Discussione generale
Data: 
Lunedì, 22 Gennaio, 2024
Nome: 
Paolo Ciani

A.C. 1620-A

Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi a discutere questo disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo italiano e quello albanese e vorrei iniziare inquadrando proprio il tema dei rapporti tra l'Italia e l'Albania. Infatti, nella discussione che fino ad oggi ci ha portato a questo provvedimento, ho sentito cose talvolta un po' stonate. I colleghi della maggioranza ci spiegavano il perché non capivamo questo rapporto con l'Albania e anche oggi ho sentito parlare di amicizia storica con l'Albania: ecco, evidentemente non risalgo e non credo che i colleghi si riferiscano alla campagna d'Albania del 1915-1918 o all'occupazione militare del 1939 e al successivo Protettorato d'Albania. Ma, anche in tempi più recenti e proprio sui temi migratori, non mi sembra che la posizione della destra italiana sia stata proprio di grande amicizia nei confronti dell'Albania. Infatti, furono proprio l'Albania e gli albanesi a far scoprire il nostro Paese, dopo decenni e tanti anni in cui eravamo coscienti di essere un Paese di emigranti, come un Paese di immigrazione.

Ricordo tre episodi molto significativi. Il 7 marzo del 1991: 27.000 persone sbarcate a Brindisi in una notte, quello che fu definito un esodo biblico. E, poi, ricordo l'8 agosto del 1991: la nave Vlora, a Bari. Peraltro, gli storici delle migrazioni ricordano un primo grande caso di detenzione amministrativa in Italia, quella nello stadio, da cui partì tutta una riflessione anche da questo punto di vista. Ricordo bene, poi, quella che fu la strage del Venerdì Santo, il 28 marzo del 1997: oltre 100 morti, 81 recuperati, donne e bambini, uno dei grandi drammi della migrazione, peraltro a seguito di un “incontro”, diciamo così, con una corvetta italiana, la Sibilla, a proposito del tema del blocco navale che poi è riemerso in anni più recenti. So bene chi governava in quel momento e, quindi, non c'è nessuna polemica nelle mie parole. Ecco, però, risalendo a quegli anni - e anche qui è un po' strano e ci sono delle nemesi storiche - non si capisce perché il Governo abbia voluto legare questo nuovo provvedimento a un atto del 1995, che non c'entrava nulla: era un documento, un memorandum che l'Italia stabiliva per decidere i rapporti di migrazione degli albanesi in Italia. Quindi, con l'idea e il desiderio di non venire a discuterne in Aula, violando quindi l'articolo 80 della Costituzione italiana, oggi hanno pensato di legare un atto, di cui parleremo a breve, con un atto del 1995 in cui si parlava della migrazione degli albanesi in Italia. In quegli anni - io sono stato in Albania, nel 1994, 1995 e 1996, proprio a Shengjin, caso strano, per alcuni interventi umanitari - mi ricordo bene cosa dicevano i nostri esponenti della destra in Italia sugli albanesi. Per esempio, nei consigli comunali girava una mozione in cui era prevista la taglia di un milione di lire per chi denunciava un albanese irregolare; oppure ricordo il milione di cartoline che alcuni esponenti della Lega volevano far arrivare al Presidente Prodi in cui avevano scritto: “Colonizzati da Roma, assediati dagli extracomunitari, invasi dagli albanesi. Adesso basta! Padania indipendente in Europa. Ital-Albania unita in Africa”. Non so se erano i prodromi del Piano Mattei, però è molto interessante che oggi ci vengano a parlare dell'amicizia con l'Albania e a spiegarci cosa vuol dire essere amici degli albanesi.

Ma torniamo a questo legame: perché avete dovuto legare un provvedimento di oggi sulle migrazioni a quel provvedimento? Non si capisce. Importanti esponenti del Governo e importanti esponenti della maggioranza sono venuti in Aula e hanno parlato con i giornalisti per dirci che non era necessario portare in Aula questo provvedimento: sbagliato e oggi questa è la controprova, perché si tratta di un Accordo che prevede delle cose importantissime, come, addirittura, la cessione di territorio straniero in cui noi manderemo personale italiano, come se fosse territorio italiano.

Ma, a questo punto, iniziamo a parlare di quella che è la realtà di questo provvedimento. Si parla di un provvedimento che prevede si istituiscano dei campi per migranti in Albania e questo coinvolgerà un Paese non appartenente all'Unione europea, con la responsabilità di accettare i migranti per conto di una Nazione membro dell'Unione europea, ossia l'Italia. Ecco, nello spiegare agli italiani e anche a noi questo disegno di legge, si è detto che è un provvedimento che fa sì che ci si dia una mano sulle rotte dei migranti. Allora, iniziamo a spiegare una cosa: a differenza degli accordi con la Libia, con la Tunisia o con la Turchia, questo non è un Accordo che prevede uno scambio con un Paese nella rotta dei migranti, proprio no. Noi Italia, con questo Accordo, andiamo a prendere dei migranti al centro del Mediterraneo, in acque internazionali, e li portiamo a 2 giorni di navigazione in un Paese terzo. Cioè, noi non andiamo a influire sulle rotte dei migranti, ma utilizziamo un Paese terzo per portare dei migranti.

