Data: 
Giovedì, 14 Maggio, 2015
Nome: 
Camilla Sgambato

A.C. 2994-A 

Signor Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghi, il provvedimento all'esame di quest'Aula rappresenta sicuramente una delle riforme più importanti che questo Parlamento sta affrontando, una sfida complicata accolta da critiche anche aspre, comprensibili forse, perché il mondo della scuola ha subito nel corso degli anni troppe riforme devastanti. 
Ma stavolta è diverso: se affrontiamo la discussione nel merito, senza pregiudizi e senza paura di cambiare, ci accorgiamo che oggi nel progetto vi è l'autonomia, così come definita dalla legge Berlinguer e che, per una serie di ragioni, si era incagliata nelle secche della burocrazia, vi è l'apertura delle scuole al territorio, vi è l'apprendimento per competenze, vi è la centralità dello studente, che evidenzia il pensiero lungo che vi è nella riforma, ma vi sono, soprattutto, tante risorse – quattro miliardi solo per l'edilizia scolastica – sia economiche che umane, con un piano assunzionale mai visto negli ultimi anni, nei quali si sono visti sempre e solo tagli. 
In queste settimane, con il costante contributo in Commissione del Partito Democratico, il testo è stato senz'altro migliorato, pur nel rispetto dell'impianto originario, che rimodula la scuola sulle esigenze di una democrazia complessa. Abbiamo lavorato giorni e giorni, noi, per ore, nell'assenza e nel silenzio incomprensibile dei deputati del MoVimento 5 Stelle, che si sono sottratti al confronto. 
Abbiamo lavorato per settimane per portare in Aula una riforma che fosse condivisa, che recepisse le istanze provenienti dal mondo della scuola, dagli insegnanti, dai dirigenti scolastici, dalle famiglie e dagli studenti. Quello che è venuto fuori è decisamente un progetto innovativo, coraggioso, in grado di offrire al nostro Paese la scuola di cui ha bisogno. E velocemente, perché già è stato detto tutto questa mattina dai colleghi che mi hanno proceduto, sulle novità più importanti, frutto del lavoro della Commissione. 
Il piano triennale dell'offerta formativa: rispetto alla prima versione, è stata introdotta una procedura secondo la quale il dirigente formula gli indirizzi, ma è il collegio dei docenti che lo elabora ed è il consiglio di istituto, dove siedono insieme studenti, famiglie e docenti, che lo approva. È, quindi, valorizzata la collegialità, in cui noi crediamo fermamente e che il mondo della scuola ci chiedeva. 
L'alternanza scuola-lavoro: non dico nulla su questo, perché è gi stato detto, tranne il fatto – è la novità che noi abbiamo introdotto – che anche i musei e gli istituti pubblici e privati operanti nel settore del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali potranno ospitare l'alternanza. Anche in questo modo siamo riusciti, quindi, a coniugare l'esigenza di avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro con quella dell'educazione all'arte e alla bellezza. Per la didattica innovativa, la Commissione ha previsto che in ogni istituzione scolastica si individuano, e non semplicemente si possono individuare, docenti che coordinano le attività del Piano nazionale scuola digitale. Questo significa che la didattica innovativa sarà coordinata da docenti formati ad hoc e capaci di fungere da riferimento per i colleghi sugli obiettivi del Piano. 
Gli ambiti territoriali, che tanto spaventano i docenti: vi sono docenti neoassunti con contratto a tempo indeterminato. È grave che l'onorevole Gallo non conosca il testo. Saranno di dimensioni provinciali e poi di reti di scuola, e definiti sulla base della popolazione scolastica, della prossimità delle istituzioni scolastiche e delle caratteristiche del territorio. È stato chiarito il fatto che il personale già in ruolo conserva la propria titolarità ed i sovrannumerari a richiesta confluiscono in un ambito territoriale. Niente arbitrio, dunque, e, soprattutto, nessun pericolo di licenziamento. 
La valutazione dei dirigenti, come contrappeso alla loro discrezionalità: sarà obbligatoria, attribuita agli ispettori, coerente con l'incarico triennale, con il profilo professionale e connessa alla retribuzione legata al risultato. Permettetemi una parentesi per quanto riguarda i dirigenti scolastici. Nel nuovo testo del disegno di legge è stato stabilito che i posti autorizzati per l'assunzione di dirigenti scolastici possano essere attribuiti, previo parere dell'ufficio scolastico regionale di destinazione, agli idonei inclusi nelle graduatorie regionali del concorso per dirigente scolastico nel limite massimo del 20 per cento. 
