Marcinelle è prima di tutto dolore per le vite perdute e partecipazione alla solitudine e al bisogno delle donne e dei figli che in quel terribile 8 agosto del 1956 hanno atteso invano uomini e padri mai più tornati.
Marcinelle è il simbolo più profondo dell’emigrazione perché è sacrificio, individuale e collettivo, di persone che per lavoro hanno dovuto lasciare luoghi e famiglie, accettare un lavoro sconosciuto e duro, ad alto rischio, e condizioni di vita sacrificate per aprire una luce sulla loro vita e su quella dei propri figli. Le ragioni che spingono ogni migrante in ogni tempo a lasciare la propria casa e a cercare un’occasione di promozione umana e di realizzazione. Dovrebbero ricordarselo tutti coloro che dividono i migranti, per ignobili fini elettoralistici, in buoni e cattivi, spesso addirittura in base al colore della pelle.
Marcinelle, inoltre, ha rappresentato un punto di svolta nelle normative sulle condizioni di sicurezza del lavoro e nella coscienza dei diritti dei lavoratori, da cui è partito il modello di welfare europeo diventato in breve tempo il più avanzato nel mondo.
In Marcinelle vi è anche la radice morale dell'incontro e della solidarietà tra popoli europei che, proprio negli anni della tragedia del “Bois du Cazier”, per la prima volta nella loro storia, hanno cercato la strada della coesione, anziché dello scontro e dell'egoismo nazionale, e disegnato una prospettiva comune di progresso, cultura, vita civile, diritti condivisi.
Marcinelle oggi, in questo oscuro attraversamento della pandemia, è saper guardare oltre la morte e il dolore, vincere l'angoscia del rischio con coraggio civile e spirito di solidarietà, adottare azioni e legislazioni che rimettano al centro la vita dell'uomo e aprano un nuovo orizzonte di diritti umani, sociali e civili, una nuova filiera di compatibilità ambientali.
Lo dichiara Angela Schiro', deputata Pd eletta all'estero.