Data: 
Mercoledì, 30 Novembre, 2022
Nome: 
Arturo Scotto

Grazie, signor Presidente. Ernesto Abaterusso non avrebbe apprezzato una commemorazione retorica, se non addirittura una descrizione sentimentale della sua lunga e complessa militanza politica. Ernesto era una persona combattiva, che pesava sempre le parole, con un carattere ruvido e allo stesso tempo dolcissimo, capace di sprazzi di ironia tipici di un uomo della terra del profondo Sud e di generosità nello scontro politico, senza mai tirarsi indietro se c'era da affermare un punto di vista critico e autonomo. Ernesto era uno di quelli che non avrebbe mai abbassato il cappello davanti a nessuno; conosceva il significato della parola “ribellione”, ma allo stesso tempo sapeva quanto, del mestiere della politica, faceva parte anche la capacità di ottenere risultati parziali, conquistati nella difficile costruzione quotidiana di obiettivi di miglioramento della condizione sociale di chi lavora. È stato militante e uomo delle istituzioni insieme, costruttore di mille vertenze e allo stesso tempo uomo colto e curioso, profondamente legato alla Puglia, come teatro principale della sua battaglia delle idee. Fu deputato nell'XI e nella XIII legislatura, sindaco della sua Patù e consigliere regionale, militante e dirigente del PCI e delle sue trasformazioni, fino alla fondazione nel 2017 di Articolo 1, di cui è stato autorevole, nonché indimenticabile, segretario regionale fino alla fine dei suoi giorni. Tutto si poteva dire a Ernesto, eccetto che la sua non fosse stata una scelta di vita tanto meditata, quanto radicale. Scrive nel suo libro, Una sola passione. Storie di politica al sud, queste parole molto forti: “Ho incontrato tantissime persone della mia generazione che, con impegno e in maniera totale, si misero al servizio del prossimo. Nessuno di loro - tanto meno io -, quando ha iniziato ad appassionarsi alla politica intesa come servizio per gli altri, ha minimamente pensato di poter un giorno accedere al godimento di privilegi. Coloro che pensavano a questo, a ritagliarsi una vita più tranquilla, sceglievano legittimamente di fare i professionisti, gli avvocati, i medici, i giornalisti e i notai. Quelli che sceglievano la strada che avevo scelto io erano alla stregua di pazzi. Negli anni Settanta la maggior parte dei miei coetanei passava il suo tempo in discoteca, io lo passavo vicino alla radiolina, avido di notizie sulla guerra in Vietnam. Loro sceglievano la strada più comoda, accodandosi al potere imperante; io andavo di notte ad attaccare i manifesti e ad organizzare manifestazioni contro quel potere. Adesso quelle stesse persone accusano me di far parte della casta da sopprimere”. In queste pagine c'è Ernesto Abaterusso in purezza ed il racconto di una generazione che ha sempre rivendicato la bellezza della politica come strumento di crescita e di emancipazione collettiva, che ha lavorato perché la sinistra italiana completasse il suo percorso originale verso l'orizzonte delle grandi socialdemocrazie europee. Ci stringiamo al dolore della famiglia, ai figli Enrico e Gabriele, ai suoi tanti nipoti e alla sua nipotina, Maria Antonietta, così giovane e già così curiosa verso le cose del mondo. Buon viaggio, Ernesto. Hai affrontato una malattia terribile, aggrappandoti coraggiosamente alla vita; tu che hai interpretato - come tanti della tua generazione - la tua vita innanzitutto al servizio della vita degli altri.