Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora una volta siamo costretti a occuparci dell'onorevole collega Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario dai modi senz'altro controversi che, in più di un'occasione, è riuscito a far parlare di sé quasi mai per iniziative o provvedimenti assunti sua sponte.
Oggi l'Aula si occupa di un'altra vicenda che interessa il Sottosegretario, risalente al giugno del 2021 e che gira attorno a un video prodotto e pubblicato sui suoi canali social. Rispetto al quale gli è stato contestato il reato di diffamazione, con l'aggravante di aver recato offesa ad un rappresentante di un corpo giudiziario.
Ripercorriamo brevemente i fatti. Delmastro presenta un'interpellanza urgente il 15 giugno del 2021 e il giorno seguente pubblica un video di accusa al dottor Quirino Lorelli, procuratore regionale della Corte dei conti per il Piemonte, reo, a suo dire, di aver avviato un'istruttoria per danno erariale rispetto alla possibilità che la regione Piemonte avesse acquistato dei libri dedicati alle foibe da distribuire nelle scuole. Il video pubblicato da Delmastro reca le seguenti frasi, che vi riporto in maniera letterale. Riferendosi al dottor Lorelli: “l'eroe dei due mondi della sinistra giudiziaria, il Torquemada del pensiero unico. Quirino Lorelli, altresì detto Lorelli Quirino per gli amici”, e ancora “il Capitan fracassa della sinistra giudiziaria italiana”. “Ma come non sapete chi è?” chiede ironicamente Delmastro al suo pubblico social, “un volto così non si dimentica, è il Procuratore generale presso la Corte dei Conti presso il Piemonte [...] con il cipiglio autoritario che contraddistingue una figura di tale levatura, guardatelo bene: scrive alla regione Piemonte che deve rispondere entro sette giorni [...] con l'intelligenza e l'acume politico che traspare dallo sguardo”. Per poi concludere in bellezza rivolgendosi direttamente al dottor Lorelli: “tu non riuscirà ad infoibare nuovamente questa tragedia per via giudiziaria, ti staremo col fiato sul collo non ti molleremo mai”.
Come abbiamo già detto in Giunta noi non possiamo essere d'accordo con le conclusioni a cui è giunto il relatore del provvedimento che adotteremo a breve, che salva le espressioni usate da Delmastro per sancirne l'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione. Non possiamo condividere questa posizione perché non ricorra affatto uno dei due requisiti alla base della connessione funzionale che ci dovrebbe essere tra l'attività parlamentare e le opinioni espresse extra moenia dall'onorevole.
Mentre non si può discutere il legame di ordine temporale tra l'attività parlamentare e l'attività esterna, ossia tra la presentazione dell'interpellanza e la pubblicazione del video, tutt'altro che incontestabile è la sostanziale corrispondenza di significato tra gli atti parlamentari e le dichiarazioni esterne.
Ho letto le dichiarazioni di Delmastro e, di fronte a tanta violenza, tanta aggressività, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se quelle espresse dall'onorevole possano e debbano qualificarsi come opinioni, oppure debbano essere trattate per ciò che secondo noi sono: meri insulti. Perché, in questo secondo caso, non potremmo nemmeno invocare l'insindacabilità giacché l'istituto, ovviamente e fortunatamente, non opera in circostanze simili. Nel video incriminato Delmastro mostra a tutti i suoi follower il volto del dottor Lorelli, arrivando persino a ironizzare sull'aspetto fisico e sullo sguardo. Sebbene in modo sottile afferma che dal suo sguardo si evinca acume e intelligenza, usando toni sarcastici per suggerire, evidentemente, il contrario. Lo apostrofa come “Torquemada”, “Capitan fracassa della sinistra giudiziaria italiana”, assoggettandolo così a una fede politica, ad una filiazione ideologica che, secondo Delmastro, sarebbe all'origine delle attività giudiziarie contestate. E poi, dulcis in fundo, si consente di pronunciare una frase a mio avviso gravissima “ti staremo col fiato sul collo non ti molleremo mai”. Bene, se le prime espressioni possono chiaramente essere considerate insulti deliberati, quest'ultima cela un intento più profondo e feroce: “ti staremo col fiato sul collo non ti molleremo mai”.
Cos'è questa, Presidente, onorevoli colleghi, se non un'esplicita intimidazione verso il rappresentante di un organo giudiziario? Come si può trattare questa minaccia come una semplice opinione? Come si può credere o far credere che vi sia corrispondenza tra espressioni di tale violenza e l'atto parlamentare presentato sul medesimo tema?
Noi - lo ribadisco - non accettiamo che questo episodio passi sottotraccia, che venga liquidato sotto l'insegna dei toni enfatici o della mera provocazione. Se davvero abbiamo interesse a fermare la deriva del linguaggio, dei costumi del dibattito politico, dovremmo fare esattamente il contrario di ciò che sta per accadere oggi: condannare e stigmatizzare queste modalità, non chiudere gli occhi.
Per queste ragioni, dichiaro a nome del Partito Democratico, il voto convinto in favore della sindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Delmastro Delle Vedove.