“Alla vigilia di importanti vertici internazionali e di votazioni cruciali in sede europea, denunciamo con forza che il Governo non ha ancora dato alcuna disponibilità a venire a spiegare in Parlamento la posizione italiana rispetto alla questione palestinese. È un fatto gravissimo. Utilizzeremo tutti gli strumenti che ci mette a disposizione il regolamento perché non siamo disponibili a riprendere le votazioni finché il Governo non avrà assunto l’impegno a venire in Parlamento per comunicazioni. È intollerabile che, di fronte a una richiesta unitaria di tutte le opposizioni, l’esecutivo tiri dritto senza proferire parola. Un Governo che ignora il Parlamento e lascia gli italiani all’oscuro sulla politica estera tradisce la democrazia: Meloni deve spiegare chiaramente da che parte sta l’Italia. Il Parlamento deve votare sulle comunicazioni del Governo, perché le italiane e gli italiani e i tanti giovani che oggi sono scesi in piazza hanno il diritto di sapere da che parte della storia si pongono i deputati che hanno eletto” così Paolo Ciani del gruppo parlamentare del Pd, Italia democratica e progressista nel corso della discussione generale in corso a Montecitorio.
“Dai resoconti ufficiali della Camera dei deputati, pubblicati oggi, relativi alla seduta di ieri della Giunta delle autorizzazioni a procedere sul caso Almasri, emergono elementi di estrema gravità. Il Governo Meloni non solo ha scelto di non intervenire, favorendo la liberazione di Almasri, ma, da quanto riportato, ha finito per rafforzare i rapporti con un gruppo islamista radicale come la milizia Rada, responsabile di crimini efferati e violenze disumane anche strumentalizzando in maniera blasfema la religione. È inaccettabile che l’Italia, per mera convenienza politica, si sia affidata a un’organizzazione che perseguita, tortura e uccide persone innocenti. Almasri non è un ricercato qualsiasi: come emerge dal mandato d’arresto della Corte penale internazionale, a suo carico ci sono accuse di eccezionale gravità. Parliamo di 34 omicidi accertati, di cui 12 per torture, 16 per mancanza di cure mediche, 4 per ferite da arma da fuoco e 2 per esposizione a condizioni climatiche estreme. A questi si aggiungono 22 violenze sessuali documentate, perpetrate contro donne, uomini e minori. Le imputazioni comprendono torture sistematiche, incarcerazioni arbitrarie, trattamenti disumani e persecuzioni religiose e morali contro cristiani, atei, omosessuali e oppositori politici. Affidare a figure come queste la gestione delle persone migranti e di sicurezza è una vergogna nazionale. Il Governo ha il dovere di chiarire immediatamente in Parlamento perché ha scelto di sacrificare la verità e la dignità del nostro Paese sull’altare di un patto scellerato con chi rappresenta l’opposto dei valori democratici e umani che la nostra Costituzione tutela” così Paolo Ciani, vice capogruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos, commenta gli atti sul caso Almasri, che da oggi sono disponibili nei resoconti ufficiali della Camera.
“Sul caso Almasri è necessario fare chiarezza e che il governo venga in Aula per un'informativa urgente. Quando il 5 febbraio il ministro Nordio venne in Parlamento a spiegare quanto accaduto, rimanemmo colpiti dalle sue parole che non facevano luce sui fatti. La liberazione di Almasri è stato un chiaro esempio del rapporto 'particolare' che il governo Meloni ha con la Libia e con chi oggi in quel Paese detiene il potere: un rapporto che non fa onore al nostro Paese. La vicenda Almasri ha peraltro umiliato un'attività di polizia e di intelligence che aveva portato all'arresto di un uomo su cui pesavano accuse di crimini contro l'umanità. Arrestato in Italia e ricondotto in Libia con un volo di Stato ad attenderlo c'erano festeggiamenti: Nordio ha provato a spiegarci che questa è la 'normalità'. Lo dichiara il deputato Paolo Ciani, vicepresidente del Gruppo Pd/Idp.
“È un fatto gravissimo – sottolinea il parlamentare - perché da ciò che emerge il ministro ha mentito al Parlamento ed il Governo ai cittadini. Oggi apprendiamo che la sua capo di gabinetto era al corrente già dalla domenica di tutto e che la vicenda andava trattata in maniera 'riservata' per una rapida soluzione. Impossibile non abbia informato il Ministro ed il resto del Governo”. “Non è questo ciò che le persone torturate da Almasri si aspettavano da un Paese democratico come l'Italia, non è questo ciò che noi ci aspettiamo dal governo e dalle istituzioni della nostra Repubblica”, conclude Ciani.
