Discussione generale
Data: 
Mercoledì, 31 Marzo, 2021
Nome: 
Michele Nitti

Doc. XXVII, n. 18-A

Grazie, Presidente. Desidero porre l'attenzione su alcuni temi che afferiscono in particolare al segmento della cultura e della formazione, con le Missioni 1 e 4. Come sappiamo, l'impatto della pandemia sulla cultura, sull'arte e sulle istituzioni educative e formative è stato molto violento e per questo non possiamo che leggere positivamente il significativo rafforzamento di risorse per la componente turismo e cultura dai 3 miliardi e mezzo iniziali agli 8 miliardi. Si tratta di un quantum considerevole che può ragionevolmente determinare una piena e strategica ripartenza di questi settori. C'è ancora chi lamenta un sottodimensionamento di queste risorse ma, come sappiamo, la vastità e l'imponenza del nostro patrimonio materiale e immateriale rendono difficile, se non impossibile, operare soddisfacendo pienamente le necessità legate alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio. Ciò che è utile ribadire, invece, è la dimensione trasversale, l'orizzontalità. Il Piano, infatti, suggerisce una strategia globale che galvanizzi gli interventi settoriali e delinei politiche coordinate ed integrate di più amministrazioni centrali. Questo Piano credo abbia permesso a tutti noi di fare anche alcune riflessioni. Penso a quella sui rapporti fra turismo e cultura, due ambiti che hanno una forte interazione che, però, rischia di trasformarsi da opportunità in problema, senza voler negare la fortissima capacità attrattiva che la cultura esercita sul turismo. Credo però sia necessario superare quella dimensione ancillare, quel rango di subalternità di una cultura ridotta a mero fattore turistico, senza che si preoccupi di incrementare le risorse cognitive delle comunità e gli elementi di coesione e di crescita sociale. È necessario inoltre superare quel dualismo, talvolta conflittuale, confliggente, fra il concetto di bene e quello di attività culturale. Nel Piano ci sono importanti investimenti sugli asset patrimoniali, dall'antisismica ai luoghi di culto e alle dimore private, ma la tutela del patrimonio va coniugata con la promozione del capitale umano, con la necessità di riattivare, dopo oltre un anno di fermo, sia le dinamiche sociali sia le ricadute occupazionali. C'è una legittima preoccupazione anche per il fatto che lo spettacolo dal vivo non venga mai citato in modo esplicito, proprio per quella concezione patrimoniale del patrimonio con interventi pubblici quasi esclusivamente immateriali. La risposta, come dicevo, può venire sia dall'orizzontalità del piano sia dal potenziamento del patrimonio immateriale, che porta con sé grandi benefici anche per la sua funzione socioeducativa. Il Piano, inoltre, introduce un altro grande argomento di dibattito - e parlo di cultura 4.0 - ponendo due grandi questioni: da un lato, il riconoscimento delle nuove professioni richieste dall'evoluzione tecnologica e digitale e, dall'altro, la necessità di un'integrazione potenziata fra scuola, università e luoghi della cultura. La vita culturale, infatti, è intimamente connessa all'istruzione e alla formazione; è opportuno che si parli di ecosistemi della cultura. Il contrasto alla povertà educativa e la promozione dell'interesse per la cultura e per la conoscenza passano, anzitutto, per la scuola e per l'università e le risposte del Piano su questi temi sono molto importanti: penso al potenziamento degli ITS e, in generale, al rafforzamento della formazione professionalizzante e al maggior raccordo tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Di grande rilievo appaiono anche le iniziative previste per il potenziamento delle scuole dell'infanzia e delle sezioni primavera. Sono fasi essenziali del processo di apprendimento cognitivo oltre che di acquisizione di capacità relazionali ed emozionali. In questo contesto dovrebbe essere dedicata grande attenzione agli interventi in materia di infanzia e adolescenza, in un quadro di politiche volte alla tutela e alla valorizzazione dei minori. Credo meriti di essere citato anche l'obiettivo dell'aumento del numero di laureati e quello della centralità strategica attribuita sia alla ricerca di base sia a quella applicata. Università, scuola e alta formazione sono, inoltre, ambiti profondamente connessi anche al tema dello sviluppo del pubblico nei luoghi della cultura e dello spettacolo. Bisogna tornare a parlare, adesso più che mai, anche di sostegno alla domanda, pensando a quei tre grandi punti dirimenti, i 17 obiettivi dell'Agenda 2030, l'equità di genere e il divario Nord-Sud. Su quest'ultimo punto concludo, dicendo che, per molti anni, la distribuzione delle risorse in diversi ambiti culturali ma anche in altri ambiti sociali, ha evidenziato tratti marcatamente sperequativi ai danni di alcune regioni, in particolare del Centro-Sud.

Penso anche alla distribuzione del FUS, il Fondo unico dello spettacolo. È molto importante, quindi, che si continui a perseguire, anche con questo grande Piano di ripresa, con la Missione 5.3, la strada della riduzione di questa forbice, di questo divario.

Sono questi gli elementi che ho ritenuto opportuno richiamare all'interno di quel complesso processo di valorizzazione del patrimonio culturale e formativo, proprio con l'obiettivo di potenziare le ricadute occupazionali e sociali a beneficio delle comunità, dei territori e, quindi, dell'intero Paese.