• 20/06/2018

"Il Governo Gentiloni, come è successo anche con l’Arera, lascia spostando ad ottobre di quest’anno i termini per la gestione commissariale di Alitalia; posticipa i tempi per la restituzione del prestito ponte che è, ed è stato, uno strumento essenziale nel garantire la sopravvivenza nella fase commissariale di questa compagnia e lo fa per lasciare al nuovo esecutivo tutto il tempo che serve per acquisire informazioni e maturare una scelta consapevole sul destino di Alitalia. Oggi la situazione di Alitalia la fotografo solo con un numero e non con tanti bilanci: nel 1990 la compagnia di bandiera allora su un mercato di 50 milioni di passeggeri ne trasportava circa 25 milioni, la metà; nel 2017 su 144 milioni di passeggeri ne ha trasportati il 15 per cento; questo è il fallimento vero di questo sistema industriale”. Lo dichiara in Aula il deputato del Pd, Gianluca Benamati.

"E allora due osservazioni: la prima, è finito il tempo di Alitalia? C’è uno spazio per la compagnia di bandiera in Italia? La risposta è sì. Alitalia può essere un vettore di sviluppo oltre che di trasporto aereo. Ma noi ora dobbiamo fare i conti con i grandi vettori internazionali, e non cedere il passo a nazionalizzazioni anacronistiche. Dobbiamo costruire una realtà industriale capace di operare nel mondo del trasposto e che non costi ancora ai contribuenti italiani. E qui c’è la seconda osservazione, e riguarda l’Alitalia come banco di prova. Questo è un decreto legge di correttezza perché rimette nelle mani del nuovo governo giallo-verde il futuro di questa compagnia. Il ministro Di Maio ha in mano le chiavi del futuro dell'Italia, non solo perché riunisce sotto di sé due ministeri importanti, ma perché è in quei ministeri che si declinerà il futuro del nostro paese. Nell’accordo di governo ci sono tante cose ma una grave mancanza, che è la politica industriale. E per noi l’industria e la manifattura sono i pilastri dell’economia italiana e quindi questa è una mancanza notevole. Credo, inoltre, che manchi una visione di Paese. L'Italia è un paese che vive aperto al mondo, acquistiamo materie prime le trasformiamo e le rendiamo al mondo come prodotti finiti, cosi nei secoli si è gestita la prosperità e la ricchezza del nostro popolo e della nostra terra", aggiunge Benamati.

"Quando ci siamo chiusi in noi stessi siamo stati poveri ed emarginati. Quindi cerchiamo di non dimenticare chi siamo e dove andiamo. Alitalia è un banco di prova per una soluzione di politica industriale che, nell’attesa di vedere dispiegato un programma coerente, ci può dare delle indicazioni. Noi abbiamo in mente e vogliamo soluzioni che stiano sul mercato, che sfruttino il grande bacino di mercato interno di passeggeri, che sostengano lo sviluppo del paese, che salvaguardino l’occupazione - parliamo di 20 mila famiglie - e che non costino al contribuente", conclude il deputato democratico.

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