“Il nostro Gruppo voterà a favore dell’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone, il body shaming, fissata per il giorno 16 maggio. Ringraziamo la prima firmataria, la collega Martina Semenzato, per il lavoro svolto in Commissione e nell’intergruppo parlamentare su body shaming e disturbi alimentari, che ha permesso di arrivare a un testo condiviso. Quando si colpisce il corpo, con scherno, derisione, violenza simbolica o reale, non si sta semplicemente criticando un aspetto esteriore: si sta cercando di delegittimare una persona nella sua interezza. Non è solo una questione di aspetto: è una questione di potere, controllo, narrazione sociale. Non è solo ‘insulto’, ‘goliardata’, né una questione di mera estetica o insensibilità individuale: è una violenza figlia di un ordine sociale e culturale che, tra le altre cose, interpreta il corpo non come espressione della propria singolarità ed identità, ma come un oggetto da inquadrare e soprattutto controllare”.
Così il deputato Paolo Ciani, vicepresidente del Gruppo Pd-Idp, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole sulla Pdl Body shaming.
“I dati - aggiunge - parlano chiaramente: 1 adolescente su 3 ha dichiarato di aver subito body shaming (così in un report di Save The Children, 2025). Il 20% delle donne italiane afferma di esserne stata vittima (dati Eurispes, 2023). Secondo un’indagine il 36,4% delle donne ha un rapporto negativo con il proprio corpo. Tra le ragazze adolescenti, le persone con disabilità e chi vive in condizioni di marginalità, queste percentuali crescono ancora. In casi estremi, il body shaming è correlato a disturbi alimentari, depressione, comportamenti autolesivi. Dietro queste cifre ci sono persone, sofferenze silenziose, che interpellano anche la responsabilità della politica. Il body shaming - conclude - è uno dei tasselli della piramide della violenza di genere; uno dei primi gradini, quelli più invisibili, di un processo che normalizza il controllo, il giudizio e la svalutazione attraverso il corpo”.
“Con la pdl sulla sanità avremmo voluto discutere dei problemi demografici legati all'allungamento dell'età delle persone e del fatto che tra 25 anni, 2 italiani su 5 avranno oltre 65 anni e saranno affetti almeno da una patologia cronica. Avremmo discusso della continuità assistenziale dove i progressi restano troppo timidi, della carenza del personale sanitario e delle diseguaglianze territoriali, sapendo che in Italia 5 Regioni non hanno un solo posto letto di neuropsichiatria infantile. Ma la maggioranza ci risponde con la solita frase trita: non ci sono le risorse e cancella qualunque dibattito. Le risorse vanno impegnate per la sanità non per i centri in Albania o per la propaganda e l'ideologia del governo”. Lo dice il deputato Paolo Ciani, Vicepresidente del Gruppo Pd-Idp, intervenendo sulla pdl per il rifinanziamento e la riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.
“La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti”, continua Ciani citando l'art. 32 della Costituzione. “Tina Anselmi, che nel 1978 firmò la legge che istituiva il SSN, sintetizzò il nuovo sistema come basato sulla globalità delle prestazioni, l'universalità dei destinatari, l'eguaglianza dei trattamenti, il rispetto della libertà e della dignità della persona. Trascorsi 47 anni e dopo una pandemia dimenticata con troppa fretta, dispiace che non si possa discutere di una pdl sulla sanità ma che l'intento della maggioranza sia solo quello di sopprimere”, conclude Ciani.
“Ci apprestiamo a votare l’ennesimo decreto legge che è parte di un disegno che sta lentamente ma costantemente restringendo lo spazio dei diritti, concentrando il potere decisionale nell’esecutivo e mortificando il ruolo del Parlamento. È pura propaganda. Ma tra la propaganda e la realtà c’è una grande differenza. Così il deputato Paolo Ciani, vicecapogruppo Pd-Idp e segretario di Demos intervenendo in Aula durante le dichiarazioni di voto sul Dl sicurezza.
“In Italia – ha proseguito l’esponente Pd-Idp - esiste un tema di sicurezza: la violenza sulle donne, le morti sul lavoro, il lavoro povero, la lotta alla criminalità organizzata, grande assente di questo ‘pacchetto sicurezza’, le morti in mare, i suicidi in carcere. Invece la destra colpisce il diritto di manifestare, si inventa norme etniche che mettono i bambini in carcere, equipara la resistenza passiva non violenta alla rivolta, interviene sui servizi segreti, che su autorizzazione del presidente del Consiglio, potranno avere un ruolo attivo nella direzione o organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico, e purtroppo non è uno scherzo. Ad una società complessa questo governo ha un’unica risposta, più carcere, più pene, più repressione: infatti crea 14 nuove fattispecie di reato e 9 nuove aggravanti”.
