Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 29 Giugno, 2022
Nome: 
Lucia Ciampi

A.C. 105-A

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il nome tecnico del provvedimento che discutiamo oggi in Aula è modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza. Dietro questi tecnicismi si nasconde una legge di civiltà, una legge prioritaria e non un'arma di distrazione di massa, come ama ripetere da tempo la destra; l'abbiamo sentito anche nell'ultimo intervento. Perché forzare la mano per portare il testo in Aula, nonostante il dibattito di Commissione non fosse concluso? Come è stato ripetuto in questi giorni, per due motivi principali. Partiamo dal primo. Dopo quasi quattro anni di discussioni in Commissione, era doveroso tentare di salvare questa proposta, sottraendola ai veti ideologici di alcune forze politiche. Il testo è semplice, anzi semplicissimo: i figli di cittadini stranieri residenti in Italia che sono nati in Italia o vi si sono trasferiti entro i 12 anni di età e che abbiano frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici devono essere riconosciuti cittadini italiani; lo ripeto, devono essere riconosciuti cittadini italiani. Oggi, nel nostro Paese ci sono migliaia di bambini e ragazzi che nonostante siano nati in Italia o trasferiti da piccolissimi, nonostante seguano gli stessi studi dei loro compagni italiani, nonostante parlino la stessa lingua e nonostante abbiano le stesse passioni vivono ancora in una condizione di precarietà esistenziale legata al fatto di non sentirsi cittadini italiani. È una condizione che genera inevitabilmente discriminazioni e disuguaglianze inaccettabili a fronte del processo di integrazione sociale e culturale e dei cambiamenti che sono intervenuti nel nostro Paese. Un presupposto che discredita di fatto anche l'istituzione scolastica, a cui dovrebbe essere invece riconosciuto un ruolo fondamentale nel processo di integrazione.

Per anni il dibattito di Commissione è stato rallentato da tatticismi incomprensibili, da comportamenti insopportabili ma soprattutto da proposte emendative inaccettabili. In quest'Aula - faccio pochi esempi, ma potrei dilungarmi a lungo - siede oggi chi ha chiesto che i bambini figli di stranieri, per poter essere italiani, debbano aver superato l'esame di terza media solo - lo sottolineo, solo - con il massimo dei voti, debbano sostenere prove scritte e orali sulle tradizioni popolari più rinomate, sulle sagre tipiche italiane o sui prodotti tipici gastronomici italiani, debbano addirittura effettuare prove scritte consistenti in un riassunto di un brano sulla musica italiana o una prova scritta vertente sulle tradizioni valdostane, piemontesi, abruzzesi, marchigiane. Sì, cari colleghi, è successo questo e di fronte a questa vergogna portare il testo in Aula era indispensabile, per salvaguardare almeno la dignità del Parlamento, perché su questi temi ci sono limiti che non si possono superare.

Passiamo poi al secondo motivo. Perché portare il testo in Aula? Per fare chiarezza, per far capire agli italiani che ci sono forze politiche che su alcuni argomenti sono completamente agli antipodi, come diceva la mia collega Pollastrini e io lo condivido. Per alcuni partiti è naturale che un figlio di genitori stranieri nato in Italia o arrivato nel nostro Paese entro il dodicesimo anno di età, se ha frequentato per cinque anni la scuola italiana o dei percorsi professionalizzanti più brevi, sia automaticamente cittadino italiano. Per altri è invece naturale mettere in relazione i rincari dovuti all'aggressione della Russia e lo ius scholae, l'immigrazione e il diritto di cittadinanza - purtroppo, in questi giorni abbiamo sentito anche questo - senza mai entrare nel merito della discussione, capaci solo di proporre nostalgici slogan sovranisti, accusando tutti gli altri di non essere patrioti. Per quegli stessi partiti è normale fare propaganda sulla pelle dei bambini e dei ragazzi, senza però avere mai il coraggio di guardarli negli occhi quei bambini e quei ragazzi. Chi voterà contro questa legge dovrebbe avere almeno la sensibilità e la correttezza di andare nelle scuole a spiegare ai bambini che, anche se si comporteranno bene, se studieranno, se conseguiranno risultati didattici, non potranno essere comunque considerati cittadini italiani come i loro compagni, solo perché i loro genitori sono stranieri. Mi permetto infine di inviare un ringraziamento a tutti quei partiti che invece si sono dimostrati leali, seri e coerenti nel perseguire e difendere una soluzione condivisa, a chi quindi non ha avuto dubbi nel barattare qualche punto nei sondaggi o la propria carriera politica con il futuro di migliaia di giovani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).