Discussione generale
Data: 
Lunedì, 28 Giugno, 2021
Nome: 
Lucia Ciampi

A.C. 544-A

Grazie, Presidente. Ringrazio il relatore e ringrazio tutta la VII Commissione per il formidabile e anche veloce lavoro che è stato fatto con grande determinazione e convinzione. Credo che il risultato che riusciremo ad avere a conclusione di questo lavoro sarà veramente un risultato che darà forza, autorevolezza e capacità al nostro Paese. Noi, con questo provvedimento, sul quale tutte le componenti politiche sono d'accordo e hanno condiviso un testo insieme, che è stato anche approvato dalla Conferenza Stato-regioni, come precedentemente è stato ricordato, prima di tutto sistemiamo una sezione della nostra formazione che non poggiava su una norma di legge organica. Questo è fondamentale: si è fatta sperimentazione per 12-13 anni, si sono portati a casa tanti risultati positivi, abbiamo potuto apprezzare molto il lavoro degli ITS, ma abbiamo anche potuto rilevare i punti di criticità. È arrivato quindi il momento, per l'Italia, per questa sezione di formazione e di istruzione superiore, di diventare europea. Noi soffriamo di un forte gap nei confronti di questa istruzione superiore: gli ITS Academy ci porteranno finalmente ai livelli degli altri Paesi europei.

Allora, illustre Presidente, onorevoli colleghi: grazie veramente di questo lavoro. Grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza potranno essere effettuate e perfezionate alcune delle riforme attese da anni e necessarie per rendere maggiormente efficace il sistema formativo e l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. È con queste finalità che iniziamo oggi la discussione del presente provvedimento, disposizioni per la riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore; ed è anche per questo motivo che l'approvazione di questa legge non può subire ulteriori ritardi, per poter quindi beneficiare delle risorse del PNRR. La Missione numero 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza interviene, infatti, su tutto il ciclo dell'istruzione e della ricerca, in risposta alle raccomandazioni specifiche della Commissione europea sull'Italia, che invitano a stimolare gli studi in campi attinenti ai settori ad alta intensità di conoscenza, con l'obiettivo prioritario di migliorare le competenze di base e la riduzione dei tassi di abbandono scolastico, e permettere allo stesso tempo di ridurre le distanze tra istruzione e lavoro, anche grazie alla riforma e allo sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (i cosiddetti ITS), colmando un gap che vede il nostro Paese fortemente penalizzato.

Attualmente, infatti, in Italia le percentuali di popolazione di età compresa fra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio di livello terziario sono pari al 28 per cento rispetto al 44 per cento di media nei Paesi dell'OCSE. I progetti e gli indirizzi già presenti nel PNRR si pongono l'obiettivo di rafforzare il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico, prevedendo un'integrazione dell'offerta formativa, l'introduzione di premialità e l'ampliamento dei percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti, coinvolgendo maggiormente il tessuto imprenditoriale dei singoli territori ed il sistema universitario. Queste misure puntano, quindi, al potenziamento dell'offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network con aziende, università e centri di ricerca tecnologica e scientifica, enti locali ed altri organismi e sistemi educativi e formativi.

Tra le molteplici e specifiche finalità presenti nel PNRR vi è, in particolare, l'incremento del numero degli ITS, il potenziamento dei laboratori con tecnologie 4.0, la formazione dei docenti per adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali, lo sviluppo di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali. Per queste finalità sono stati stanziati circa un miliardo e mezzo di euro; una cifra considerevole, venti volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia e che va ben spesa. L'obiettivo prioritario, sempre secondo il PNRR, è conseguire un aumento degli attuali iscritti a percorsi ITS, raddoppiando gli attuali numeri (direi decuplicandoli): 18.750, ma i numeri variano un pochino. Il numero dei frequentanti quest'anno era questo (più di 18 mila) e 5.250 diplomati all'anno. La carenza di manodopera qualificata nelle imprese, infatti, è un problema che ci trasciniamo da anni, che impedisce l'aumento del lavoro premiante equamente retribuito, che rappresenta una componente indifferibile per promuovere la crescita sociale ancora prima che economica, individuale e collettiva di un Paese moderno, giusto e solidale.

Oggi la lista delle professioni con maggiori difficoltà di reperimento è lunga: si va dagli operai specializzati nell'edilizia e nella manutenzione degli uffici a quelli metalmeccanici, elettromeccanici; dai tecnici della sanità e dei servizi sociali a quelli delle industrie tessili, abbigliamento e calzature, solo per fare qualche esempio.

