Esame degli articoli
Data: 
Giovedì, 21 Dicembre, 2023
Nome: 
Enzo Amendola

A.C. 712

Grazie, Presidente. Ascoltando gli interventi con molta calma e molta razionalità, io sfido chiunque, in quest'Aula, a dire che non conosce il percorso storico del MES. Lo trattò il presidente Tremonti nel 2012, durante il Governo Berlusconi e con Meloni Ministro. Poi lo trattò il Governo Conte 1, col Ministro Tria, e ci assumiamo la nostra responsabilità: noi lo finalizzammo dopo una lunga discussione, con il Governo Conte 2. Ci fu un voto parlamentare - nessuna oscurità delle tenebre - e, nel dicembre 2020, il Parlamento diede mandato al Governo di andare in Europa. Non c'è alcuno, in quest'Aula, che non possa non raccontare la storia del MES e sappiamo benissimo che stiamo discutendo della riforma di un meccanismo e sappiamo altrettanto benissimo che noi da tempo chiediamo - e continueremo a farlo - che questi meccanismi diventino più europei, meno intergovernativi e più europei. Ma il problema che abbiamo, cari colleghi, non votando questo articolo è il tema dell'interesse nazionale. Cari colleghi di Fratelli d'Italia, vi sfido a discutere di interesse nazionale, perché quando si va in un negoziato in Europa non si urla prima nelle Camere: Italia tradita, Italia svenduta, l'orgoglio italiano, e poi si vanno a firmare compromessi al ribasso rispetto a quello della Commissione europea, così come ieri, per poi venirci a dire qui che l'interesse nazionale è difeso.

Io mi aspettavo una cosa semplice dalla Presidente Meloni (guardi come sono ingenuo, Presidente). Ha detto: faremo la chiusura del compromesso sul Patto di stabilità e ratificheremo il MES. Ero tanto ingenuo. Allora, qui c'è una domanda che vi faccio: vuol dire che il compromesso sul Patto di stabilità non vi è piaciuto, perché se oggi non si ratifica il MES, voi ci state dicendo che il patto firmato ieri non vale ed è un Patto contro l'Italia. Dunque, è questo l'interesse nazionale? È questa l'Italia svenduta in Europa?

Io, con molto rispetto, dico che noi possiamo fare tutto. Ogni partito è responsabile. Io apprezzo quello che ha detto l'onorevole Lupi. Questo è un passaggio delicato, perché è chiarificatore della natura di un Governo. Voi siete uniti dal potere, ma il potere per il potere non fa una politica. Un Governo che si presenta senza politica estera in Europa non è un Governo. L'abbiamo sempre saputo e un Governo che non ha una posizione unita sulle scelte in Europa non è un Governo che, con orgoglio, rivendica il suo ruolo.

Oggi è un passaggio delicato, cari colleghi. Ognuno farà quello che vuole. Noi, per la storia di questo Paese, per la serietà politica di questo Paese, lo ratificheremo. Voi scegliete un'altra direzione, ma non parlateci più di Italia svenduta, di Italia tradita, di Italia in ginocchio, perché l'Italia che in Europa va a testa alta è quella che si comporta di conseguenza!

Io lo vorrei dire con molto rispetto, perché non mi piacciono le frasi ad effetto, ma un Ministro, come quello dell'Economia sbugiardato da quest'Aula, sbeffeggiato dal suo leader di partito e dal suo partito, è un Ministro degli affari economici che firma qualcosa che non doveva firmare, come ha detto qualcuno qui in quest'Aula. È quello che è andato all'Ecofin e ha detto: noi ratificheremo il MES perché il Parlamento si muoverà e lo farà. Un Ministro come quello che abbiamo - e lo dico con massimo rispetto, perché è stato un collega di Governo -, dinanzi a questo voto, dovrebbe trarre le conseguenze, perché si può essere realisti, si può essere difensori dell'interesse nazionale, ma la parola in Europa è una. Non è una qui? È una in Europa e, se si dice “no” si dice “no” qui, come in Europa. Questo non sta avvenendo.

Caro Presidente, con il massimo rispetto, ognuno di noi su questo Trattato può dire quello che è successo: chi ha più memoria storica, come il presidente Tremonti, che io rispetto, chi, in quest'Aula, è stato Ministro, Presidente del Consiglio. Sappiamo quanto sia faticoso il negoziato europeo, ma, attenzione, l'interesse nazionale, quello che viene tanto decantato con questa elegia della retorica, è l'interesse al compromesso e al negoziato. E, quando un negoziato va male, si dice, quando un negoziato non funziona, si viene in quest'Aula e si dice. Ma il ricatto di dire “non ratificheremo il MES perché facciamo il Patto di stabilità”, ieri, si è svelato e il contrasto tra realtà e propaganda è quello che abbiamo oggi: una maggioranza che va in Europa e dice “noi non decidiamo, noi non ci assumiamo responsabilità”. Per questo, io credo che la crisi politica non stia nei numeri, ma nella natura di questo Governo.