• 14/10/2019

Vogliamo farci portavoce nei confronti del presidente della UEFA Aleksander Čeferin e dei membri del comitato esecutivo, a partire dal vicepresidente Michele Uva, della richiesta di trasferimento della sede della finale di Champions League, calendarizzata il 30 maggio 2020, a Istanbul, allo Stadio Olimpico Atatürk, a causa degli evidenti problemi di violazione di diritti umani che si stanno verificando dopo l’attacco turco alle regioni siriane e al popolo curdo.

Nelle prossime ore chiederemo sostegno al governo italiano e alle istituzioni europee: la politica ha il compito di farsi interprete e protagonista della richiesta di indicare un’altra sede per una delle manifestazioni calcistiche più importanti a livello europeo e internazionale.

Il calcio e lo sport sono importanti strumenti di sensibilizzazione per le nostre comunità; in questi anni è stato fatto tanto per cercare di educare giocatori, tifosi e appassionati nel rispetto dei diritti umani, coinvolgendo le società sportive e per formare una generazione che sia attenta nei confronti dell’avversario, che sia esso sul campo di gioco che sugli spalti.

Per questi motivi l’influenza mediatica, economica e culturale di una manifestazione come la Champions League non può essere collegata a questa guerra, perpetuata nei confronti del popolo curdo. Una guerra che nasce dalla inaccettabile decisione della Turchia di attaccare le regioni siriane in cui proprio i curdi, in questi anni, hanno combattuto contro l’ISIS.

Quello curdo è un popolo coraggioso che ha avuto un ruolo da protagonista contro il terrorismo islamico, ed oggi è sotto attacco da uno stato sovrano che ha dichiarato guerra su presupposti di egemonia territoriale. La nostra richiesta nasce dalla necessità di dare un segnale forte all’Europa e al mondo sportivo.

Facciamo sentire la nostra voce firmando questa petizione: NO ALLA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE A ISTANBUL

I deputati democratici Andrea Rossi, Luca Lotti, Patrizia Prestipino e Flavia Piccoli Nardelli (capogruppo commissione cultura e scuola)