10/12/2025 - 15:46

“Il governo Meloni continua a vendere fumo. La verità è che i centri in Albania, ad oggi, sono illegali e pertanto vanno chiusi subito. I toni trionfalistici della Presidente Meloni sono del tutto fuori luogo. L’intesa raggiunta in Consiglio UE riguarda la posizione dei governi sulla proposta della Commissione: il Parlamento europeo non si è ancora espresso e il testo può ancora essere modificato. Nessuna nuova norma è operativa, e nulla legittima il protocollo con Tirana”. Lo dichiara Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione affari europei

“Anzi: l'inserimento di una previsione specifica sui return hubs conferma che il protocollo Albania siglato dal governo è incompatibile con il diritto europeo attualmente in vigore. E continuerà a esserlo finché non sarà approvato il regolamento definitivo. Inoltre, anche in futuro, aggiunge il dem, ogni accordo con Paesi terzi dovrà essere notificato preventivamente alla Commissione e ottenere un via libera formale prima di entrare in vigore: cosa che non è avvenuta per l’intesa Meloni–Rama. C’è di più: il progetto del Governo pare non rientrare neppure nelle finalità della nuova proposta europea, ribadisce De Luca, perché i centri in Albania non sono né destinazioni finali né hub di rimpatrio verso Paesi di origine. I rimpatri continuerebbero comunque a partire dall’Italia, creando un’ulteriore evidente incompatibilità. Insomma, la proposta della Commissione rappresenta una pericolosa deriva: meno tutele per i diritti umani, nessuna redistribuzione o solidarietà tra Stati, nessuna missione di salvataggio europea e zero risorse aggiuntive. Tanto rumore per nulla insomma.
L’unica certezza è chiara: i centri in Albania esistenti sono illegali. Tenerli aperti significa sprecare denaro pubblico e produrre un enorme danno erariale, oltre a esporre l’Italia a pesanti criticità sul rispetto dei diritti umani tutelati dalla nostra Costituzione. Meloni smetta di raccontare favole e inizi a rispettare le regole chiudendo immediatamente i centri”
Così il capogruppo democratico nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca.

 

09/12/2025 - 19:01

"Alla vigilia della Giornata mondiale dei diritti umani, il Consiglio europeo ha fatto un enorme passo indietro sul diritto all'asilo, fiore all'occhiello dell'Ue terra dei diritti. Ma consiglierei prudenza al ministro Piantedosi e al centrodestra che esultano, perché l'iter non è ancora terminato: il testo deve ancora passare dal Parlamento di Strasburgo.
Ma c'è un'altra ragione per cui l'Italia ha poco da gioire, perché il nostro paese avrà più oneri di prima. Essendo paese di primo approdo di chi arriva via mare, dovrà aspettare che altri paesi dell'Ue diano la disponibilità ad accogliere le persone o a dare un sostegno economico, ma nessuno dei paesi amici della destra ha dato disponibilità di condividere la responsabilità. Inoltre chi arriva in Italia, ma poi si sposta in un altro paese dell’Ue sarà rimandato in Italia perché il regolamento di Dublino non è stato modificato. Insomma, l'Italia ha tutto da perdere da questo patto.
Non ultimo va ricordato che la lista dei paesi sicuri non cambia nulla rispetto alle decisioni che le commissioni territoriali e i giudici possono prendere perché il diritto d'asilo non dipende dal paese da cui si proviene, ma dalla condizione personale del richiedente asilo. Un paese può essere sicuro per alcune persone, ma per altre no. E sono, appunto, le commissioni e i giudici a decidere caso per caso.
Tutta questa esultanza, dopo avere buttato centinaia di milioni di euro nei centri in Albania, inutilizzati per due anni, è davvero poco giustificata". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

 

09/12/2025 - 13:15

«Quello che è avvenuto ieri al Consiglio dell’Unione Europea va spiegato bene, perché non coincide affatto con la narrazione trionfalistica del ministro Piantedosi.

Il Consiglio UE ha approvato due proposte: una definizione aggiornata di ‘Paese terzo sicuro’ e una lista europea di ‘Paesi di origine sicuri’. Lo ha fatto con il voto contrario di Francia, Spagna, Grecia e Portogallo, cioè quattro dei Paesi più esposti ai flussi migratori. E il testo approvato non è definitivo: si apre ora il negoziato con il Parlamento europeo.

In nessun passaggio l’Europa ha sdoganato, autorizzato o richiamato l’accordo Italia–Albania. Lo ha ricordato oggi anche Monsignor Perego, presidente della Commissione CEI per le migrazioni, definendo i centri in Albania “costosi, scandalosi e finora inutilizzati”. Le sue parole confermano che non c’è alcuna base giuridica per considerare l’intesa un modello europeo. La propaganda non può sostituire le norme.

