Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 29 Giugno, 2022
Nome: 
Marco Lacarra

A.C. 3656

Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, l'abbiamo ripetuto tante volte, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il disegno dell'Italia di domani, l'orizzonte di sviluppo per le prossime generazioni. Assicurare la sua piena attuazione deve essere ogni giorno la nostra prima preoccupazione. Questo provvedimento ci aiuta a raggiungere numerosi traguardi: ben 45 obiettivi che il nostro Paese ha centrato entro il previsto termine del 30 giugno 2022.

Però, in tema di scadenze, mi sia consentito, signor Presidente, fare una breve considerazione, una considerazione che ricalca quanto scritto dai presidenti delle Commissioni referenti dei giorni scorsi: mai come in questa circostanza, questa Camera ha dovuto comprimere i tempi per svolgere le sue funzioni per l'esame in Assemblea; un vulnus che si traduce nell'assoluta impossibilità, per le deputate e i deputati, di poter conoscere e discutere adeguatamente i contenuti del decreto che oggi convertiamo in legge. Allora, se è vero che questo provvedimento porta con sé disposizioni importantissime e urgenti per rispettare le tempistiche dei nostri impegni con l'Europa e con il Paese, è altrettanto vero che questo Parlamento merita di poter esercitare le sue funzioni col medesimo rispetto che giustamente riserviamo a queste iniziative.

Venendo ai contenuti del decreto, come dicevo in apertura e come hanno ricordato molti colleghi prima di me, questo provvedimento ci consente di fare numerosi passi avanti in tutte le direzioni, a partire dalle amministrazioni pubbliche e dalle riforme che in diversi ambiti stiamo portando avanti.

Con le novità in materia di reclutamento, che vanno a completare l'opera di riforma portata avanti nell'ultimo anno, il fattore umano torna al centro del progetto del Paese, dopo anni di trascuratezza, sia in termini di organico che in termini di gratificazione economica. Ammoderniamo il modo di assumere il personale della pubblica amministrazione, senza rinunciare alla ricerca di quelle competenze, che sono sempre più indispensabili per rispondere con efficacia alle esigenze di cittadini e imprese. Accorciamo i tempi, assorbiamo il precariato, favoriamo la parità di genere e, soprattutto, signor Presidente, diamo il “la” a un altro piccolo pezzo di quella rivoluzione, che serve a cambiare radicalmente l'immagine dell'amministrazione pubblica, da zavorra per lo sviluppo, come spesso viene apostrofata, a elemento di stimolo che diventa esso stesso un fattore di crescita.

Abbiamo norme che ci aiutano ad accelerare quella che è una delle sfide più grandi del PNRR, l'estensione della banda ultra larga su tutto il territorio nazionale, una infrastruttura senza la quale non potremo parlare di digitalizzazione della pubblica amministrazione, di innovazione del sistema imprenditoriale, di modernizzazione della scuola, di telemedicina e di smart working. Abbiamo disposizioni che insistono su un altro grande capitolo del Piano, quello della sostenibilità, intervenendo per ampliare l'uso di energia green e ridurre lo spreco di risorse naturali, sempre nell'ottica di un modello economico più attento alla questione ambientale. Abbiamo, poi, le importantissime misure per dare nuova linfa alle zone economiche speciali, ulteriori fondi per intercettare gli investimenti in queste aree, nuove semplificazioni amministrative e agevolazioni fiscali, per fare di questo strumento un vero volano per il Mezzogiorno.

