Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 9 Maggio, 2016
Nome: 
Michela Marzano

A.C. 3634

Grazie, signor Presidente. Come ha detto all'inizio di questo dibattito la relatrice della legge, l'onorevole Campana, mentre il matrimonio è ancorato all'articolo 29 della Costituzione, le unioni civili sono ancorate all'articolo 2 e all'articolo 3. Ecco, signor Presidente, il problema della legge che arriva oggi in Aula è tutto qui. E perché è tutto qui il problema della legge che arriva in Aula ? Perché l'unione civile tra persone dello stesso sesso viene istituita attraverso questa legge come una specifica formazione sociale – ripeto, specifica formazione sociale –, negando così alle persone omosessuali che lo vorrebbero e che lo desidererebbero la possibilità di accedere alla condivisione degli stessi diritti e degli stessi doveri delle persone eterosessuali; negando, quindi, alle persone omosessuali l'accesso a quello che è stato tante volte citato a sproposito, oggi, in Aula, cioè l'istituto della famiglia. 
Ma tornerò successivamente su questo punto. Certo, non si può negare che questa legge sia un passo avanti. 
Questa legge è un passo avanti importante da un punto di vista giuridico perché in Italia non c'era nulla: eravamo di fronte a un vuoto giuridico, dopo che sono più di vent'anni che si cerca disperatamente di portare anche in Italia una legge che riguardi la possibilità di promuovere l'uguaglianza di tutti e di tutte, indipendentemente dall'orientamento sessuale. Quindi, dicevo, in Italia non c'era nulla; l'Italia, ancora una volta, era ultima della classe. Quindi, certo, si colma una lacuna, come ha detto l'onorevole Campana, ma come la si colma questa lacuna ? La si colma bene ? La si colma veramente ? La si colma in maniera adeguata ? La si colma riconoscendo effettivamente l'uguaglianza di tutte e di tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalle differenze che caratterizzano tutte e tutti ? 
D'altronde, in quanto esseri umani, noi siamo tutti caratterizzati da differenze. È questo un ostacolo affinché noi possiamo essere tutte e tutti riconosciuti uguali ? Ebbene, no ! Purtroppo, il problema è stato questo: si è parlato di uguaglianza, di promuovere l'uguaglianza, ma poi, decidendo di non ancorare questa legge all'articolo 29, di fatto, ancora una volta, il principio di uguaglianza è stato violato. Ed è stato violato come ? Ricordiamo qualcosa di interessante ed importante: è stato espunto, in maniera chirurgica, dal testo di legge che approda in Aula oggi, ogni riferimento alla famiglia e familiare, con un'unica eccezione. Solo una volta, al comma 12, si parla di vita familiare; tutte le altre volte è stato tolto il riferimento alla vita familiare. 
Allora, dov’è l'uguaglianza di cui tanto ci riempiamo la bocca, quando non concediamo alle persone omosessuali di poter vivere anche loro effettivamente una vita familiare, indipendentemente dall'orientamento sessuale, che non dovrebbe essere un ostacolo a che si condividano effettivamente gli stessi diritti e gli stessi doveri ? 
Ma facciamo, a questo punto, un passo indietro, credo necessario, per mettere qualche puntino sulle «i» rispetto al concetto di uguaglianza, perché questo concetto mi sembra citato tante volte, ma, forse, non veramente capito. Tutte le volte che ho sentito citare questo concetto, anche in Commissione, dove per ore e ore e ore si è parlato di questo testo di legge, si è fatto ogni volta riferimento alla formulazione che del principio di uguaglianza faceva Aristotele, quindi stiamo parlando di secoli fa: quel principio in base al quale si dovrebbero dare cose uguali a persone uguali e cose diverse a persone diverse. Essendo le persone omosessuali diverse, dovrebbero avere, quindi, cose diverse. Ora, mi permetto di ricordare, anche se lo sappiamo già tutti, che all'epoca di Aristotele, nonostante Aristotele sia un grande filosofo, eravamo in una società in cui esisteva la schiavitù, in cui c'era una separazione tra gli uomini liberi e gli schiavi, gli uomini e le donne, e così via. Un dualismo, una gerarchia, e quindi non un uguale riconoscimento di tutti e di tutte; da allora di strada ne è stata fatta tanta. 
Mi permetto di ricordare una delle ultime formulazioni del principio di uguaglianza: la troviamo nel testo del 1971 A theory of justice di John Rawls. Cosa ci dice John Rawls in A theory of justice ? Ebbene, spiega che, quando si parla di giustizia, abbiamo, da un lato, il principio di uguaglianza, dare a tutti e a tutte le stesse cose quando si parla di diritti fondamentali e di libertà fondamentali; e, poi, il principio di differenza, cioè ridistribuire in maniera diversa diritti socioeconomici, distribuire in maniera diversa beni, risorse e ricchezze sulla base delle differenze. Ma, lo ripeto, le differenze devono essere prese in considerazione se e soltanto se restiamo sul lato socioeconomico, non quando si parla di diritti fondamentali e di libertà fondamentali. 
