Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 30 Settembre, 2020
Nome: 
Laura Boldrini

A.C. 35

Grazie, signora Presidente. Colleghi e colleghe deputati, torniamo alla ratifica in questione. Mi fa molto piacere poter affermare che questa ratifica è molto, molto importante nel suo contenuto, ma è anche molto urgente, perché - vedete - colleghi e colleghe, la sua entrata in vigore dipende dal voto di questo Parlamento; c'è un ritardo da parte nostra e questo ritardo va colmato, perché l'Italia non può dare l'impressione di recedere dal suo impegno per la difesa dei diritti umani, mentre questo deve appunto rappresentare sempre un asse portante della sua politica estera. Inizialmente - e vale bene ricordare a quest'Aula - il disegno di legge di ratifica del Governo includeva oltre al Protocollo n. 15, che stiamo esaminando, anche il Protocollo n. 16, che riguardava aspetti di merito e procedurali: per consentire che cosa? Per consentire alle più alte giurisdizioni nazionali di richiedere pareri consultivi alla Corte relativamente all'interpretazione e all'applicazione della Convenzione. Tuttavia, nel corso dell'esame in sede referente si è, però, deciso di rinviare la ratifica di questo ulteriore Protocollo n. 16: perché? Per un suo esame più approfondito e soprattutto attorno al timore, manifestato da alcuni, che la procedura prevista potesse indebolire il ruolo delle alte corti giurisdizionali italiane e alcuni princìpi del nostro ordinamento.

Ora, io dal punto di vista personale - lo dico chiaramente qui, perché l'ho anche detto in Commissione - ho delle riserve in merito a questo rinvio, perché entrambi questi Protocolli hanno l'ambizione di rendere più trasparente e più efficace il funzionamento della Corte e aveva anche un senso, come era previsto nel disegno di legge del Governo, esaminarli insieme. Ma rimane in ogni caso, Presidente, importante l'atto che compiamo oggi, cioè votare la ratifica del Protocollo n. 15. L'esigenza delle modifiche proposte nasce dal perdurare di alcune criticità del funzionamento della Corte, che hanno portato all'accumularsi di un pesante arretrato che mette a rischio l'effettività del principio cardine della cultura giuridica e anche uno dei diritti fondamentali che la Corte stessa è chiamata a tutelare, cioè la ragionevole durata del processo. Ora si prospettano per questo alcune innovazioni nel Protocollo, tra le quali, appunto, si stabilisce che per la propria candidatura a giudice occorre avere almeno 65 anni e questo per consentire che chi verrà chiamato a svolgere una funzione così importante possa rimanere in carica per l'intero periodo di nove anni e dare anche maggiore stabilità in questo modo al funzionamento della Corte. Altro punto su cui si basa il Protocollo è che si riduce da sei a quattro mesi dalla sentenza definitiva nazionale il termine entro il quale un ricorso può essere presentato. Tutto questo va bene, ma poi noi dovremmo affrontare le cause di fondo che producono l'arretrato e porre rimedi che affrontano alla radice questo tipo di problemi, quindi penso al rafforzamento strutturale degli uffici della stessa Corte, ma penso anche a delle misure innovative come l'introduzione della possibilità dei ricorsi per via telematica; penso, signora Presidente, anche a risorse più adeguate da destinare alla Corte. Nel dibattito, così come nelle audizioni, si è più volte ribadito che la Corte - e lo dico anche dopo aver sentito alcuni interventi abbastanza discutibili - non rappresenta, appunto, un quarto grado di giudizio dopo quelli nazionali e che, quindi, la sua competenza resta attorno ai casi più gravi di violazione dei diritti fondamentali. Il ruolo della Corte resta fondamentale, innanzitutto perché è chiamata a garantire il rispetto di quella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che rappresenta, quella Convenzione, una pietra miliare della cultura giuridica del nostro continente; e poi perché, nell'epoca nella quale i movimenti di capitale, le filiere produttive e tutti i principali fenomeni sociali travalicano i confini dei singoli Paesi, allora, serve anche una globalizzazione dei diritti, una globalizzazione delle istituzioni in grado di tutelarli.

È per queste ragioni, signora Presidente, che dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.