dunque, si tratta di una normativa vecchia, fuori dai tempi, non più adatta, non contemporanea. Trent'anni sono un'era geologica dal punto di vista dei mutamenti sociali che sono intervenuti, sia nella nostra società sia nel mondo; c'è stata la globalizzazione e la globalizzazione ha portato all'accelerazione della mobilità umana, ma anche a un cambiamento radicale degli stili di vita. Immagino che anche i colleghi e le colleghe conoscano famiglie che si sono spostate dal loro paese d'origine, che hanno avuto figli e, magari, i figli sono nati in Paesi diversi e hanno cittadinanze diverse.

Dunque, per questo, ritenevo e ritengo che sia importante riuscire a fare una riforma complessiva di tutta questa materia, perché anche per gli adulti, e non solo per i piccoli, il mondo è cambiato. Proprio a una riforma complessiva della cittadinanza puntavano, infatti, altre proposte che sono state presentate in Commissione affari costituzionali, compresa quella a mia prima firma che riproponeva sostanzialmente il testo di una proposta di legge di iniziativa popolare che, nel 2012, raccolse ben 200 mila firme e la campagna si chiamava “L'Italia sono anch'io”. A sostenerla erano molte associazioni, Presidente, associazioni della società civile, cattoliche, non cattoliche, c'erano tutti i sindacati, c'erano realtà piccole e grandi.

Ecco, nella scorsa legislatura, qui, alla Camera, nel 2015, venne approvata la riforma della legge sulla cittadinanza. Facemmo questo esame qui, alla Camera, ma poi al Senato, purtroppo, i lavori si arenarono e le conseguenze di questo furono cocenti: vi era un sentimento di delusione verso tutte quelle associazioni che, lo ripeto, avevano lavorato a lungo. Infatti, raccogliere le firme nelle piazze, nelle strade, nelle iniziative, nelle parrocchie, non è facile, vuol dire crederci, metterci entusiasmo, metterci passione. Ecco loro l'avevano fatto, avevano raccolto queste 200 mila firme, quindi, era la loro delusione ma, soprattutto, era la delusione di quelle centinaia di migliaia di bambini e bambine, ragazzini e ragazzine che avevano creduto alla nostra promessa di diventare anche loro cittadini e cittadine di questo Paese, erano orgogliosi, non vedevano l'ora, facevano il conto alla rovescia, perché glielo avevamo promesso.

Ecco, in questa legislatura, vede, proprio perché siamo molto pragmatici, stante appunto il carattere eccezionalmente - sottolineo, eccezionalmente - composito dell'attuale maggioranza, nel tentativo forse un po' naïf, non lo nego, di trovare un punto di caduta condivisibile con i nostri partner di maggioranza, con le altre forze politiche - ma, evidentemente, dagli interventi, Presidente, abbiamo capito che non ci siamo proprio riusciti, abbiamo avuto questo slancio di ottimismo mal riposto -, si è deciso di procedere verso un obiettivo più mirato, più contenuto che riguardasse essenzialmente ed esclusivamente i giovani, i ragazzi e le ragazze, che facesse perno sulla scuola, sui percorsi formativi, perché la scuola è lì, è a scuola che si diventa cittadini e cittadine, non è, come diceva la collega prima, con la goccia di sangue in più o in meno, è a scuola. Ma resta comunque l'esigenza di una riforma più complessiva. Anche se abbiamo fatto questa scelta e siamo contenti di averla fatta, resta questa esigenza, anche perché c'è il tema importante degli italiani all'estero e qui, Presidente, penso che dovremmo tutti fare una seria riflessione. La famosa legge n. 91 del 1992 che fa, rispetto agli italiani all'estero? Ebbene, quella legge dice che iure sanguinis la cittadinanza si trasmette senza limiti generazionali, una, due, tre, cinque, otto, dieci generazioni: persone che non hanno mai visitato il nostro Paese, non parlano una parola di italiano, non sanno neanche chi è il Presidente della Repubblica, siccome hanno una goccia di sangue italiano, allora, sì, quelle persone sono veri italiani. Ecco, allora, questi criteri vigenti esulano anche da quelli praticati in altri Paesi europei.

Dunque, forse vale la pena o no di andare un attimo a rivedere questi criteri? Perché, come ci è stato detto, si rischia anche - la collega Baldino prima l'ha detto - di isolarci, appunto, a dare cittadinanze a persone completamente lontane dalla nostra cultura e anche dalla nostra realtà nazionale.

