Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 24 Settembre, 2025
Nome: 
Silvio Lai

A.C2536​ e A.C. 2537

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, io non so se gli esponenti della maggioranza che hanno parlato sino a questo momento hanno letto effettivamente, oltre al titolo che i giornali più accomodanti hanno fatto del rapporto OCSE pubblicato il 23 settembre, quello che c'è scritto davvero. L'OCSE dice questo per l'Italia: crescita anemica e sotto media dell'area euro; 0,6 per cento contro 1,2 per cento . L'OCSE dice per l'Italia, su questo tema, che è la stretta di bilancio, come in Francia, che deprime la crescita, mentre invece in Germania l'espansione fiscale sostiene l'attività. L'OCSE dice che i consumi sono deboli e segnala il raffreddamento dei consumi privati in Italia, come in Francia, d'altronde, ma non nel resto d'Europa. Quindi, la domanda interna non compensa il freno esterno. L'OCSE segnala export stagnante, tariffe e incertezza che pesano. Dice che noi abbiamo le barriere commerciali più alte e c'è l'incertezza che frena gli scambi e gli investimenti; l'Italia, che è manifatturiera, ne risente più della media. L'OCSE dice: inflazione alimentare, pressione sopra la media. Tra i Paesi dove il rincaro del cibo è montante l'OCSE mette anche l'Italia. Poi, erosione del potere d'acquisto e rischio di nuove tensioni sui salari nominali. Nei mercati del lavoro sull'Italia i segnali sono misti: disoccupazione in calo, ma rallentano le ore lavorate e la crescita salariale reale; senza produttività la disinflazione può incepparsi. Sull'Italia l'OCSE dice ancora: rischio fiscale in primo piano; l'OCSE mette in guardia l'Italia dai rischi fiscali e invoca percorsi credibili di aggiustamento a medio termine.

Potrei continuare, perché ci sono almeno dieci segnalazioni di emergenza. Ma soprattutto il dato che viene fuori da quel rapporto dice che quello che c'è scritto dentro i due documenti che oggi stiamo esaminando, cioè il rendiconto e l'assestamento 2025, sono numeri che rappresentano soltanto degli aggiustamenti contabili. La realtà dice altro, perché se sono letti insieme emerge con chiarezza il paradosso.

Il Governo si vanta di avere conti in ordine ma la realtà è un bilancio che regge solo sulla carta, mentre la cassa è in rosso e le priorità di spesa sono rovesciate rispetto ai bisogni del Paese.

Allora, salvo che l'OCSE non sia una pericolosa enclave comunista, quelli sono i dati oggettivi su cui gli investitori internazionali valutano la credibilità dell'Italia. E non è un caso che lo spread italiano sia uguale a quello francese che è in piena crisi politica. Quindi, altro che stabilità come effetto straordinario di questi conti che sono solo sulla carta.

Per quanto riguarda i dati ufficiali, lo dicono i numeri, c'è, da una parte, la facciata e, dall'altra, c'è la sostanza. Il confronto con i dati OCSE è drammatico. Il risultato che il Governo sbandiera, come segno di virtuosità, in realtà, viene smentito anche dai dati di cassa. Abbiamo 139 miliardi di indebitamento netto (è scritto nel documento), il saldo netto da finanziare è di 151 miliardi, il ricorso al mercato è di 435 miliardi di nuovo debito collocato e i pagamenti sono superiori agli incassi di oltre 30 miliardi. Ecco, qual è la realtà. In competenza c'è un avanzo, sì, 11 miliardi, e in cassa c'è un profondo disavanzo. È lo scollamento tipico di un bilancio che vive solo di artifici contabili.

Ora la maggioranza ci dice che il miglioramento dei saldi è frutto di rigore e di politiche di bilancio serie. In realtà, il saldo migliora soltanto perché le entrate sono gonfiate da un'inflazione e dalla crescita nominale, non certamente per scelte strutturali della spesa, tant'è vero che siamo dentro una pressione fiscale che è ormai al 42,7 per cento: la più alta negli ultimi anni. Siete diventati la coalizione delle tasse , voi che dicevate che eravate quelli, invece, che le avrebbero abbassate!

E non ci state riuscendo - se fosse davvero un risparmio, oggi avremmo meno debito e meno spesa per interessi - perché la dimostrazione è che il debito è il più alto mai in assoluto (siamo sopra i 3.050 miliardi) e la spesa per interessi è in crescita e le voci di spesa sono esplodenti. Crescono quelle che a voi interessano, mentre istruzione, università, ricerca e sanità arretrano. Non lo dico io, lo dice la pericolosa organizzazione comunista dell'OCSE, internazionale comunista evidentemente. Siamo ultimi nei Paesi OCSE per l'istruzione e siamo tra gli ultimi per le spese sulla sanità, perché siamo ritornati al dato nominale del 2010.