Inoltre, la lista europea dei Paesi sicuri non conferma quella italiana: la restringe. La CEI ha parlato di un elenco “più che dimezzato” rispetto alle scelte del governo. E resta fermo un principio fondamentale: il diritto d’asilo riguarda sempre la persona e la sua situazione concreta, non la semplice provenienza da un Paese inserito in un elenco.

Il ministro parla di ‘svolta voluta dall’Italia’, ma i fatti dicono altro: l’UE non ha adottato il modello Meloni–Piantedosi, non ha avallato i centri in Albania, non ha modificato il Patto Asilo e Migrazione, e non ha cancellato la valutazione individuale delle domande.

Siamo di fronte all’ennesima operazione propagandistica del governo, che usa il tema della migrazione per rivendicare successi inesistenti invece di cercare soluzioni serie e condivise». Lo dichiara il deputato del Pd, Silvio Lai.

 

09/12/2025 - 12:06

“Il nuovo accordo sulle politiche migratorie non può stravolgere i principi del diritto d’asilo. Le modifiche approvate a livello Ue non rimuovono questo limite e non legittimano operazioni che restano in evidente contrasto con i fondamenti del diritto internazionale”. Lo dichiara il deputato democratico Matteo Orfini, che commenta anche le parole del ministro Piantedosi: “Presentare questo accordo come la soluzione che sblocca e sdogana i centri in Albania è semplicemente fuorviante. Quei centri non potranno funzionare nemmeno dopo l’intesa europea: restano uno dei più grandi fallimenti del governo Meloni, uno spreco inaudito di denaro pubblico per strutture destinate a rimanere sottoutilizzate e inutili. Nonostante la propaganda del governo, non diventeranno alcun modello di efficienza: continueranno invece a produrre ricorsi, contestazioni e ulteriori sprechi di risorse. L’idea di uno ‘sdoganamento’ europei dei centri albanesi – conclude Orfini – è del tutto infondata. Il diritto d’asilo è un principio invalicabile che riguarda la persona e la sua situazione individuale: non può essere svuotato attraverso scorciatoie normative o accordi opachi”.

03/12/2025 - 16:30

“È ormai chiaro che l’operazione Albania, presentata dal governo come un modello da esportare, si sia trasformata in un monumento allo spreco e all’opacità. Proprio mentre il governo sta raschiando il fondo del barile per cercare di reperire risorse per una legge di bilancio tra più povere degli ultimi anni, è inammissibile che continuino ad essere sperperati centinaia di milioni di euro di risorse pubbliche in strutture che restano vuote, in ritardo e circondate da gravi anomalie negli appalti e nelle procedure. Ad aggravare questo quadro vi è ora l’esposto formale di ActionAid Italia alla Corte dei Conti che conferma, con dati e documenti, i dubbi sulla gestione economica, sulle deroghe utilizzate e sulla reale utilità di questi centri. Di fronte a informazioni così gravi, il governo non può più negare la trasparenza. Per questo motivo presenterò una interrogazione in Parlamento”. Così in una nota la vicepresidente dei deputati Pd, Simona Bonafè.
“Mentre i costi esplodono e le responsabilità si accumulano, l’esecutivo continua a scaricare le responsabilità tutto su giudici nazionali ed europei. Pretendiamo trasparenza, responsabilità e l’intera documentazione tecnica e contrattuale. I cittadini non possono continuare a pagare per un’operazione fallita che neppure il governo riesce più a difendere”, conclude Bonafè.

03/12/2025 - 11:36

Sottratti milioni a sanità e scuola

“I Cpr in Albania stanno sottraendo risorse alla sanità e alla scuola italiane mentre il governo continua a difendere un’operazione costosa, opaca e inutile. È un progetto costruito in deroga continua alle norme nazionali ed europee, più volte bloccato, che si regge su un’idea di ‘stato di eccezione’ diventato metodo politico”. Così il deputato Pd Matteo Orfini, commentando i dati dello studio realizzato da ActionAid e dall’Università di Bari e riportati oggi dal quotidiano Domani.