Vi sono ancora due temi, che stanno molto a cuore al Partito Democratico, quello della sanità è quello della scuola. In materia sanitaria, diamo vita a un innovativo sistema per migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie associate a rischi ambientali e climatici. Conosciamo sempre di più e sempre meglio i rischi dei cambiamenti climatici e quanto intenso sia il legame tra l'ambiente e la salute umana. Questo organismo ci aiuterà a comprendere e anticipare i pericoli che corriamo in una prospettiva sempre più organica e integrata. Infine, la scuola, l'università e la ricerca, su cui il giudizio del Partito Democratico resta sospeso a metà tra la soddisfazione e il rammarico. La soddisfazione è per quanto fatto per i ricercatori, dove si archivia finalmente l'era degli assegni di ricerca e si dà il via ad una vera e stabile valorizzazione delle donne e degli uomini della ricerca. Il rammarico è riservato, invece, per quanto accaduto sul capitolo scuola al Senato, come è stato ampiamente raccontato in questi giorni. Non voglio ancora tornare sull'argomento, ma il Partito Democratico è stato chiaro attraverso le sue voci. È più che positivo avere avviato riforme importanti attese, come quella sul reclutamento e la formazione degli insegnanti, perché siamo convinti che, solo investendo nella scuola e nella qualità del nostro insegnamento, potremo preparare le prossime generazioni alle sfide che verranno. Tuttavia, sarà inevitabile tornare ad affrontare le questioni del rinnovo contrattuale degli insegnanti, del taglio dei docenti nel prossimo decennio e dei necessari nuovi investimenti, di cui la scuola ha urgente bisogno, e tutto ciò affinché anche negli anni successivi al PNRR la scuola possa sostenersi su un modello solido ed inclusivo.

Il PNRR è diventato sinonimo di futuro, o meglio di un'idea di futuro tutta da realizzare, che abbracci l'equità sociale e la sostenibilità ambientale e chiuda una volta per tutte i dolorosi divari tra Nord e Sud del Paese, tra centro e periferie delle nostre città. Questo decreto, come detto, ci aiuta ad avvicinarci a quella idea e a renderla un po' più reale.

Vorrei utilizzare questo tempo, signor Presidente, per omaggiare due italiani, che nei giorni scorsi sono tristemente venuti a mancare. In un caso, si tratta di un operaio di sessant'anni di Treviglio, Graziano Chiari, ennesima vittima di un incidente sul lavoro che ne ha causato la morte dopo una caduta di 15 metri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nell'altro caso, si tratta di una personalità nota a tutti, che ha fatto la storia dell'imprenditoria del nostro Paese. Mi riferisco a Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, scomparso lunedì mattina (Applausi). Ebbene, io vorrei ricordarli insieme in quest'Aula, perché rappresentano, secondo me, ciò che l'Italia non deve e quello che deve essere. Quella del signor Chiari è, purtroppo, la stessa drammatica storia di più di mille persone, che ogni anno nel nostro Paese perdono la vita sul luogo di lavoro per mancanza di standard di sicurezza, per modalità, tempi e ritmi spesso estenuanti, per una formazione che è assente o inadeguata, insomma, per una organizzazione del lavoro che non è sufficientemente attenta alla tutela della salute e alla sicurezza dei lavoratori. L'Italia non può più tollerare storie come questa, non può più restare inerme di fronte alla morte di chi ha passato tutta la sua vita su un cantiere, per morirci a pochi passi dalla meritata pensione: quella del signor Chiari è l'Italia che non vogliamo e non dobbiamo più essere. Poi c'è, dall'altra parte, una storia profondamente diversa, quella di un uomo partito da zero, figlio di emigranti meridionali, che è cresciuto senza padre in un orfanotrofio di Milano, lontano dalla propria famiglia e in condizioni tutt'altro che agevoli. Un uomo che ha lavorato tanto, si è fatto da solo, da garzone ad operaio, da piccolo imprenditore a capo di un impero che oggi rappresenta un fiore all'occhiello del made in Italy nel mondo. Leonardo Del Vecchio è la storia che vogliamo essere, quel modello a cui il Paese deve ambire, non tanto per l'enorme successo economico della sua avventura imprenditoriale, ma per l'idea che vi è dietro e che è tremendamente attuale, sebbene nata decenni fa. È quell'idea di iniziativa economica che non si sazia della libertà e dei profitti di chi la mette in moto, ma che, al contrario, si nutre del benessere che riesce a generare, del valore che crea sul territorio, della soddisfazione e della felicità di chi ci lavora. Nel solco di quella storia e di quell'esempio il nostro Paese deve costruire il suo futuro, un'Italia che sa farsi forza nelle avversità e che riesce a risollevarsi, a innovare, a crescere, un Paese che finalmente si è dato una prospettiva, che persegue una visione e che con il duro lavoro scioglie i suoi nodi, ricuce i divari tra i territori, abbatte le profonde e diverse differenze sociali e si proietta nel futuro. Questo decreto, su cui dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico, ci avvicina di qualche passo a questa idea straordinaria, che tutti noi agogniamo di poter tradurre in realtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).