Insomma, altro che rigore! Questo è un bilancio che vive di inflazione e che scarica i costi sui cittadini e le famiglie. E sapete perché? Perché il vostro è un sovranismo di facciata. Avete detto di “sì” a tutte le autorità internazionali che vi hanno detto cosa fare e avete detto di “sì” anche agli Stati Uniti quando ci hanno imposto dazi vergognosi e destruenti e il 5 per cento di spesa militare all'anno. Adesso qui ci sarebbe da fare una battuta, ma la rimando a un altro momento.

Un altro dato che emerge dal Rendiconto - giusto per parlare dell'efficienza, dato che da tre anni governate questo Paese - è che lo Stato italiano è il peggior pagatore d'Italia. Forse non l'avete mai guardato, ma basta vedere il dossier della Camera dei deputati e del Senato, a pagina 61. L'indicatore di tempestività dei pagamenti delle amministrazioni non è neanche confrontabile con i dati del MEF sul portale “fatture” e fotografa la realtà di imprese che aspettano mesi per essere pagate dallo Stato. Siamo in pieno PNRR, ma la pubblica amministrazione continua a non saper spendere e a non saper pagare le imprese.

Ora un punto che vorrei, in qualche modo, rappresentare è questo. Da una parte, avete accettato la nuova governance europea con una serie di regole che potevano essere trattate sicuramente in maniera migliore, ma avevate in qualche modo l'ansia di apparire efficienti e di apparire adeguati con l'Europa. In questo modo state facendo pagare un conto agli italiani piuttosto grave. Ma dentro queste tematiche internazionali c'è una contraddizione politica. Avete sempre detto - l'ha detto la Presidente Meloni, signor Presidente - che gli investimenti in sanità non si misurano con la percentuale del PIL, cosa che invece si fa in tutto il mondo. Però, vi siete immediatamente piegati a valutare gli investimenti in difesa e in armi, invece, con la percentuale sul PIL. Ora, delle due l'una: o vale per una cosa e vale anche per l'altra, oppure non vale per entrambi.

Allora, anche qui c'è una gerarchia: per la salute “no” la percentuale di PIL, per le armi “sì”. E io vorrei, in qualche modo, segnalare altre due questioni. Primo, ci vuole trasparenza sull'operazione bancaria e sull'operazione per la quale avete usato il Monte dei Paschi di Siena, autorizzandolo a fare operazioni bancarie private, sulle quali i contribuenti hanno messo già 7 miliardi per tenere in piedi MPS. Per adesso quelli che ci hanno guadagnato sono soltanto gli azionisti privati che avete accompagnato nell'operazione Mediobanca: Delfin quasi 850 milioni e Caltagirone 400 milioni. Allora, lo schema è molto semplice.

Qui, il rischio è questo: se l'operazione andrà male, pagherà lo Stato, come è successo già una volta per recuperare MPS; se, invece, va bene, quelli che guadagneranno sono i privati che voi avete accompagnato. Insomma, quanto è costata veramente? E quanto costerà questa operazione ai cittadini italiani? Quali sono le garanzie che ci sono? Quali trasparenze ci sono dentro questo tema?

Secondo tema: dentro questo Rendiconto c'è una questione che riguarda gli enti locali.

Voi avete, in questi due anni, fatto pagare i conti non soltanto ai cittadini e alle imprese con le vostre finanziarie, ma soprattutto agli enti locali. Per due anni di seguito. Ma stiamo parlando di miliardi, di miliardi! Ora, che paghino imprese e cittadini non vi frega. Ma per quanto riguarda i sindaci, state scaricando su quelli che sono l'ultima frontiera nel rapporto con i cittadini, e sono anche i vostri, che stanno zitti - che stanno zitti - per accompagnare in qualche modo quello che dice il Governo. Ma, in realtà, stiamo sacrificando le autorità che nei territori ancora hanno la credibilità dei cittadini. Ne vale davvero la pena? Sono loro che devono pagare i vostri disinvestimenti sugli enti locali? Concludo, perché la critica è giusta, ma ci sono anche proposte. Questo Assestamento viene presentato come una manovra tecnica, ma in realtà - come ho detto - fotografa scelte del Governo e anche, in parte, la sua paralisi: rafforza gli stanziamenti per la difesa, gli incentivi, non destina risorse straordinarie alla sanità e congela Poste in attesa della legge bilancio 2026. Sulla legge di bilancio 2026 dico soltanto questo, grazie, Presidente, concludo: i primi segnali che arrivano dalla manovra 2026 sono il tentativo di nascondere ancora la polvere sotto il tappeto. Perché di fronte a un'economia ferma, a un PIL che ristagna, a una produzione industriale che langue, ai dati che danneggiano l'export, al fatto che lavoriamo di più, ma guadagniamo di meno e che aumentano le disuguaglianze, ancora in questa legge di bilancio, i primi segnali sono che si tenterà di dare ancora spazio a quelli che le tasse non le pagano, che rendono diseguale questo Paese e che rendono impossibile credere al vostro lavoro. Per questo il Partito Democratico voterà contro.