Grazie, Presidente. Mi unisco anch'io alla richiesta urgente di avere in Aula la Presidente Meloni, credo che sia un dovere del Governo, mi stupisce che abbiamo ripreso i lavori di questa settimana dopo la decisione annunciata di un accordo di cui non conosciamo i contenuti e di cui scopriamo non sono definiti gli aspetti giuridicamente vincolanti; è un dovere del Governo venire in Parlamento e restituire in questa sede e al Paese i contenuti di quell'accordo e quali sono le prossime mosse che il Governo italiano deve fare. È un dovere nei nostri confronti, è un dovere nei confronti dei lavoratori, delle imprese italiane, di fronte a quella sberla, come l'ha definita il Presidente di Confindustria Orsini, commentando i dazi al 15 per cento che, invece, qualcuno nel Governo si ostina a definire come qualcosa di sostenibile.
Non è per niente sostenibile per un Paese che ha una produzione industriale bloccata da 26 mesi, che ha una crescita al minimo sul PIL, che ha sacche di povertà che crescono, un potere d'acquisto delle famiglie che si riduce di giorno in giorno e che vede interi settori colpiti pesantemente oltre che da un elemento di incertezza che si trascina da mesi, dall'effetto di dazi di cui non conosciamo in nessuna misura le compensazioni, le esenzioni. Guardate, noi abbiamo assistito in questi mesi ad una scena imbarazzante, a tratti anche surreale: prima Meloni ci ha spiegato che non c'era niente da temere, perché lei avrebbe fatto valere la sua amicizia, i suoi buoni rapporti con il Presidente Trump; poi ha minimizzato sulla questione dei dazi, ha cercato di dire con qualcuno, con le parole dei suoi Vicepremier che erano addirittura un'opportunità.
Nessuna influenza è stata esercitata dal Governo italiano, dalla Presidente Meloni, se non un'influenza negativa, nefasta nell'indebolire la posizione europea nella costruzione di un negoziato che avrebbe dovuto mettere in campo decisamente delle contromisure per colpire, in questa folle guerra commerciale, gli interessi delle big tech americane, gli interessi del mondo che sostiene queste scelte scellerate di Trump. Nulla di questo è avvenuto e in questi mesi, in queste settimane, quando bisognava esercitare un peso politico che l'Italia e anche altri Governi europei hanno e dovevano avere, si è invece indebolita ulteriormente una posizione dell'Europa che oggi si scopre del tutto, diciamo, di resa rispetto agli obiettivi molto chiari perseguiti dall'amministrazione americana.
Le è stato detto dai colleghi, quello che è stato condiviso è un accordo capestro di cui non conosciamo i contenuti fondamentali, cioè non sappiamo quali siano le compensazioni, le esenzioni, non sono mai state discusse, ma sappiamo invece molto chiaramente che abbiamo accettato supinamente i dazi al 15 per cento orizzontali, che non sappiamo quali saranno i settori merceologici esclusi e abbiamo accettato altre condizioni ancora più gravose, dopo avere detto di “sì” senza nessuna condizione all'aumento delle spese militari e aver cancellato l'entrata in vigore in vigore della tassa globale sui grandi capitali, sulle grandi multinazionali, che era necessario invece tenere come posizione, come strumento e come leva contrattuale.
L'acquisto per 750 miliardi in energia di GNL, l'acquisto di armi che noi ci impegneremo a fare nei prossimi anni dagli Stati Uniti, l'impegno a favorire investimenti europei per 600 miliardi sul territorio americano, cosa sono queste se non concessioni a costo zero di fronte a una totale assenza di chiarezza di qual è la responsabilità del Governo italiano? Perché oggi se le imprese sono in crisi, sono preoccupate e non sanno come reagire è anche perché qualche mese fa Giorgia Meloni aveva annunciato un grande piano di 25 miliardi di sostegno alle imprese. Dove è finito quel piano? Dove sono le misure per tamponare gli effetti di questa crisi, ma anche e soprattutto per rispondere con una vera politica industriale che non c'è, che manca, un grande piano di investimento che l'Europa dovrebbe mettere in campo sul modello del Next Generation EU per reagire a questa offensiva che rischia di gravare e di colpire pesantemente la nostra economia?
Su queste cose noi vi chiediamo di venire qui a confrontarvi in Aula, non è più possibile rinviare un confronto da cui siete sfuggiti per mesi. L'immobilismo, l'assenza di chiarezza, l'assenza di risposte è una condizione che non possiamo più accettare e chi si dipinge come difensore degli interessi italiani dovrebbe sentire il dovere morale di venire qui a spiegare e a rappresentare di fronte al Parlamento. Per questo chiediamo al Presidente Fontana di attivarsi per avere, in questi giorni, una informativa urgente della Presidente Meloni.