Data: 
Martedì, 23 Gennaio, 2024
Nome: 
Silvio Lai

Signor Presidente, colleghe e colleghi, se fosse stato solo un calciatore oggi non staremmo probabilmente a ricordarlo tutti quanti insieme in quest'Aula. Parliamo di Gigi Riva, ieri è scomparso a Cagliari all'età di 79 anni un calciatore, un grande atleta, un uomo però soprattutto di valore e di valori. Per l'Italia - perché lui non era soltanto per noi un sardo - è scomparso un campione, era il trascinatore della nazionale di calcio campione d'Europa nel 1968, il vicecampione del mondo nel 1970, in Messico, lo straordinario protagonista di quella semifinale dell'Azteca, finita 4-3 tra Italia e Germania, che tutti quelli che hanno la mia età non possono che ricordare. Riva è stato un grande sportivo, il giocatore che più ha segnato la nazionale di calcio, un primato insuperato ancora oggi, ma è stato anche il giocatore e il protagonista non giocatore dei Mondiali vinti nel 2006, a Berlino, l'uomo che - lo riconoscono i suoi ragazzi, giocatori allora ventenni, venticinquenni, quindi, dei ragazzi - a cui lui ha lasciato il segno come solo un padre e un maestro possono lasciarlo. Sempre presente, l'uomo del consiglio, del sostegno paterno, del giudizio fermo e severo quando necessario e quanto rispettato. L'uomo pronto a sostenere con gioia il valore dell'impresa realizzata come se fosse stato lui a compierla, il padre e il maestro che tutti vorrebbero avere e che lo sport spesso fa trovare nel nostro cammino, nella nostra strada della vita. Ed è di fronte a chi non trova lo spazio e il tempo di lasciare le cose è stato un esempio anche in questo, quando stanco ha lasciato il suo percorso, che sarebbe potuto continuare anche fino adesso. Ed è questa sua sensibilità che lo ha fatto sentire, da emigrato, da ragazzo inviato da giovanissimo in un'isola, un luogo lontano dalla propria famiglia, quanto impervio, come uno di casa, una casa che lo ha sempre rispettato e amato con trasporto, quanto con delicatezza. Quanto riservato e delicato nella vita fuori dal campo, Gigi Riva era forte e inarrestabile dentro il campo da gioco, l'uomo dei gol e delle imprese atletiche impossibili. Gianni Brera con la sua grande capacità di sintesi lo aveva dipinto con la pennellata di cui era capace e l'aveva nominato e poi rimasto noto così “Rombo di tuono”, una potenza fisica naturale senza aiuti della scienza, figlio della casualità genetica, un dono di Dio, speso per il bene, per dare un esempio e per la sua voglia di essere un esempio senza mostrarlo. Ma soprattutto nel suo percorso per dare uno scudetto, una cosa importante per il calcio, per quello che è il calcio è, ad una terra che aveva bisogno di avere di nuovo fiducia in sé, nel 1970. Ancora oggi la Sardegna e i sardi - ieri lo dicevano i medici che lo avevano preso in cura - lo devono ringraziare. E per quello che è stato, non solo come campione, ma come uomo di sport, uomo di famiglia, di società, dello stare insieme, anche l'Italia ancora lo deve e lo può ringraziare, tanto da spingere, Presidente, molti di noi a chiedere un riconoscimento ufficiale delle sue esequie. Grazie Gigi, sei stato il migliore di noi e il tuo esempio resterà scolpito in noi.