Grazie, Presidente. Oggi discutiamo sul rendiconto e sull'assestamento di bilancio. Ci apprestiamo a un passaggio che sembra molto formale e burocratico, ma in realtà sappiamo benissimo - e chi si occupa di bilancio lo sa ancora meglio, ma lo sa tutto il Parlamento - quanto dietro ai numeri si nascondano scelte politiche profonde, o mancate scelte, e quindi quanto dietro ai numeri ci sia la vita delle persone.
E tra queste cose penso che dovremmo valutare, quando parliamo di numeri, di bilancio, di rendiconto e di assestamento, l'impatto che le scelte politiche, e quindi i tagli o le maggiori spese, abbiano avuto sulla vita delle persone e ci dobbiamo chiedere quanto le scelte di bilancio abbiano contribuito a quell'uguaglianza non formale, ma sostanziale, che l'articolo 3 della Costituzione sancisce, Costituzione su cui questo Governo ha giurato. Quanto noi abbiamo contribuito? Quanto questa legge di bilancio ha contribuito? Quali ostacoli di ordine economico e sociale - quelli che limitano la libertà e l'uguaglianza vera (quella sostanziale e non formale) - avete rimosso?
Purtroppo, la risposta, al netto della propaganda e della comunicazione, su cui siete bravissimi - probabilmente i migliori di tutto questo Parlamento e anche dei precedenti - è davvero vuota e desolante: l'Italia, le italiane e gli italiani non stanno affatto meglio. E, al netto dei racconti che “TeleMeloni” ci propina ogni giorno, la realtà e i numeri - anche i numeri - sono in realtà ben diversi. Non basta nemmeno - lo dico, per suo tramite, Presidente, anche alla collega che mi ha preceduto - il racconto dei conti in ordine, che, da un certo punto di vista, ci sono. Non basta il nuovo rating, di cui, sicuramente, tutti possiamo essere contenti. Non basta nemmeno l'annuncio dell'uscita prossima dalla procedura di infrazione. Non bastano, perché i numeri invece ci raccontano di una realtà in cui le persone e le imprese fanno fatica. Questi numeri, che ci avete presentato oggi, ci raccontano, ad esempio, di una cassa in profondo rosso e di un saldo che migliora in gran parte, perché c'è l'inflazione, che, però, colpisce le persone. Non basta, perché i numeri del Paese reale, come dicevo, sono altri. Ad esempio, i numeri dei dati Istat ci raccontano che quasi un italiano o italiana su dieci è in povertà assoluta.
Oggi, ce lo ha ricordato anche “Alleanza contro la povertà”, facendo proposte concrete anche in vista della prossima legge di bilancio.
Tra l'altro, di queste persone povere il 14 per cento sono bambini e adolescenti e penso che questo dovrebbe agghiacciare tutte e tutti noi che siamo in quest'Aula. Non potete fare nemmeno il giochino di scaricare sui Governi precedenti le colpe di tutto quello che non funziona che è un vostro mantra, anche perché ormai governate da ben 3 anni. Quindi, è un po' difficile scaricare sui Governi precedenti. Non avete voluto approvare il salario minimo, se non ieri, al Senato, una delega in bianco, cancellando tutto il lavoro delle opposizioni. Il risultato è che l'Eurostat ci dice che il 10,2 per cento dei lavoratori è povero, con un aumento importante, al 9 per cento, di lavoratori poveri a tempo pieno. Quindi, ormai, le persone che lavorano non hanno più una garanzia di uscire dalla povertà e questo è grave. È una di quelle cose di cui quei numeri, che ci avete presentato, avrebbero dovuto occuparsi. Inoltre, 5,8 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi. Le liste d'attesa non ve le devo nemmeno raccontare, ma voi ancora vi vantate che il Fondo sanitario nazionale è cresciuto rispetto ai Governi precedenti, cosa che, come ci ha ricordato in quest'Aula anche la segretaria Elly Schlein, è successo in tutti i Governi, perché ancora non avete capito che la spesa sanitaria si misura su spesa sanitaria rispetto al PIL e, su questo, purtroppo, siamo sotto la media europea e sotto la media OCSE.
E, a proposito di media europea, a giugno, Giorgia Meloni, davanti alla platea di Confcommercio, si vantava, rispetto alla crescita, che l'Italia faceva meglio della Francia e della Germania. Peccato che i dati, ancora una volta, hanno smentito la sua propaganda. Lo ha detto anche la collega Carmina prima. Dopo il meno 0,1 per cento di crescita nel secondo trimestre, oggi siamo con dati che ci raccontano di una crescita inferiore alle aspettative: 0,5 per cento per quel che resta dell'anno e 0,7 per cento nel 2026, il tutto quando abbiamo ancora quella leva del PNRR, che - abbiamo ascoltato anche oggi durante il question time - purtroppo voi non avete voluto sfruttare appieno.