“Ma – ha concluso Ciani - il carcere in Italia, secondo la Costituzione, non dovrebbe avere un ruolo repressivo, ma di rieducazione; invece in carcere si soffre e si muore, con un sovraffollamento del 150%, carenza di personale, strutture fatiscenti e attività minime. L’ultimo suicidio è di due giorni fa, a Varese in un carcere che per le norme italiane è ‘dismesso’ dal 2001 e invece ospita il doppio delle persone previste. Questa è la realtà. E smettetela di dire che voi sareste dalla parte delle forze dell’ordine e noi no. Chi protesta, lo fa contro di voi e le vostre politiche, non contro le forze dell’ordine, di cui voi vorreste snaturare le funzioni. Noi siamo qui da giorni utilizzando ogni mezzo democratico per dire che non ci stiamo. Che la sicurezza non si costruisce con più carcere, ma con più scuola, più casa, più lavoro, più cultura, più solidarietà. E continueremo, insieme a tanti, a difendere la nostra democrazia, i suoi valori, la sua umanità. Perché è da lì, e solo da lì, che può venire una sicurezza vera, condivisa, profonda, per tutti”.
Decreto introduce 15 nuovi reati e 9 nuove aggravanti
“È l’ennesimo provvedimento di questo Governo che arriva senza un reale confronto parlamentare, utilizzando in modo improprio la decretazione d’urgenza, impedendo il dibattito perfino in commissione e tradendo i principi costituzionali. Ma oltre al metodo, questo decreto è sbagliato anche nel merito, perché non offre una risposta efficace a problemi reali”, ha dichiarato Paolo Ciani (Pd) intervenendo in Aula nella discussione generale sul decreto Sicurezza. “Il Governo – ha proseguito – continua a cercare scorciatoie e ad attribuire la colpa ad altri, con un intervento che alimenta la paura nella falsa convinzione che moltiplicare reati e aggravanti – 14 reati e 9 nuove aggravanti in questo caso – possa portare maggiore sicurezza. Ma più carcere non significa più sicurezza, soprattutto in una situazione di emergenza carceraria dove il sovraffollamento è disumano e il percorso rieducativo delle pene è ormai compromesso”. “Inoltre – ha aggiunto – il decreto non prevede alcuna risorsa aggiuntiva per le Forze dell’ordine e non affronta i veri problemi del Paese. È inaccettabile anche la scelta di far ricadere sui figli le colpe dei genitori, come nel caso delle madri detenute, e la decisione assurda di equiparare la resistenza passiva alla rivolta. Si mettono in discussione diritti fondamentali come quello al dissenso – ha concluso Ciani – criminalizzando la protesta, irrigidendo la repressione e togliendo la voce a chi vuole esprimere il proprio dissenso in modo pacifico e non violento. È una deriva intollerabile e ci batteremo in tutte le sedi per impedirlo”.
“Nella giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, chiediamo al ministro Schillaci quali iniziative intenda intraprendere, anche in accordo con le Regioni e gli enti locali, per consentire alle famiglie interessate di poter fruire pienamente dei percorsi riabilitativi intensivi appropriati al bisogno e alle fasi di sviluppo, senza costringerle a rivolgersi al tribunale per ottenere dal Servizio Sanitario i rimborsi previsti, come purtroppo è successo a Brescia, con un aggravio di sofferenza da evitare”. Così Gian Antonio Girelli, deputato bresciano del Pd, in un’interrogazione al ministro della Salute, sottoscritta dai componenti dem della commissione Affari sociali della Camera, Ciani, Furfaro, Malavasi e Stumpo.
“Il disturbo dello spettro autistico è una condizione molto frequente nella popolazione generale caratterizzata dalla presenza di un disturbo dell’interazione sociale e della comunicazione, associato a dei comportamenti ripetitivi e a interessi ristretti. Per contrastare questo disturbo, sono necessari interventi precoci, che possono avere anche un grave peso economico sulle famiglie come, ad esempio, per quel che riguarda le spese sostenute per i trattamenti Aba (Applied behavior analysis), orientati a migliorare le abilità comunicative e sociali nei bambini che possono costare anche 800-1000 euro al mese. Nella provincia di Brescia dove le persone con disturbo dello spettro autistico sono 3.010, molte famiglie sono state costrette a ricorrere alla magistratura per ottenere dal Servizio Sanitario i rimborsi previsti. Nelle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, è previsto infatti che l’intervento Aba rientri nei Lea, ma spesso per ragioni economiche e di personale le strutture pubbliche non sono in grado di erogarlo a tutti. Inoltre, le linee guida evidenziano il fatto che gli Aba siano trattamenti intensivi ma per carenza di risorse e di personale spesso vengono proposti, dopo uno o due anni di attesa, 45 minuti alla settimana di psicomotricità, mentre non a tutti viene concesso il necessario rimborso, costringendo molte famiglie a rivolgersi al tribunale per vedere riconosciuti i propri diritti”.
