• 31/01/2019

“Convocare azienda per garantire produzione e posti di lavoro”

“Il ministro Luigi Di Maio è a conoscenza del piano industriale del gruppo Lactalis, per quanto attiene al futuro della Parmalat Spa, dato che il 9 gennaio scorso il management dell’azienda ha comunicato ai dipendenti del gruppo italiano l’intenzione di mettere in atto una riorganizzazione mondiale? Quali sono gli intendimenti del governo per evitare che questa riorganizzazione possa mettere a rischio un perno fondamentale dell’intera filiera agro-alimentare italiana? L’esecutivo intende convocare al più presto l’azienda, per un incontro al quale siano presenti anche le parti sindacali, per capire bene gli scenari che si stanno aprendo a Collecchio e per garantire le capacità produttive del gruppo, il suo sviluppo complessivo e i livelli occupazionali?”.

Sono le domande alle quali intende dare risposta l’interrogazione rivolta al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico presentata dai deputati Dem Gianluca Benamati, Sara Moretto, Francesca Bonomo, Gavino Manca, Mattia Mor, Lisa Noja, Diego Zardini.

“Il gruppo Lactalis - si legge nell’interrogazione - nel 2011 ha acquisito Parmalat, tra i leader mondiali nella produzione e distribuzione di latte, suoi derivati e bevande a base di frutta, con ricavi nel 2017 per oltre 6,6 miliardi di euro. Lo scorso dicembre Lactalis, già proprietario dell’89,63% delle azioni Parmalat ha annunciato di aver portato la sua partecipazione al 95.81%, comunicando alle autorità di borsa italiane di voler procedere al delisting della società. Un’operazione con la quale Lactalis intraprende una fase di riorganizzazione e prende il controllo totale di Parmalat. Parmalat Italia viene accorpata a Lactalis Italia, la società francese che gestisce altri asset del gruppo nel Paese, in primis Galbani, storica azienda lombarda di latticini. Parmalat e Galbani sono due aziende che in Italia contano circa 5mila addetti. Per la nuova Parmalat si profilerebbe dunque un futuro da semplice azienda manifatturiera, senza funzioni di gestione e strategia autonome. Per le organizzazioni sindacali - si denuncia sempre nel testo - tale prospettiva potrebbe creare rischi per l’occupazione sia di Parmalat che di Galbani, mettendo in discussione lo stesso sistema produttivo delle due aziende, in quanto il profilo industriale non sarebbe compatibile con il mercato italiano, dove brand locali legati al territorio e filiera corta, hanno un forte valore commerciale”.