“Siamo davanti – prosegue l’esponente dem - a costi fuori controllo: 133 milioni solo per la parte italiana dell’appalto, affidamenti diretti, deroghe e procedure che l’Anac definisce tutt’altro che trasparenti. Per la costruzione dei centri risultano stanziati oltre 82 milioni, ma 10 milioni sono stati stanziati dal ‘fondo Difesa per costruzione di Cpr in Italia’; gli altri, ad eccezione di 15,8 milioni dal fondo per le esigenze indifferibili, sono stati sottratti a diversi ministeri: 3,2 milioni di euro al ministero della Salute 3,8 alla Cultura, quasi 3,6 all'Istruzione, 3,8 all'Università e ricerca. Il governo decide di investire in un’operazione che non affronta i flussi migratori e non porta alcun beneficio reale al Paese”.

“Questa vicenda – conclude Orfini - è un manuale di cattiva amministrazione: procedure in deroga, scarsa trasparenza, sprechi. Una scelta ideologica che produce solo danni e rischi contabili. Il governo rinunci a questo progetto fallimentare e riporti al centro le vere priorità: rafforzare i servizi pubblici, garantire legalità e costruire politiche serie sull’immigrazione. È tempo di smettere con la propaganda e di dire con chiarezza che i Cpr in Albania sono un errore costoso, inefficace e profondamente sbagliato”.

 

14/11/2025 - 13:43

“Non tornano i numeri: è uno spreco di denaro pubblico che invece servirebbe per esempio a sostenere le famiglie in difficoltà e una crescita economica che non c’è”.

Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta a La7 a L’Aria che tira, dopo l’incontro tra Giorgia Meloni ed Edi Rama sui Cpr in Albania.

“Questo Governo non ha realizzato niente di utile, anzi si sono solo mossi contro il diritto internazionale, portando avanti una spesa ingente di denaro pubblico e una vergogna dal punto di vista dei diritti umani: è un fallimento totale" ha proseguito la deputata dem.“Ancora una volta Giorgia Meloni prova a fare la vittima per non ammettere il proprio fallimento e a cercare un altro nemico immaginario. Ma chissà di chi è la colpa, forse delle opposizioni, se finora il piano vergognoso in Albania non ha funzionato?” Ha concluso Gribaudo.

 

 

13/11/2025 - 17:45

“È il gioco dell’oca, si ricomincia dal via: “fun-zio-ne-ran-no.” Ecco la ricetta di Meloni per i centri in Albania, 800 milioni di euro buttati in un centro chiuso e in uno che accoglie immigrati trasferiti dall’Italia. Uno spreco di denaro pubblico che poteva essere utilizzato per opere davvero utili. E su cui da quanto si apprende si è acceso il faro della Corte dei Conti. La novità di oggi è che Meloni è pronta ancora una volta a scaricare responsabilità: i giudici, l’Europa, i sindacati, la sinistra, il maltempo. C’era l’occasione di chiedere scusa e chiudere tutto invece insiste con un progetto già fallito, senza speranza e sempre costosissimo” così il deputato democratico Matteo Orfini commenta le parole della premier Meloni a margine del vertice intergovernativo Italia-Albania a cui ha preso parte con il premier albanese Edi Rama.

 

13/11/2025 - 17:40

"Non è ben chiaro di quale modello parli Giorgia Meloni sul CPR in Albania. Quello per cui, da aprile, appena 220 sventurati sono stati selezionati arbitrariamente per una deportazione funzionale solo alla propaganda? Quello dell’enorme prigione vuota in mezzo al nulla, con una ventina di persone rinchiuse e i cani e i gatti randagi tutt’attorno? Quello che trattiene altrove forze dell’ordine che potrebbero essere meglio impiegate altrove? Quello che pochi giorni fa ha visto il terzo rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea, e che viola sistematicamente i più basici diritti umani, dalla salute alla difesa? Quello che 'funziona' solo grazie all’assenza di trasparenza, solo se sottratto allo sguardo della società civile, solo nella costante compromissione dei poteri ispettivi parlamentari? Quello dove il suo governo sta buttando un miliardo di euro dei contribuenti italiani? L’unica cosa storica, qui, è la vergogna che le politiche migratorie della destra italiana stanno gettando sul nostro paese". Così in una nota la deputata Pd, Rachele Scarpa commenta le dichiarazioni della presidente Meloni dopo il vertice tra Italia-Albania.

13/11/2025 - 17:34

“Sì è stata una ‘giornata storica’ perché dal vertice intergovernativo Italia-Albania, la presidente Meloni finalmente ammette e certifica che sono stati due anni fallimentari per il suo governo e per gli impegni presi con Rama per cui sono stati buttati dalla finestra centinaia di milioni di euro e impegnato inutilmente tantissimi agenti di polizia in mezzo al nulla. Ora Meloni dovrà chiarire chi sta accusando per il fallimento del suo progetto. Troverà sicuramente un colpevole, come ha sempre fatto quando le cose non vanno per il verso giusto, quindi sempre. Ma noi del Pd abbiamo un segreto da svelarle. La colpevole del fallimento ha un nome e un cognome: Giorgia Meloni”. Così in una nota il deputato e responsabile Sicurezza del Partito democratico, Matteo Mauri.