Ma torno al testo in esame. Dunque, dicevo che si è fatta la scelta dopo un lungo confronto in Commissione. Presidente, abbiamo audito tutti e non sapevamo più chi audire, mi creda. L'approfondimento c'è stato, c'è stato anche lo scambio e, allora, si è deciso di convergere sul testo che è stato presentato dal presidente Brescia, che si chiama, appunto, ius scholae. Cosa prevede lo ius scholae? È stato detto, ma lo ribadisco: parliamo di conferire la cittadinanza a bambini e bambine, bambini e bambine che sono nati in Italia oppure che sono arrivati da noi prima del dodicesimo anno di età; poi, devono aver vissuto regolarmente, devono aver vissuto in Italia senza interruzioni e devono anche aver frequentato un corso di istruzione di almeno cinque anni. Vedete quante sono le condizioni prima di acquisire la cittadinanza?

Allora, io ve lo chiedo, colleghi e colleghe della Lega e di Fratelli d'Italia: ma di cosa avete paura? Che cosa vi fa sentire così sotto minaccia? Che cosa? Non giova alla coesione nazionale e alla sicurezza, non giova! Infatti, credo che sia ovvio e palese che escludere migliaia di giovani da una comunità nazionale non giova, perché quelle persone si sentiranno rifiutate e respinte e allora sì che avranno sentimenti di ostilità. Quindi, ostacolare un percorso di inclusione è veramente non solo un'ingiustizia ma rappresenta una visione miope, una visione totalmente autolesionista. Io davvero, Presidente, non riesco a capire che cosa temano i colleghi della Lega e i colleghi di Fratelli d'Italia che, anche di fronte a una proposta di legge così misurata e così rigorosa, hanno scelto la strada dell'ostruzionismo, presentando centinaia di emendamenti. Guardate, a volte sono veramente difficili da qualificare: li vogliamo qualificare strumentali? Come provocatori? Non so più come dire, non lo so: forse possiamo qualificarli grotteschi. Ci è toccato anche esaminare emendamenti che prevedevano che per l'acquisizione della cittadinanza italiana fosse essenziale l'esame sulle sagre locali. Io sarei bocciata e ve lo dico subito; sulle feste regionali sarei bocciata, ve lo dico subito. Poi, sulle canzoni popolari; sembra che stiamo raccontando una barzelletta, Presidente! Sui costumi romani: i costumi romani, capito? E c'è anche chi è arrivato a dire - anche oggi l'ha ripetuto - che questa legge è una prova tecnica di sharia. Ma che pena, colleghi e colleghe, che pena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! C'era l'occasione per fare un discorso serio e, invece, l'avete sprecata ancora una volta.

Prima hanno detto che questa roba qui, cioè regolare la cittadinanza, per noi era un esercizio per darla a tutti quanti. Tutti, appena arrivavano, avrebbero preso la cittadinanza: falso, Presidente, è ovvio. Poi un'altra scusa, cioè che praticamente la legge sarebbe inutile e, quindi, a noi piace perdere tempo. Sarebbe inutile, perché tanto ai bambini vengono garantiti tutti i diritti. E già: secondo loro questa legge non cambierebbe nulla. Ma siete sicuri che sia così? Bisognerebbe chiederlo ai diretti interessati, a quelli che sono sprovvisti della cittadinanza. Chiedetelo a quei ragazzi che aspettano da vent'anni. Alcuni di loro sono qui, in tribuna: chiedetelo un po' a loro.

Grazie, Presidente; mi dia solo venti secondi. Cambia, Presidente, avere o no la cittadinanza? Cambia eccome! Cambia anche se sei un bambino o una bambina - è stato detto - che andavi a scuola, per fortuna prima, a Lodi. Cambia, perché non la fate franca. Infatti, se le famiglie di questi bambini di origine straniera non possono documentare il loro stato patrimoniale nel Paese di origine voi imponevate a quelle famiglie di pagare la quota piena per la scuola e quelle famiglie non potevano permetterselo e, dunque, non potevano mandare i figli alla mensa scolastica. Cambia anche per il concorso pubblico, Presidente, perché a 18 anni non ce l'hai la cittadinanza, non ce l'hai. Concludo, Presidente. Devi aspettare i tempi dello Stato e i tempi dello Stato vogliono dire che perdi l'Erasmus, vogliono dire che non puoi fare il concorso pubblico, vogliono dire che non puoi competere per l'Italia in quanto non hai la cittadinanza italiana.

Concludo in questo modo: il Paese la vuole questa legge, Presidente. La vuole e i recenti sondaggi lo dimostrano. Anche l'elettorato di centrodestra la vuole. Allora, io penso che lo Stato si debba mettere in sintonia con il Paese e oggi, Presidente, abbiamo l'occasione per farlo e dobbiamo andare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).