Ora, siccome quando si parla di amore e quando si parla di matrimonio, c’è la volontà di condividere gli stessi diritti e gli stessi doveri, non si dovrebbe decidere di prendere le persone omosessuali e rinchiudere all'interno di uno stretto recinto specifiche formazioni sociali. Perché ? Perché non dovrebbero avere accesso, queste persone, al matrimonio ? Perché non dovrebbero avere accesso anche loro allo statuto di famiglia ? 
È stato ricordato, ancora una volta più volte, anche oggi in Aula: la famiglia, la famiglia naturale, la famiglia tradizionale. Ora, mi permetto di ricordare l'articolo 29, dove si parla della famiglia: cosa ci dice l'articolo 29, parlando della famiglia ? La famiglia viene definita come una società naturale fondata sul matrimonio. Che cos’è questa proposizione, se non un ossimoro ? Società naturale fondata sul matrimonio. Perché o la società è naturale, e allora non ha bisogno di fondarsi sull'artificialità del diritto, oppure si fonda sull'artificialità del diritto, e allora non ha bisogno di essere naturale ! 
Qualcuno può dire: sto criticando i Padri costituenti ? Lungi da me, ovviamente; ma andiamoci a rileggere i dibattiti dei Padri costituenti: qual era il significato del termine «naturale», ribadito più volte in quest'Aula ? Il significato del termine «naturale» era per distinguere, separare la sfera pubblica «etatica» dalla sfera privata, ossia permettere alla famiglia di poter vivere secondo i propri desideri, i propri bisogni, condividendo diritti e doveri indipendentemente dall'interferenza «etatica». 
Ma, se questa è la definizione della famiglia, allora cerchiamo di non confondere tutto ! Io mi permetto di rivolgermi a tutti coloro che sono intervenuti prima di me, anche a Nicola Molteni, l'amico e collega Nicola: la Costituzione parla di società naturale fondata sul matrimonio, e non c’è nessun riferimento all'orientamento sessuale; allora non confondiamo tutto, perché le parole hanno un'importanza. Ricordiamoci cosa ci diceva Albert Camus: è solo nel momento in cui si nominano le cose in maniera corretta che si diminuisce la quantità di sofferenza che c’è nel mondo. E siccome noi siamo qui anche per diminuire la quantità di sofferenza che c’è nel mondo, dobbiamo prima di tutto cominciare nominando in maniera corretta le cose. 
Dicevo, allora, i problemi che ci sono in questa legge: espunti i termini «famiglia» e «familiare» praticamente ovunque; tanto per sottolineare il fatto che, no, non è vero che l'amore è amore: sarebbe stato bello, Micaela, se fosse stato questo ! Qui c’è un amore di serie A e un amore di serie B, tant’è vero che nell'articolo 11 è stato anche espunto qualcosa di importante, il dovere di fedeltà, il termine fedeltà: a cosa rinvia il termine fedeltà ? Ma rinvia proprio alla profondità del sentimento amoroso all'interno di una famiglia; rinvia al fatto che, quando si ama, si è presenti e togliere questo riferimento è una beffa: vuol dire immaginare e sottolineare da un punto di vista culturale che l'amore omosessuale non ha lo stesso valore dell'amore eterosessuale e che sarebbe per definizione promiscuo, e quindi incapace di fedeltà, e quindi incapace di durata, e quindi incapace di tutte quelle caratteristiche che noi riconosciamo al sentimento dell'amore, nel momento in cui si decide di condividere la propria vita e di portare avanti un progetto ! Ultimo problema, profondo, importantissimo, è stato già citato varie volte: l'espunzione dell'articolo 5 del testo discusso al Senato, noto come stepchild adoption. Anche qui qualche precisazione: non si parla di adozione esterna parlando di stepchild adoption; significava solo dare la possibilità anche alle persone omosessuali di avere accesso all'articolo 44 della legge n. 184 del 1983, ossia permettere al compagno e alla compagna del padre o della madre biologica di poter avere un legame giuridico con i bambini che già esistono, già vivono in queste famiglie e che però, a differenza di tutti gli altri bambini e di tutte le altre bambine, non sono protetti giuridicamente. Allora stiamo dalla parte dei bambini e delle bambine, ovviamente; ma stiamo dalla parte di tutti i bambini, stiamo dalla parte di tutte le bambine. Mi avvio alla conclusione, Presidente: perché sarebbe ancora lungo, bisognerebbe affrontare il discorso della paternità, della maternità... Mi permetto solo di ricordare cosa diceva Françoise Dolto, grande psicanalista infantile: i genitori sono sempre genitori adottivi. Bisognerebbe riflettere su questa frase: io non ho tempo, perché sono costretta concludere, e quindi concludo. 
Signor Presidente, io voterò questa legge perché è meglio del nulla e noi siamo coscienti del fatto che ci troviamo di fronte al nulla; ma – lo ripeto – niente trionfalismi, perché questa legge non è una svolta storica, questa legge non è qualcosa di rivoluzionario, questa legge arriva già vecchia. Arriva una legge in Italia che è stata approvata in Francia nel 1999: è una legge già vecchia ! 
Quindi, io la voterò, ma niente trionfalismi; anzi, da parte mia, io chiedo scusa ai miei fratelli gay e alle mie sorelle lesbiche, ai miei amici gay e alle mie amiche lesbiche, perché non sono stata capace – e parlo in mio nome – di difendere correttamente la loro dignità e la loro eguaglianza(Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Andrea Maestri).