Questo rappresenta un piccolo, ma fondamentale, risultato per i dirigenti scolastici, in particolare della regione Campania, ai quali, ad oggi, non è stata concessa l'interregionalità. Ma, oltre a questi aspetti, senz'altro importanti e che ho brevemente illustrato, vi sono aspetti sui quali vorrei soffermarmi, in quanto fondamentali per le regioni complicate del Meridione d'Italia. Mi soffermo velocemente su questi punti, voluti fortemente dal Partito Democratico, per far luce su un'altra critica infondata rivolta alla riforma, questa volta dai colleghi di SEL, circa la trazione nordista che la ispirerebbe. Niente di più falso ! Infatti, tra gli obiettivi della riforma, troviamo quello di realizzare una scuola aperta che rappresenti un laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva. Troviamo quello di garantire il diritto allo studio e alle pari opportunità di successo formativo per gli studenti e l'educazione permanente per tutti i cittadini. Troviamo quello di innalzare il livello di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, quello di contrastare le diseguaglianze socioculturali e territoriali, di prevenire e recuperare l'abbandono e la dispersione scolastica, maggiormente diffusa nel Mezzogiorno. Abbiamo previsto, all'articolo 3, che nei periodi di sospensione dell'attività didattica, le istituzioni scolastiche e gli enti locali, anche in collaborazione con le famiglie interessate, le realtà associative del territorio, del terzo settore, promuovono attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive, da svolgersi presso gli edifici scolastici. Anche qui c’è tutta la vision di una scuola che si apre al territorio, nella consapevolezza che proprio la scuola è il più importante o in alcune realtà, addirittura, l'unico presidio di legalità. 
Tra l'altro, anche per quanto riguarda l'organico dell'autonomia per l'attuazione dei piani triennali dell'offerta formativa, si tiene conto della presenza di aree montane e di piccole isole. Come non riconoscere, dunque, la forte attenzione che permea tutta la riforma rispetto ai temi essenziali per le comunità del Mezzogiorno, perché nessuna resti più indietro ? 
E come non apprezzare la delega al Governo (articolo23) ad istituire un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni, costituito dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia, al fine di garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, nonché ai fini della conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori, della promozione della qualità dell'offerta educativa e della continuità tra i vari servizi educativi e scolastici e la partecipazione delle famiglie. 
Anche qui è del tutto evidente l'intenzione di colmare il divario di offerta tra le diverse regioni. 
Un altro aspetto, e concludo, riguarda il cinque per mille. A partire dal 2016, in sede di dichiarazione dei redditi, il cinque per mille potrà essere destinato anche alle singole scuole in base alle scelte delle famiglie ma venti per cento del flusso sarà destinato a quelle che hanno ricevuto di meno. 
In sostanza, il Fondo di perequazione sale dal dieci per cento (previsto dal testo originario del disegno di legge) al venti per cento che sarà ripartito tra le scuole che non raggiungeranno una soglia minima di risorse. 
Si dice, è poco ! Ma comunque è già un segnale. 
Come si può vedere, allora, siamo davanti ad un ambizioso progetto attraverso cui finalmente realizzare la Buona Scuola che vogliamo e di cui il Paese ha assolutamente bisogno. 
Credo in questa riforma a cui ho dato il mio modesto, ma convinto apporto e lo faccio non solo come parlamentare, ma anche come genitore e come insegnante, e pertanto ho contribuito con tutta l’ esperienza e l'emozione che 30 anni a contatto con i giovani mi hanno regalato. 
D'altronde ribadiamo che molti tra i membri della VII Commissione vengono dal mondo della scuola e quindi conoscono esattamente la realtà che stanno cambiando, a differenza di quanto affermano i detrattori della riforma. 
Mi auguro, nel pieno rispetto della libertà di sciopero, che non si arrivi ad azioni eclatanti ed illegittime che danneggerebbero solo gli studenti. 
Credo che questo sia senso di responsabilità da parte di tutti. 
Il Parlamento ed il Governo lo hanno mostrato mettendo in atto grande capacità di ascolto. 
E allora io invito tutti, anche i più critici, a guardare a questa riforma con uno sguardo di fiducia e di speranza, lasciando la diffidenza che è frutto di riforme sbagliate. 
Grazie a questa Riforma, grazie alla Buona Scuola stiamo cambiando l'Italia rendendola migliore ! Grazie !