• 29/05/2025

«Mi sento convocato, oggi, non solo per esprimere un voto, ma per ricordare a quest’Aula, che ogni provvedimento normativo deve interrogarsi sulla sua legittimità, non soltanto sulla sua legalità formale”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd Luciano D’Alfonso, durante la dichiarazione di voto sul decreto Sicurezza.

”Non è sufficiente – ha proseguito l’esponente dem - che una norma sia conforme alle procedure: essa deve anche promuovere i diritti fondamentali della persona, rispettare la vita e la dignità umana. Anche Montesquieu spiega che davanti al diritto non giusto esiste il diritto di reagire e di resistere. San Tommaso D'Aquino spiega che davanti a ciò che non è giusto, occorre affermare il diritto di reagire. Non è giusto qualificare come reato la resistenza passiva, non è giusto perché non è mai accaduto e quando accade genera panpenalismo”.

“Questo testo – ha concluso D’Alfonso – tipograficamente rappresenta l’opposto del diritto giusto. I nuovi meccanismi introdotti, compresi i CPR, generano luoghi dove i diritti si affondano, dove scompare la persona. Siamo davanti a una rottura dell’ordinamento. È una deriva che produce solo panpenalismo e inefficienza, un diritto punitivo che non riesce nemmeno a funzionare. Non si costruisce uno Stato di diritto moltiplicando pene inapplicabili. Così si va verso la desuetudine delle leggi, verso l’inefficacia dell’ordinamento. Fermatevi. Riflettete sulla gravità delle vostre scelte. C’è ancora tempo per un ripensamento che salvi il senso della responsabilità. Questo provvedimento non finirà oggi: continueremo a denunciare la sua debolezza, la sua ingiustizia, la sua inconsistenza”.