In carcere in Italia si muore. 90 morti nel 2024, già 19 in questi primi mesi del 2025. Una situazione drammatica in cui l’aspetto del sovraffollamento è una realtà evidente con punte del 190%. Oltre i proclami, gli interventi previsti dal governo non stanno dando alcun risultato. Servono subito provvedimenti deflattivi per alleggerire almeno di 20 mila unità le presenze all’interno degli istituti di pena. Serve aria, sollievo per i detenuti e le detenute e per tutto il personale penitenziario che ogni giorno affronta questa immane difficoltà di gestione che come prima diretta conseguenza produce l’impossibilità di assicurare le condizioni minime di dignità, assistenza, supporto e cura delle persone in privazione della libertà e delle quali il nostro Stato è responsabile. Ogni giorno nelle nostre carceri si viola l’articolo 27 della Costituzione e tutte le norme che il nostro Ordinamento penitenziario del 1975 prevede in tema di esecuzione penale. Ma purtroppo la dottrina di questa maggioranza è: più reati, più pene e più carcere, alla faccia della rieducazione e dell'applicazione della Costituzione.
Così il deputato Paolo Ciani, vicepresidente del Gruppo Pd-Idp alla Camera, intervenendo in Aula.
"In Italia, la povertà assoluta coinvolge oggi circa 2,2 milioni di famiglie, pari a 5,6 milioni di persone, che non hanno risorse sufficienti per beni e servizi essenziali. Un fenomeno che colpisce tanti giovani, anziani e famiglie numerose. Le misure adottate in passato, pur con dei limiti, hanno sostenuto molte persone, mentre il governo attuale ha operato tagli significativi, lasciando senza aiuti chi, pur avendo una casa di proprietà, vive con una pensione minima e resta comunque in condizioni di povertà." Così il deputato Paolo Ciani, vicepresidente del Gruppo Pd-Idp alla Camera, intervenuto sui canali social dei deputati democratici.
"È necessario invertire questa rotta – ha concluso Ciani – e tornare a misure universalistiche che tengano conto della reale condizione delle persone. La povertà non si combatte con criteri rigidi ed esclusivi, ma con strumenti che garantiscano dignità e sostegno a chi è in difficoltà. Secondo l'ISTAT, 4,7 milioni di famiglie hanno ridotto le visite mediche, specialistiche e di prevenzione. Tra queste, 700.000 vivono in povertà assoluta, ma molte altre sono famiglie che, pur non essendo formalmente povere, hanno rinunciato a curarsi per mancanza di mezzi. In un Paese con un sistema sanitario pubblico universalistico, questo è un segnale allarmante e inaccettabile. Chiediamo un cambio di passo immediato: misure strutturali di contrasto alla povertà e un sistema sanitario accessibile a tutti. Non possiamo lasciare indietro nessuno".
"L'arresto e il successivo rapido rilascio del comandante libico sollevano interrogativi gravissimi. Chiediamo alla presidente Meloni e al ministro Nordio di spiegare cosa sia avvenuto e perché si sia arrivati a questo epilogo." Con queste parole, il deputato democratico Paolo Ciani è intervenuto alla Camera sostenendo la richiesta unanime delle opposizioni di un’informativa urgente del Governo in merito all’arresto e al conseguente rilascio del generale Almasri, nonostante il mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale.
"In Libia esistono veri e propri 'lager', come li ha definiti Papa Francesco, e la persona liberata ieri è ritenuta uno dei principali responsabili degli orrori che vi si compiono. È indispensabile comprendere per quale motivo Almasri fosse in Italia e, soprattutto, perché sia stato rimesso in libertà con tale urgenza, nonostante i mandati di cattura internazionale".
“Questa decisione, che rappresenta una violazione degli impegni assunti dal nostro Paese nei confronti della Corte Penale Internazionale, appare come il risultato di una scelta politica sulla quale è indispensabile garantire piena trasparenza. Il Governo ha il dovere di fornire spiegazioni chiare e dettagliate per ristabilire la credibilità dell’azione dello Stato e riaffermare l’impegno dell’Italia verso la giustizia internazionale”.