 

11/11/2025 - 19:03

“Palazzo Chigi ha tutti i motivi per essere nervoso: i centri in Albania sono un fallimento e i pochi numeri disponibili, ottenuti solo grazie alle ispezioni dei parlamentari di opposizione, parlano da soli. Sono la punta dell’iceberg di uno spreco enorme che, appena emergerà, farà tremare le vene ai polsi ai contribuenti italiani”. Lo dichiara Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico, commentando le rivelazioni de L’Espresso sui timori del governo per un possibile danno erariale legato alla gestione dei centri per migranti in Albania. Secondo quanto riportato dal settimanale, il nervosismo a Palazzo Chigi cresce non solo per i risultati deludenti del progetto, ma anche per il rischio di un’inchiesta della Corte dei Conti.

“È l’ennesima prova – aggiunge l’esponente dem – che la propaganda del governo Meloni si scontra con la realtà. Il progetto dei centri in Albania non solo è crudele e disumano, non solo è inefficace, ma è anche potenzialmente dannoso per le casse pubbliche. Servirebbero chiarezza, trasparenza, rispetto dei diritti umani e dei cittadini che pagano i contributi, non operazioni di facciata fatte per nascondere il fallimento delle politiche migratorie”.

“La destra – conclude Scarpa –ha scelto di fare propaganda sulla pelle delle persone e ha prodotto soltanto violazioni e sprechi. Ora Palazzo Chigi teme che la verità venga a galla: e farà bene, perché il Paese merita di sapere come sono stati spesi i suoi soldi”.

 

28/10/2025 - 18:18

Oggi sono tornata insieme all’On. Orfini e all’On. Magi, nell’ambito del monitoraggio promosso dal Tavolo Asilo e Immigrazione, a Gjadër, nel centro di permanenza per il rimpatrio in Albania. Ciò che abbiamo trovato è, ancora una volta, un monumento allo spreco, alla propaganda e alla disumanità.

All’interno del centro abbiamo contato appena 25 persone trattenute, e abbiamo constatato che il Governo continua a trasferire illegittimamente decine di persone dai CPR italiani, ignorando l’ultima ordinanza della Corte di Cassazione, che ha sollevato gravi dubbi di compatibilità con il diritto europeo.
Questi trasferimenti avvengono nel silenzio e nella totale assenza di trasparenza: non sarebbero emersi senza le nostre visite ispettive.

Abbiamo consultato il registro degli eventi critici: oggi ne risultano 95, 20 in più rispetto a luglio, quasi tutti episodi di autolesionismo, e persino uno sciopero della fame. Numeri che descrivono con chiarezza la sofferenza e la disperazione all’interno della struttura.

Dal mese di aprile 2025, quando il centro è entrato in funzione come CPR, circa 220 persone sono transitate a Gjadër.
La stragrande maggioranza di loro è tornata in Italia per mancata convalida del trattenimento o per sopravvenuta non idoneità.
I rimpatri effettivi rappresentano solo una quota esigua, e avvengono comunque passando per l’Italia.

Un bilancio che smentisce ogni narrazione del governo e conferma come l’intera operazione non abbia alcuna utilità concreta, se non quella di alimentare la propaganda.
Si impone un isolamento assurdo e inutile, si infligge una enorme sofferenza a poche decine di persone, si mantiene aperta una struttura mastodontica e costosissima, mentre personale delle forze dell’ordine viene impiegato all’estero invece che sul territorio nazionale.

Tutto questo mentre il Governo continua a rivendicare l’efficienza di un modello che è, in realtà, un fallimento sotto ogni punto di vista: umano, giuridico ed economico.
Una vergogna di Stato, come tutti i CPR.
Vanno chiusi.

Così la deputata democratica, Rachele Scarpa.

 

02/10/2025 - 16:19

“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sta diventando purtroppo il piano dei ritardi e dei rimpianti. Ai gravi ritardi accumulati si sommano tagli a progetti fondamentali: trasporti regionali, iniziative per le persone con disabilità, centri per l’impiego e politiche attive del lavoro, interventi contro il rischio idrogeologico in Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Una situazione critica e preoccupante, che rischia di compromettere il futuro dell’Italia e dell’Europa”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Affari europei alla Camera.

