• 17/07/2018

“Anche sul Ceta il governo del cambiamento non decide in base all’interesse degli italiani ma del puro tornaconto politico. E siccome prendere una decisione sul trattato significa scontentare qualcuno, sceglie la tattica dell’ambiguità e dell’attendismo”. Lo dichiara Maria Chiara Gadda, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera, a proposito del Ceta.

“Per questo la Lega – spiega – che ama sempre ostentare un atteggiamento decisionista, sul Ceta è stranamente prudente. In questo caso Centinaio, con la scusa di volerci veder chiaro, prende tempo: in questo modo non scontenta né chi è a favore del trattato (che viene applicato in regime transitorio anche senza ratifica), né chi è contrario. Ma i numeri parlano già chiarissimo. Il trattato ha fatto già fatto crescere l’export italiano verso il Canada dell’8% rispetto al 2017. E non bisogna solo pensare al settore alimentare ma anche a comparti, come quello della ceramica (+9%), dei macchinari, delle auto, della nautica, della moda. Un governo serio dovrebbe guardare a questi numeri in modo oggettivo. Perché queste cifre significano opportunità per il nostro Paese e nuovi posti di lavoro. Anche i dubbi e le obiezioni su un allentamento dei controlli sanitari sono pretestuose, anche perché il Ceta è un accordo commerciale che lascia inalterato il sistema di precauzione sanitaria della Comunità Europea. Per altro l’Italia è un modello in questo senso. Di Maio ripete da giorni delle fake news. Come quella che il Ceta apre le porte alle carni piene di ormoni. E’ risaputo che in Europa può entrare solo carne ‘hormone free’. Di Maio non si è informato oppure mette in giro consapevolmente bufale? Tra l’altro, riconoscendo le doc, il Ceta attiva tutti i meccanismi di protezione delle denominazioni che prima non c’erano: ora il ‘Parma Ham’ e le molte altre manifestazioni dell’italian sounding sono fuori legge. Di Maio non sa nemmeno questo?”.

“L’impressione è che il Ceta, come il decreto 87 cosiddetto dignità e che di dignità ha ben poco, sia solo uno strumento con cui Di Maio cerca di recuperare consenso rispetto a Salvini con una crociata nazionalista. In tutto questo, è proprio il nostro Made in Italy a rischiare di rimanerci schiacciato. Il governo dimostra insomma ancora una volta di anteporre squallidi motivi di bottega all’interesse del Paese. Altro che prima gli italiani”, conclude.