• 16/01/2019

"Entriamo nel nono anno della guerra civile in Siria, una tragedia senza fine che ha prodotto 12 milioni di profughi, 500mila vittime e la distruzione del Paese. È di pochi minuti fa la notizia di un attentato suicida con almeno 16 morti nel nord della Siria. Temiamo il rischio di un aggravamento ulteriore perché il disimpegno americano, la tentazione della Turchia di invadere un’area del territorio siriano, la solitudine dei curdi e la ripresa dell’Isis sono tutti fattori che possono allontanare la ricerca di una soluzione. C’è bisogno di assumere una serie di iniziative: sempre di più bisogna lavorare per una soluzione negoziata, perché non c’è soluzione militare a questa crisi.

La prossima Conferenza della Ue di aprile sulla Siria deve essere l’occasione per un’assertiva presenza italiana a concorrere a una soluzione negoziale. Chiediamo al governo che renda evidente la contrarietà a qualsiasi iniziativa della Turchia che possa invadere il territorio siriano, così come dobbiamo assicurare una continua attenzione affinché i curdi, il principale argine all’Isis, non si trovino in una situazione di isolamento e indebolimento. Infine sulla riapertura dell’ambasciata, ci sono due elementi da considerare. Primo: non sia una decisone unilaterale, ma convenuta con gli altri partner europei. Secondo: non sia una decisone incondizionata. Un presupposto imprescindibile a nostro parere è la ripresa del Comitato costituzionale. Inoltre, ci sono secondo Amnesty International 82mila prigionieri politici. Non si può riaprire un’ambasciata se non c’è qualche segnale significativo in questa direzione".

Lo afferma Piero Fassino, vicepresidente della commissione Esteri della Camera, intervenendo in Aula durante il Question time con il ministro Moavero Milanesi.

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