“Il Governo, la maggioranza e il Pd si sono assunti la responsabilità, d’intesa con l’Ue, di effettuare un intervento a favore del risparmio, delle imprese e dell’occupazione in quello che viene unanimemente considerato il territorio più dinamico d’Italia dal punto di vista imprenditoriale. Questa scelta è stata subito bollata, con facili formule inclini al populismo, come contraria all’interesse collettivo e onerosa per i cittadini e generosa con il sistema bancario. Invece siamo fieri di essere intervenuti, ancora una volta, a favore di imprese e famiglie salvaguardando l’occupazione. Lasciamo le urla ai buffoni”. Lo ha detto Silvia Fregolent, vicepresidente dei deputati del Pd durante la dichiarazione di voto sul decreto per le banche venete.
“Al governo - ha proseguito Fregolent - e alla maggioranza è toccato ancora una volta trovare soluzioni a problemi ereditati dal passato e dal centrodestra che governa il Veneto dal 1995 ad oggi, prima con Galan poi con Zaia. In questi vent’anni si è parlato di modello Veneto e di indipendenza da Roma. È toccato a questo Parlamento trovare la soluzione; è toccato a Roma salvare il Veneto. Corre l’obbligo ricordare che la decisione del decreto del governo segue la dichiarazione della BCE sulla condizione di dissesto delle due banche, condizione insussistente nel caso MPS: ogni parallelo è pretestuoso. Così come insussistente è il parallelo con le 4 banche del centro Italia, per le quali si sono applicate norme europee. È stato detto che abbiamo regalato alle banche ed in particolare ad Intesa Sanpaolo 5,185 miliardi di euro dallo Stato. Nel dettaglio 3,5 miliardi di euro sono a copertura degli impatti sui coefficienti patrimoniali di Intesa Sanpaolo e 1,285 miliardi sono a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione conseguenti all’acquisizione. Si tratta di misure a salvaguardia dei posti di lavoro nonché l’applicazione del fondo di solidarietà per l’uscita su base volontaria di circa 3.900 persone dal Gruppo Intesa Sanpaolo. I circa 400 milioni di euro rimanenti sono a garanzia di contenziosi già in essere con i relativi fondi accantonati. Solo qualora tali fondi non fossero sufficienti, la banca potrà attingere a quel tesoretto. Appare quindi evidente che la colorita espressione ‘regalo’ tanto cara alle opposizioni, in particolare al Presidente Brunetta e ai pentastellati, altro non è che un contributo statale volto alla tutela della solidità del sistema bancario intero che non avrebbe retto il fallimento delle banche venete”.