Data: 
Giovedì, 10 Luglio, 2025
Nome: 
Andrea Rossi

Grazie, Presidente. All'indomani di quella che è la sentenza di primo grado del processo “Angeli e demoni”, io ritengo doveroso, Presidente, avanzare in quest'Aula una richiesta di informativa urgente della Ministra Roccella, per conoscere quale sia lo stato oggi delle politiche a tutela dell'infanzia e dei minori nel nostro Paese. Perché lo chiedo oggi? Lo chiedo oggi perché, poche settimane fa, è stato presentato all'Autorità garante dell'infanzia un dato sull'adolescenza che dice che tra il 2018 e il 2023 i casi di maltrattamento rilevati sono aumentati del 58 per cento e l'87 per cento si registrano all'interno dell'ambito familiare.

Ecco, questi sono i numeri che fanno sì che, da quel 2019 a oggi, quel sistema ha subito un cambiamento profondo. Vedete, dietro quei numeri ci sono bambini, ci sono famiglie, che non riescono più ad avere fiducia. Sono passati sei anni, sei anni esatti. Proprio da questi banchi, sei anni fa, intervenivo per chiedere rispetto e premura, perché quella che è una vicenda dolorosa e complessa è stata, fin da subito, oggetto di una strumentalizzazione politica vergognosa. Lo dicevamo oggi e lo ripetiamo ancora con più forza: non si può ridurre il dolore di famiglie, bambini, operatori sociali a uno slogan, non si può usare una comunità come capro espiatorio con superficialità e violenza verbale. Quella vicenda deve essere guardata con rigore certo, ma anche con umanità, con lo sguardo di chi conosce quei territori, quei servizi, quelle persone; con lo sguardo di chi sa quanto lavoro silenzioso, difficile, quotidiano ci sia dietro ai servizi sociali, alla persona, e quanto questi stessi servizi debbano essere sostenuti con politiche economiche, anche dal Governo. Ecco perché io penso che sia importante, oggi, questa informativa. Si chiedeva rispetto allora, lo chiediamo ancora oggi, perché molte di quelle persone le conosco, conosco le loro famiglie, le ho viste ieri in Aula - dove non avrebbero mai dovuto essere - lasciarsi andare a un pianto liberatorio che, ancora oggi, mi emoziona. Persone che hanno vissuto sei anni durissimi e che, nonostante tutto, non hanno mai smesso di credere nella giustizia, nella verità. Anche se, ovviamente, ci si domanda il perché si è dovuto e si è arrivati a tutto questo, ma queste sono valutazioni che faremo in altra sede. Accanto a loro ci sono state anche decine di educatori, assistenti sociali, famiglie affidatarie. Persone, appunto, che ogni giorno, con mezzi insufficienti e dentro contesti difficilissimi cercano di fare la cosa giusta, che vivono il mestiere più delicato che esista, proteggere un minore, e che in questi anni sono stati visti con sospetto, additati e isolati e quei numeri che prima citavo lo dimostrano. Come se tutelare un bambino fosse diventato un reato, come se occuparsi del bene comune fosse un motivo per finire nel tritacarne mediatico. Quella macchina del fango che si abbatté al tempo su Bibbiano non ha solo colpito singole persone; attenzione, e lo dico ai colleghi, ha minato la fiducia; lo dico a chi conosce i comuni e gli enti locali, il territorio, a chi anche in quest'Assemblea fa il sindaco; ha reso per quei servizi sociali più difficile ogni intervento nei confronti di quei minori in difficoltà; ha prodotto quindi un danno enorme. Per questo, appunto, è opportuna questa informativa. Ieri, su quel presunto sistema, è arrivata la sentenza di primo grado, una sentenza che parla chiaro: l'impianto accusatorio si è sgretolato. Quel sistema Bibbiano che per anni è stato urlato in ogni talk show non è mai esistito. Non c'erano ladri di bambini, non c'era alcuna rete criminale organizzata per togliere i figli alle famiglie e affidarli altrove. Lo dice oggi quella che è la verità giudiziaria, ma lo sapeva da sempre chi conosceva, appunto, la verità di quei territori. Oggi, però, non possiamo dimenticare quelle che sono le responsabilità politiche di chi ha soffiato sul fuoco, di chi ha trasformato il dolore dei più fragili in termini di campagna elettorale, con scarsi risultati oltretutto, di chi si è fatto fotografare davanti al cartello di Bibbiano, da chi additava questa comunità politica, la nostra comunità politica, in modo dispregiativo come partito di Bibbiano. Allora vorrei dire alla Ministra, quando sarà l'occasione: attenzione, non è solo una responsabilità politica, è una responsabilità istituzionale oggi, perché in quella gogna non è stata messa solo una comunità, ma lo Stato stesso; la credibilità delle sue reti sociali, delle sue competenze pubbliche, della sua capacità di prendersi cura. Chiudo, Presidente.

Oggi, da quest'Aula e da chi accusò ingiustamente - penso dalla Presidente del Consiglio fino al Vice Premier - dovrebbe uscire una semplice parola, semplice: scusa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Scusa a quelle persone sbattute in prima pagina per reati contro il bene più prezioso, cioè i bambini. Scusa per chi ha dedicato la propria vita a proteggere i più deboli. Scusa a quei servizi che hanno rappresentato un pezzo fondamentale del nostro patto sociale, in una regione che ha fatto del welfare un'eccellenza. Scusa ai bambini perché il loro futuro è stato usato come campo di battaglia e, soprattutto - e chiudo -, scusa alla comunità di Bibbiano, a partire dal suo ex sindaco Carletti, perché è stata trascinata, quella comunità, in una gogna ingiusta, trattata come colpevole a prescindere, accostata da certa propaganda ai peggiori crimini, alle peggiori calunnie.