Data: 
Martedì, 16 Settembre, 2025
Nome: 
Giuseppe Provenzano

Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, perché noi non possiamo andare avanti come se nulla fosse, mentre Gaza brucia. Queste sono le parole di esultanza del Governo italiano e sono le stesse parole per cui il mondo intero guarda lì, attonito e sgomento, e si chiede cosa fa il Parlamento, cosa fanno i Governi, cosa fanno le istituzioni, cosa facciamo tutti noi. Cosa fa la politica? Per questo chiediamo alla Presidente del Consiglio di rendere comunicazioni a quest'Aula, non le solite informative inutili di qualche Ministro ma comunicazioni ad horas, in cui ciascuno di noi è chiamato a votare da che parte della storia vuole che stia l'Italia).

È un dovere di ciascuno di noi, nel giorno in cui persino una commissione delle Nazioni Unite parla di genocidio, nel giorno in cui l'invasione di Gaza con l'esodo dei palestinesi rappresenta, con la copertura politica di Donald Trump e degli Stati Uniti, non solo un atto atroce, non solo un errore che porterà ancora più morte e distruzione, e che pagherà non solo il popolo palestinese martoriato ma anche lo stesso popolo di Israele (perché a guerra infinita risponde terrorismo infinito), ma un crimine. L'invasione è un crimine, è un crimine di aggressione, sta nello Statuto di Roma e questa parola dovrebbe dirvi qualcosa. E il crimine di aggressione merita la condanna unanime di questo Parlamento, ma non basta, perché abbiamo non solo il dovere morale, ma anche l'obbligo giuridico internazionale di fermare tutto questo, e perciò servono azioni, atti.

È insopportabile la doppia morale di non assumere nei confronti di Netanyahu le stesse decisioni che abbiamo assunto nei confronti della Russia di Putin, di fronte allo stesso crimine. Torniamo qui a chiedere sanzioni, sospensione degli accordi di associazione con Israele, del Memorandum di cooperazione militare, di difendere la Corte penale internazionale, di fare tutte le pressioni politiche, diplomatiche e commerciali per fermare tutto questo, l'embargo totale di armi, che significa anche impedire il transito dal nostro territorio, dai nostri porti. Chiediamo di convocare l'ambasciatore israeliano per esprimere non solo tutta la nostra condanna, ma per comunicare queste nostre decisioni, insieme al riconoscimento della Palestina, e per chiarire anche un'altra cosa, Presidente: che un attacco alla Flotilla verrà considerato un attacco nei confronti anche nostri.

Perché, vede, l'Europa, anche grazie alla nostra azione (dei socialisti e democratici), finalmente si è svegliata. Lo ha fatto con colpevole, colpevolissimo ritardo, ma ha finalmente annunciato sanzioni, misure precise. Ha capito che sta perdendo la faccia di fronte al mondo con la sua ipocrisia, la sua incoerenza, la sua doppia morale e il suo immobilismo. Ma il problema è che a causa di questo immobilismo c'è il Governo italiano, che a queste misure si è sempre opposto, fino all'altro giorno. Oggi l'inazione non è più un'opzione, è complicità. Non vi piace questa parola? Guardate che non piace nemmeno a noi, non piace nemmeno a me e allora venite qui e agite, anzi noi diciamo: agiamo insieme perché è in gioco guardate - e chiudo, Presidente - anche la nostra sicurezza. Gaza ci riguarda non solo perché è un attacco ai cardini del mondo che abbiamo costruito basato sulle regole, sul diritto internazionale; Gaza ci riguarda perché rischia di portare alla guerra nel Mediterraneo. Ma l'avete visto il vertice a Doha? L'avete visto? Altro che Accordi di Abramo di cui vi siete riempiti la bocca per anni. L'attacco al Qatar è stato un attacco ai negoziati e c'è un'idea dietro che non è solo la guerra infinita di Netanyahu, magari per mantenere il potere o per scampare alla giustizia, è la guerra grande ed è l'escalation che vuole portare allo “scontro di civiltà” più volte invocato da questo Governo messianico.

E allora bisogna dirlo con chiarezzaMa come fate a chiacchierare? Come fate a parlare tra di voi ? Ma bisogna dirlo con chiarezza che quella non è la nostra guerra, di nessuno di noi qui dentro; che quella non è la nostra civiltà! Quella di Netanyahu è la negazione della nostra civiltà! Non è democrazia, è la morte della democrazia. La democrazia la rappresentano in Israele le famiglie che stanno protestando di fronte alla casa di Netanyahu e che piangono i loro ostaggi o gli oppositori o i giudici dell'Alta Corte che chiedono di non affamare le persone. Lo scontro di civiltà è una minaccia anche a noi, perché questa semina d'odio la pagheremo per decenni nel Mediterraneo e la pagheremo non con le fantomatiche minacce di Salvini, ma con il terrorismo, con la paura, con la guerra, non è il lavoro sporco che fa per noi.