“Con un emendamento a scatole cinesi, il Governo e la maggioranza tolgono i soldi ai caregiver familiari per metterli sulle non autosufficienze e vanno ad intervenire su un altro articolo della legge di bilancio che abolisce l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave. Una doppia beffa, grave, per chi è attento alle persone fragili nel nostro Paese. Non solo non si finanzia la legge 33 sugli anziani, ma non si aggiungono risorse per la non autosufficienza destinandogli le risorse del Fondo per i caregiver familiari. Umiliando una volta di più un pilastro del nostro sistema come i caregiver familiari. Contemporaneamente si elimina uno strumento fondamentale come l’Osservatorio, rinunciando al contrasto alla diffusione dell’azzardopatia e rimandando il tema ad un generale contenitore sulle dipendenze patologiche. Un pessimo segnale di disinteresse verso un dramma del nostro Paese, quello dell’azzardo che colpisce e rovina tanti nostri concittadini e le loro famiglie. Di male in peggio”. Lo dichiara Paolo Ciani, vice capogruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos a margine dei lavori della Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati.
Oggi una delegazione di deputati del Partito Democratico e delle opposizioni si è recata in Albania, a visitare i centri per migranti voluti dal governo Meloni. “È un luogo straniante” dichiara la parlamentare dem Rachele Scarpa. “Abbiamo avuto modo di parlare con alcuni dei trattenuti e ci hanno raccontato una metodologia molto dubbia di screening. Al largo di Lampedusa è avvenuto un pre-screening, chiedendo soltanto se le persone erano in salute oppure no, se avevano i documenti oppure no. Chi viene portato qui è sostanzialmente una cavia del governo". “La struttura di Gjadër – continua il deputato dem Paolo Ciani - è 90 km quadrati di pali di ghiaia sotterranea per sostenere un enorme campo di detenzione che contiene Cpr, carcere, uffici”.
“Confermiamo quanto denunciamo da mesi – continuano Scarpa e Ciani -, il Cpr è solo un enorme macchina di propaganda e di sperpero di denaro pubblico per violare sistematicamente i diritti umani che non risolverà affatto la questione migratoria”.
“Con il nuovo provvedimento sulla scuola il governo butta nel cestino anni e anni di pedagogia con un ministro che afferma il valore dell’umiliazione come fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione dell’identità. Con il ripristino del voto in condotta e della riforma della valutazione introdotta alla scuola primaria siete autoritari e non autorevoli perché pensate di raggiungere risultati con maggiori sanzioni e non con un processo che investa sulla dignità, la formazione, la retribuzione, la consapevolezza del corpo docente”. Lo dichiara in Aula di Montecitorio il Vicepresidente del Gruppo Pd Paolo Ciani durante la discussione del ddl sulla disciplina di valutazione degli studenti.
“Per voi – continua Ciani - la scuola non è un servizio pubblico funzionale alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona, né un luogo in cui si promuove lo sviluppo della cultura e la formazione della personalità, ma è semplicemente un posto di lavoro”. “E lo fate con un testo blindato da chiudere il prima possibile per poter piantare l’ennesima bandierina sul percorso ideologico di costruzione della scuola modello Valditara”, conclude Ciani.
“In questi giorni è iniziata una discussione sulla riforma della legge sulla cittadinanza: mi auguro non sia una ‘bolla’ agostana. Una nuova legge è auspicabile e necessaria ed è sciocco ridurla ad una contrapposizione ideologica e sterile che finisce per lasciare tutto com’è. Se Forza Italia è realmente disposta ad aprire una riflessione sul tema è molto importante. Io ho presentato una legge di riforma che coniuga ius culturae e ius soli temperato: una formula che risponde alle caratteristiche specifiche dell’Italia e si inserisce nel quadro delle norme degli altri Paesi Europei.
> Peraltro riparte dalla legge che ha fatto più strada nel Parlamento italiano, quella che nella XVII legislatura fu approvata alla Camera con largo consenso, ma non al Senato. L’ho chiamata “Made in Italy”, per sottolineare l’interesse nazionale della riforma e per ricordare la prima campagna in Italia sul tema, lanciata da Sant’Egidio 21 anni fa, che aveva questo nome”. Così Paolo Ciani, vice capogruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos commenta il dibattito di questi giorni sulla cittadinanza. “Penso che la riflessione nel Paese sia maturata e se si superano steccati ideologici si può arrivare ad una riforma condivisa. Da troppi anni quasi un milione di bambini e bambine nati in Italia attende l’aggiornamento di una legge desueta che risale al 1992: sarebbe grave frustrare le loro attese per un po’ di chiacchiere estive. Spero che ognuno affronti responsabilmente la questione”, conclude Ciani.
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