“Ad oggi – aggiunge l’esponente dem – il governo deve ancora spendere circa 110 miliardi di euro in meno di un anno, avendone spesi solo 86. Eppure, il ministro Fitto non ha chiarito quali misure intenda adottare per accelerare. Abbiamo chiesto di attuare il piano, non di smontarlo. I ritardi non sono imputabili agli enti locali, che sono in regola, ma soprattutto ai ministeri nazionali. Serve meno propaganda e più impegno concreto: meno centri in Albania e più centri per l’impiego in Italia”.

“Saltare questo piano – conclude De Luca – significa soprattutto penalizzare il Mezzogiorno, cui era destinato almeno il 40 per cento dei progetti territorializzabili per ridurre i divari di servizi e infrastrutture. Quella scelta non fu casuale, ma frutto di una visione politica coraggiosa della passata legislatura, che ha reso possibile il Next Generation EU e il Pnrr. Se oggi il Paese dispone di queste risorse, è grazie al lavoro dei democratici e dei progressisti. Il governo Meloni, invece, rischia di dissipare un patrimonio economico e sociale decisivo per il futuro dell’Italia”.

 

17/09/2025 - 18:18

“‘Ecco, ci mancava l’albanese’. ‘Torna a casa tua”. ‘Già il cognome dice tutto’. Sono alcuni degli insulti che sta ricevendo Bernard Dika, dopo la sua candidatura alle elezioni regionali toscane. Bernard, infatti, è arrivato in Italia dall’Albania quando aveva un anno e da allora la sua casa è Pistoia. Qui ha frequentato le scuole, qui ha costruito la sua vita, qui ha scelto di lottare per la sua comunità. Bernard è lo studente che ha chiesto più corse degli autobus per andare a scuola, il ragazzo che ha scritto la prima legge regionale contro il bullismo, il giovane che ha portato avanti battaglie per dare ai coetanei più opportunità di studio e per il suo impegno è stato proclamato Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella. Eppure oggi, da candidato capolista del Partito Democratico alle elezioni regionali toscane, deve subire la violenza inaudita delle solite offese razziste”.

Così il deputato e componente della segreteria nazionale del Pd, Marco Furfaro, in un post sui social.

“Perché per qualcuno - scrive - conta solo il pregiudizio, non quello che sei e che hai fatto. Ma la verità è che Pistoia è la sua città, che la Toscana è la sua terra e che lui è la dimostrazione vivente che integrazione, impegno e partecipazione possono cambiare il destino delle persone. A lui va la mia totale solidarietà e la vicinanza di tutto il Partito Democratico. La Toscana - conclude - è casa di chiunque scelga di viverla, amarla e migliorarla. Piaccia o non piaccia a chi preferisce vivere di odio”.

 

24/08/2025 - 13:02

Presentata interrogazione su destinazioni navi ong.

“Condivido pienamente le parole del sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni: non si può accettare che la gestione degli sbarchi e la destinazione delle navi ong venga piegata a logiche elettorali o propagandistiche, come ha ben spiegato il ministro Tajani nelle dichiarazioni che rassicurano il sindaco di Ancona che non arriveranno più navi nel porto marchigiano. Quindi il criterio è il colore politico dell’amministrazione locale? A tal proposito, ho presentato un’interrogazione in merito a questa vicenda”. Così la deputata ravennate del Partito Democratico Ouidad Bakkali, componente della commissione Trasporti.

“Le città, come Ravenna – sottolinea l’esponente dem - hanno sempre fatto la loro parte con responsabilità e umanità, collaborando con le istituzioni competenti per garantire accoglienza e sicurezza. È grave constatare che alcune scelte del governo sembrino rispondere più a calcoli politici che non alla tutela delle persone. Se ad Ancona si evita l’arrivo delle navi in vista delle elezioni regionali, questo significa scaricare tutto il peso su altri territori, senza alcuna equità e senza una visione nazionale. Non ci sono mai stati criteri nelle assegnazioni e dopo le parole di Tajani si comprende che esiste solo una logica, quella del tornaconto elettorale”.

“Per questo – conclude Bakkali - sostengo con forza la richiesta del sindaco Barattoni di convocare al più presto un tavolo nazionale dei porti sicuri: serve una strategia condivisa, che metta al centro i diritti delle persone e la responsabilità delle istituzioni, la capacità di gestione e organizzazione del fenomeno, non il tornaconto di parte. La propaganda del governo Meloni non ferma gli sbarchi, mentre si continuano a sprecare risorse pubbliche in operazioni assurde, disumane e totalmente irrazionali come quella in Albania. È il momento di una politica seria, che affronti il fenomeno migratorio con umanità, responsabilità, efficacia organizzativa e rispetto delle comunità locali“.

 

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