E qui cito una cosa sulle tante che potrei citare: il numero dei posti nido. Avete tagliato di oltre 100.000 il numero dei posti nido, che, grazie al PNRR, avremmo potuto creare. Questo significa donne che vedranno ricadere sulle loro spalle, e sempre e solo sulle loro spalle, la cura familiare. È un'occasione persa per tutta l'Italia.
Ma ancora, a proposito di numeri che ci raccontano un sogno molto diverso da quello che invece Giorgia Meloni ci propina su “TeleMeloni”, guardiamo alla produzione industriale, che è calata per 25 mesi di fila e a una significativa crescita delle ore di cassa integrazione autorizzate. Avete raccontato anche di aver ridotto le tasse: il vostro pallino da prima, dalla campagna elettorale, e poi in tutte le leggi di bilancio. Peccato che siamo al record, dal 2020, della pressione fiscale: siamo al 42,5 per cento. E qua, i numeri, quei numeri che oggi ci venite a propinare, raccontano una realtà assolutamente diversa.
Voglio dire che, se queste sono le premesse che ci avvicinano alla legge di bilancio, peggio ci sentiamo. Peggio ci sentiamo, perché tra condoni e rottamazioni (siamo alla quarta), oggi, perfino il Vice Ministro Leo ci dà ragione. Oggi, sulle colonne de La Stampa, il Vice Ministro Leo racconta che la Lega vuole propinarci l'ennesima rottamazione e dice che servono paletti. Cito il Vice Ministro Leo: “Negli anni passati si è riscontrato che la gente, che avrebbe potuto pagare, l'ha usata pretestuosamente”. Sì, “pretestuosamente”, ha detto il Vice Ministro Leo. Noi lo dicevamo da tempo che avremmo dovuto non far pagare sempre agli stessi, a scapito di sempre gli stessi, perché è quello che state facendo. E questo credo sia assolutamente contrario alla Costituzione, che ho citato prima, su cui avete giurato.
Poi, c'è un altro dibattito surreale che anche oggi leggiamo sui giornali e di cui sentiamo parlare da un po'. Mentre le persone fanno fatica e le imprese devono fare fronte ai dazi - ancora non sappiamo le conseguenze e soprattutto non abbiamo visto nessun piano messo in campo dall'Italia -, mentre le nostre imprese pagano il prezzo dell'energia più alto di tutta Europa, Tajani dice “no” a nuove tasse - cito - per cittadini, imprese e banche. Come se le banche fossero equiparabili ai cittadini e alle imprese! E qui gli risponderei con le parole del Ministro Giorgetti che dice che le banche hanno fatto utili stratosferici. Allora, per una volta, mi auguro, che, in vista di questa legge di bilancio, l'abbia vinta il Ministro Giorgetti e chieda davvero quella tassa sugli extraprofitti delle banche, di cui l'Italia ha bisogno e di cui hanno bisogno le cittadine e i cittadini per potersi curare e per vedere rispondere a quei bisogni pressanti che oggi vediamo non dai vostri numeri, ma da altri numeri.
Io credo - chiudendo - che quello che dovremmo fare è riuscire a dare un'anima a questi numeri, un'anima sia al Rendiconto e all'assestamento, sia alla legge di bilancio che oggi, in questi giorni, a inizio ottobre, inizia il suo percorso. Quello della legge di bilancio è il momento più importante per il Parlamento e per l'Italia.
Allora, diamogli un'anima vicina alle persone: l'anima di un Paese che, davvero, con le sue scelte, realizza quell'articolo 3 e rimuove gli ostacoli sostanziali per dare uguaglianza vera a tutte le persone; l'anima di un Paese che si occupa di chi un lavoro non ce l'ha, di chi un lavoro ce l'ha, ma è sfruttato e guadagna troppo poco, di chi non riesce a pagarsi l'affitto; l'anima dei giovani che decidono di andarsene via dall'Italia, perché qui non trovano una vita dignitosa e di quelle donne che vorrebbero fare una famiglia, ma non possono, perché ancora la cura grava solo su di loro.
Ecco, diamo un'anima a questi numeri, perché, in fondo, è questo il vero senso della politica.