Poi, veniamo ai dettagli: poiché noi, per le norme internazionali, non possiamo raccogliere delle persone in acque nazionali e portarle in un Paese terzo, le andiamo a prendere in acque internazionali. Dal mio punto di vista, è giusto: se quelle persone sono a rischio della vita, andiamo a soccorrerle in acque internazionali. Poi, però, scopriamo che in Albania - lo apprendiamo dai documenti che il Governo pian piano ci sta disvelando - il Governo vorrebbe portare solo le persone che poi sarà in grado di rimpatriare; quindi, non persone con vulnerabilità. Ma come facciamo e come farà, il Governo, a decidere come portare le persone in Albania? Ci viene detto, in Commissione affari costituzionali, che avverrà una prima scrematura in acque internazionali, prima di imbarcarle sulle navi italiane che le porteranno in Albania. E chi farà questa divisione, in base a quali parametri? Come decideremo, noi, se una persona proviene da un Paese o da un altro Paese?

Sulla base della sua dichiarazione? Il comandante della nave? La Polizia italiana imbarcata sulle navi? Come si farà a decidere se una donna è in stato di gravidanza o meno? Faranno delle ecografie a bordo delle navi? Non credo. Allora non porteremo delle donne in assoluto in Albania? E allora perché vi è la previsione, in un articolo di questa norma, che qualcuno possa nascere all'interno dei centri? Come fa a nascere, se non ci sono donne? C'è un tema che non avete chiarito e che dovete chiarire, perché ho l'impressione che non sia chiaro per voi, dato che su questo argomento avete cambiato posizione dieci volte nel corso di questo racconto che avete fatto a tappe e che non volevate portare in Parlamento. E poi perché condurre delle persone dal centro del Mediterraneo in Albania? Non avevamo territorio italiano dove fare quello che voi volete fare in Albania? Penso di sì. Perché allora avete scelto un Paese terzo? Avete detto: l'Europa ha detto che non c'è problema. Certo, non c'è problema, perché questa cosa non ricadrà nelle norme europee, visto che dalle acque internazionali si porta in un Paese terzo. Ma attenzione: questo non vorrà dire violare le norme italiane sulla tutela dei diritti umani e le norme europee sulla tutela dei diritti umani, perché voi avete scritto e avete detto che in questo territorio varranno le norme italiane. E allora come coniugare queste due cose?

E poi, permettetemi di sottolineare qualche altro aspetto. In questo Accordo, che non volevate disvelare fino alla fine, permettetemi, sono state fatte delle cose di una certa scorrettezza istituzionale: ci avete mostrato dei documenti tradotti, che non avevano ancora le firme e che non avevano ancora le cifre. Abbiamo discusso in questi mesi del nulla, quando poi ci parlate di un Accordo storico, addirittura, siglato con l'Albania.

Approfondisco il tema della vulnerabilità, perché mi sta particolarmente a cuore. In Commissione affari istituzionali, avete portato un documento in cui approfondite l'aspetto di chi portare in questi luoghi. Ecco, quel documento, oltre a ridimensionare molto l'apporto storico di questo Accordo, sembra stridere con l'articolo 3 della nostra Costituzione, perché sembra presagire un trattamento diverso a fronte di soggetti aventi pari diritto di asilo. E questo perché, molto spesso, i profili di vulnerabilità non sono di immediata evidenza, e lo abbiamo visto in tutti questi anni nell'accogliere migranti. Come stabiliranno, a bordo di una nave, se un ragazzo è minorenne o maggiorenne? Con la conseguenza che, una volta accertata una possibile vulnerabilità in seguito, questo comporterà un nuovo trasferimento, stavolta dall'Albania all'Italia. Quindi li raccogliamo al centro del Mediterraneo, li portiamo in Albania e poi, se scopriamo che forse non sono rimpatriabili immediatamente, perché sapete e sappiamo tutti che uno dei grandi problemi sul rimpatrio degli stranieri è quello degli accordi con gli Stati, allora li dobbiamo riportare in Italia. E sappiamo bene che, dal punto di vista delle vulnerabilità, per esempio, tutte le persone che provengono dalla Libia e sono state nei campi della Libia, sono persone vulnerabili, anche solo per quello che hanno subìto.

Vi ricordo, poi, un'altra cosa, perché la geografia non è un'opinione. Il porto di Shengjin, indicato come porto di sbarco, dista 500 miglia nautiche, quasi 1.000 chilometri, dall'area in cui vengono effettuati i salvataggi. Voi pensate che stiamo mettendo su una cosa per cui si prende una persona con tre giorni di viaggio e la si porta da un'altra parte.

E concludo, Presidente. Io non ho mai fatto un discorso specifico sul tema delle risorse economiche e sui soldi, perché, se i soldi si spendono per salvare le persone e per gestire in maniera degna e seria i flussi migratori, penso che siano soldi ben spesi. Ma, scusate, il dubbio che i soldi che voi prevedete di spendere per questo tipo di attività saranno soldi sprecati e spesi male, mi rimarrà sempre e, soprattutto, mi rimarrà perché andrà a discapito del trattamento umano delle persone.