“Dal regolamento dettato da Grillo per le candidature arriva la conferma definitiva sulla concezione giuridica del diritto grillina: si tratta di una concezione ad Di Maium”. Lo dichiara Alessia Morani, vice-presidente del gruppo Pd alla Camera, per commentare il regolamento reso noto da Beppe Grillo per nomina a candidato premier del Movimento 5 Stelle.
“Se l’indagato o il rinviato a giudizio non appartiene al Movimento 5 Stelle – spiega – si procede a un rapido e feroce processo sommario sul blog: segue condanna senza appello e richiesta di dimissioni o di rinuncia a una candidatura. Quando arriva il giudizio vero, e magari è di assoluzione, per i grillini non conta. Se a essere giudicato o indagato è, invece, un qualche esponente dei Cinquestelle, allora il principio applicata è quello di un garantismo mobile e plasmabile a seconda delle esigenze del momento. Finché nel Movimento non c’erano indagati, ci si poteva candidare solo se non si era indagati. Dopo le prime indagini a carico di un qualche grillino, si sono rapidamente rimangiati la regola precedente per diventare garantisti. L’ultima versione è che chi è indagato si può candidare purché lo dica”.
“Questo tipo di profilo combacia, guarda caso, alla perfezione con la sagoma del vincitore già annunciato del voto on-line per la scelta del candidato premier, Luigi Di Maio, lo stesso che un tempo diceva che gli indagati non si potevano candidare. La morale è che la giustizia e i regolamenti hanno per Grillo un senso unicamente strumentale”, conclude.