• 23/01/2019

“Abolito il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, l’organismo istituito nella Legge sul cinema approvata nella scorsa legislatura dal governo di centrosinistra, che aveva un importante ruolo di indirizzo e di controllo sulla destinazione delle risorse pubbliche per il cinema e l’audiovisivo ed era totalmente a costo zero.

Un vero e proprio blitz avvenuto nella notte in Senato con un emendamento della Lega, nascosto all'interno di un provvedimento di conversione di un Decreto Legge esaminato non dalla commissione di merito, ossia la Cultura, ma dalle commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici, un ulteriore grave segnale di mortificazione del Parlamento, cui la maggioranza ormai ricorre costantemente”.

Lo dichiara in una nota la deputata PD, Rosa Maria Di Giorgi, relatrice della Legge sul Cinema approvata nel 2016. “Da ora in poi, quindi, nessun controllo sull'operato del Ministro e sull'erogazione dei contributi pubblici nel settore. Un’azione gravissima contraria a quella trasparenza tanto sbandierata dal governo gialloverde ma clamorosamente smentita nei fatti”.

“Il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo – continua Di Giorgi –, nominato nella scorsa legislatura e presieduto da Stefano Rulli, era costituito da otto personalità del settore di particolare qualificazione e da tre membri scelti tra le associazioni di categoria. Il Consiglio aveva il compito di formulare proposte sulle politiche pubbliche per il cinema, di contrastare la pirateria cinematografica e audiovisiva e di promuovere lo sviluppo di tutto il comparto.  Esprimeva pareri sulle norme relative al settore e organizzava consultazioni periodiche con i rappresentanti dei settori professionali interessati, esprimendo pareri in merito ad accordi internazionali in materia di coproduzioni cinematografiche e di scambi nel settore del cinema e delle altre arti e industrie di immagini in movimento. Il Consiglio emanava, inoltre, le linee guida per il settore in raccordo con il Ministro. È bene ripetere che era totalmente a costo zero e durava in carica tre anni. Ai componenti non spettavano gettoni di presenza, compensi, indennità ed emolumenti comunque denominati. Si abolisce pertanto un essenziale organo di vigilanza del MiBAC per poter avere mani libere in un settore strategico e molto rilevante per il mondo della cultura e dell’economia”.

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