Gli ITS, istituiti con la legge n. 144 del 1999, modificata nel corso degli anni, nascono infatti come scuole ad alta specializzazione tecnologica per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche. Gli istituti tecnici superiori (ITS) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante, secondo un sistema consolidato da alcuni anni anche in altri Paesi europei. Nel corso degli anni ne sono stati istituiti 110 correlati a 6 aree tecnologiche considerate strategiche per lo sviluppo economico e la competitività del Paese nei settori dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, delle nuove tecnologie della vita, delle nuove tecnologie per il made in Italy, servizi alle imprese, sistema agroalimentare, sistema casa, sistema meccanica, sistema moda, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, delle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e turismo. Gli ITS sono realizzati secondo il modello organizzativo della fondazione alla quale possono partecipare: un istituto tecnico professionale, statale o paritario, che risulti ubicato nella provincia sede della fondazione, una struttura formativa accreditata dalla regione per l'alta formazione, anch'essa ubicata nella provincia, un'impresa del settore produttivo cui si riferisce l'istituto tecnico stesso, un dipartimento universitario o altro organismo appartenente al sistema della ricerca scientifica e tecnologica, un ente locale. Gli istituti tecnici e professionali ne costituiscono gli enti di riferimento, pur conservando distinta e autonoma soggettività giuridica rispetto agli ITS. Ai percorsi si accede, previa selezione, col diploma di istruzione secondaria di secondo grado, o con un diploma professionale, conseguito al termine dei percorsi quadriennali di istruzione e formazione. Nonostante queste premesse, nei primi due anni di didattica, accanto a fattori di eccellenza, sono emerse alcune criticità: possibili freni della diffusione su larga scala dei super diplomi, scarso coordinamento istituzionale, eccessiva burocrazia e poche certezze sulle risorse a disposizione. Il legislatore in questi anni ha cercato in più occasioni di correggere questi elementi di criticità, mai però con un provvedimento organico - come dicevo prima - ma con parziali modifiche settoriali. In particolare, sono stati ampliati i percorsi di formazione dei singoli istituti, anche in filiere diverse. Con la legge n. 107 del 2015, per esempio, è stata data loro la possibilità di utilizzare finanziamenti di soggetti pubblici e privati per potenziare la propria offerta formativa. Con la legge n. 145 del 2018 sono cambiati i termini temporali per l'attuazione degli standard organizzativi delle strutture e dei percorsi degli istituti, nonché i criteri di valutazione dei piani di attività realizzati al fine di istituire nuovi ITS, o di accorpare eventualmente quelli già istituiti con la legge n. 160 del 2019. È stata altrettanto macchinosa la modalità di finanziamento: con la legge n. 296 del 2006 era stato istituito il fondo per l'istruzione e formazione tecnica superiore, successivamente con il DPCM 25 gennaio 2008 è stato disposto l'obbligo di cofinanziamento, da parte delle regioni, delle risorse statali; con la legge di bilancio 2018 il Fondo nazionale è stato incrementato per consentire al sistema degli ITS di aumentare la propria offerta formativa e, conseguentemente, di poter accrescere il numero di soggetti in possesso di competenze abilitanti all'utilizzo degli strumenti avanzati di innovazione tecnologica e organizzativa correlati; con le leggi di bilancio 2020 e 2021 sono stati, poi, stanziati finanziamenti ad hoc per la realizzazione e infrastrutturazione di sedi e laboratori coerenti con i processi di innovazione tecnologica 4.0, al fine di favorire, mediante il sistema degli istituti tecnici superiori, la diffusione della cultura tecnica e scientifica. Alla luce di quanto appena elencato, appare, quindi, evidente come sia oggi necessaria una riforma organica del sistema degli ITS, ora ridenominati Accademie per l'istruzione tecnica superiore o, più brevemente, ITS Academy, capace di coinvolgere un numero sempre maggiore di studenti, coerente con le nuove dinamiche del mercato del lavoro e capace di utilizzare al meglio le citate risorse presenti nel PNRR. Sono state sollevate in questi giorni alcune perplessità rispetto ai contenuti del provvedimento oggi in esame ed, in particolare, si è parlato di una riforma che porta un segmento del sistema formativo nazionale fuori dal perimetro pubblico. Quando si parla di finanziamenti pubblici è necessario vigilare attentamente sul loro utilizzo, ma un sistema di ITS autoreferenziale, non aperto e integrato con il tessuto economico e imprenditoriale territoriale, perde inevitabilmente la sua missione prioritaria, che resta quella di valorizzare un numero sempre maggiore di giovani disoccupati, o sottoccupati, potenziando le loro competenze e incentivando le loro aspirazioni. Il tasso di occupazione giovanile in Italia, soprattutto a causa dei citati ritardi e delle lacune della formazione professionale, è tra i peggiori in Europa: tra gli under 25 lavora soltanto il 16,7 per cento, contro il 31,4 dell'eurozona, mentre il tasso di disoccupazione è al 29,7, peggio di noi solo Spagna e Grecia. In questi anni il sistema degli ITS, nonostante difficoltà e poche risorse, ha dimostrato ottime potenzialità nell'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Queste potenzialità vanno ampliate, le criticità corrette e le sinergie con le imprese rafforzate per poter spendere al meglio gli ingenti finanziamenti già presenti nel PNRR. Queste sono le finalità della proposta di legge che oggi discutiamo, questi i motivi per fare presto e bene.