• 02/07/2019

“Sono troppo poche in Italia le strutture per madri detenute con figli piccoli: sono in tutto cinque gli istituti a custodia attenuata (Icam) e addirittura solo due le case famiglia protette. Non possiamo accettare l’idea che dei bambini innocenti continuino a vivere dietro le sbarre, in ambienti che non sono adatti alla loro tenera età. Sono 56 i bambini figli di detenute che ad aprile vivevano dietro le sbarre con le loro mamme. Bisogna intervenire in fretta per portare fuori dalle carceri questi bambini, che hanno tutto il diritto di una vita normale. È ormai unanimemente riconosciuto che i primi tre anni di vita del bambino sono fondamentali per il suo sviluppo futuro e per la sua crescita equilibrata. Che inizio di vita stiamo offrendo a questi 56 bambini che vivono in un carcere con la loro mamma? Come gruppo Pd chiediamo alcune modifiche alla legge 62 del 2011, che presenta limiti, lacune e contraddizioni. In particolare che madri con bambini fino a 3 anni non stiano più negli Icam ma in case famiglia. Così si evitano ai bambini traumi e alle mamme viene data la possibilità di seguirli per la scuola o assisterli in caso di malattie”.

Così Paolo Siani, capogruppo Pd in commissione bicamerale per l’Infanzia, intervenendo oggi alla conferenza stampa promossa dal Pd dal titolo ‘Madri detenute e figli minori: normativa vigente e alternative al carcere’.

“Servono investimenti - ha aggiunto Siani - anche con la Cassa delle Ammende che fa capo al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, e con fondi raccordati ai servizi sociali che si occupano del reinserimento di madri e bambini. Inoltre, è opportuno che venga modificata una norma dell'ordinamento penitenziario e del codice penale per cui la polizia giudiziaria, che esegue un arresto, debba informare ‘istantaneamente’ le autorità giudiziarie competenti dello stesso arresto, quando risulta che ci siano dei figli o minori di 3 anni. Non sono misure che stravolgono l’ordinamento ma sono necessarie perché la legge realizzi i suoi obiettivi. Oltre alle case famiglia, come gruppo Pd proponiamo che si avviino esperienze di housing sociale aperte e che si considerino situazioni di difficoltà diverse fra loro, contro il rischio di un ulteriore isolamento, visti i numeri esigui di questi casi oggi in Italia. Si faccia uno sforzo tutti insieme - ha concluso il pediatra e deputato Pd - per affrontare e risolvere questo problema per 56 bambini”.