Data: 
Martedì, 22 Luglio, 2025
Nome: 
Arturo Scotto

Grazie, signora Presidente. Ventuno bambini morti di fame nelle ultime 72 ore; 600.000 a rischio di denutrizione, e dunque a rischio della vita.

Oggi come ieri, l'altro ieri e una settimana fa, l'IDF, l'esercito israeliano, ha aperto il fuoco contro i civili in fila per un pugno di riso, per un sacco di farina, per una bottiglia di acqua potabile. Mille morti dall'inizio di maggio. Nella notte l'esercito ha attaccato il campo di Al-Shati: oltre 50 persone morte, non si sa perché. La settimana scorsa, l'attacco alla chiesa della Sacra Famiglia. Non solo la violazione di un luogo religioso, ma un messaggio chiaro: qui nessuno è al sicuro.

La domanda è: che deve succedere più perché qualcuno decida di agire? Signor Presidente, mi lasci correre questa espressione: sono stanco di chi si appella all'intervento della comunità internazionale. È una formula ambigua e dunque vuota.

Cosa vuole fare l'Italia di fronte a tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Lo chiediamo al Governo; e dunque chiediamo che il Governo venga qui. Oltre alle parole sul cessate il fuoco, che azione mette in campo? Le opposizioni lo hanno chiesto da tempo, ma non c'è stata alcuna sanzione, nessun embargo sulle armi, nessuna sospensione del Memorandum militare, né del Trattato Unione europea-Israele.

Signora Presidente, di doppia morale un Paese può anche morire, sicuramente è condannato al declino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

E oggi la doppia morale è entrata nella Camera dei deputati, con il Vice Presidente del Consiglio che ritira il premio Italia-Israele. Qui, nelle stanze dove è stata scritta la nostra Costituzione, dove l'articolo 11 sancisce il ripudio della guerra. Qui, dove è stata ratificata la Convenzione di Ginevra e ratificato il Trattato che istituisce la Corte penale internazionale. Qui, dove il diritto dovrebbe prevalere sulla prepotenza, la ragione sulla follia delle armi, la costruzione di una nuova coesistenza pacifica sulla logica della geopolitica del caos. Qui, oggi, questo luogo è stato violato e non può essere violato nel nostro nome.