• 29/06/2017

Il governo ha completato il quadro della riforma approvando i decreti sul 5 per mille, sull’Impresa sociale e sul Codice del Terzo settore. Questa legge, fortemente voluta dal Parlamento e dalla società civile, rivoluziona le relazioni tra Stato ed enti del Terzo settore, si intraprende un percorso con regole chiare ed innovative per un sistema di welfare e di associazionismo virtuoso per l’Italia.

Il governo Gentiloni ha rapidamente mantenuto gli impegni per completare efficacemente quanto già costruito dal governo Renzi, in particolare grazie allo straordinario lavoro del sottosegretario al ministero del Lavoro Luigi Bobba. Confermato anche il finanziamento di 190 milioni di euro.
Il Terzo settore nel nostro Paese conta 300mila associazioni, circa 1 milione di lavoratori e oltre 5 milioni di volontari. Tali realtà sono organizzazioni davvero fondamentali per la coesione sociale dell’Italia e la qualità della vita di tutte le comunità, costituendo un punto di riferimento essenziale soprattutto per chi vive situazioni di difficoltà. Proprio per valorizzarle sono stati stanziati nuovi fondi, maggiori incentivi fiscali, nuovi sistemi di accreditamento ed una normativa severa in materia di vigilanza e controllo. Tutte queste attività ora sono inserite in un registro unico, si agevola fortemente chi vuole investire per il bene comune. Grazie a questi decreti si ridisegna il modello di welfare italiano, che diventa sempre più capace di rispondere alle nuove esigenze della popolazione.

L’erogazione dei servizi è sempre meno direttamente affidata allo Stato, è sempre più condivisa con  associazioni e imprese. Sono particolarmente orgogliosa di vedere i frutti dell’importante lavoro che si è svolto per anni nella mia commissione Affari sociali e Sanità alla Camera dei deputati, il governo ha compreso perfettamente l’importanza strategica di innovare velocemente questo settore. Ora al Parlamento e al governo spetta il compito di monitorare l’effettiva applicazione della legge su tutto il territorio nazionale.

Lo afferma Daniela Sbrollini, vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera.