18/12/2025 - 15:55

“Giorgia Meloni arriva al Consiglio europeo in una posizione di grande debolezza e subalternità. Altro che patriottismo: il rischio concreto è che l’Italia venga relegata a portavoce delle posizioni americane, mentre la maggioranza è spaccata su tutto”. Così Peppe Provenzano, deputato e responsabile Esteri del Pd.

“Abbiamo – evidenzia l’esponente dem - un vicepremier, Tajani, che sta a parole dalla parte dell’Europa, un altro, Salvini, che è apertamente schierato con la Russia di Putin ed elogiato dal Cremlino. Meloni ha tentato di costruire un ponte tra le due sponde dell’Atlantico, ma quel ponte è crollato in modo indecoroso, come quello sullo Stretto di Messina. L’Italia rischia di abbandonare la sua collocazione storica di protagonista dell’integrazione europea per finire nelle retrovie. Meloni oggi si fa paladina dell’unanimità, del diritto di veto che Orban e i nazionalisti usano per bloccare l’Europa e danneggiare l’Italia. Con questa logica, non avremmo mai avuto il Next Generation EU e i 200 miliardi del PNRR che oggi tengono in piedi la nostra economia. Giorgia Meloni, in tutti questi anni, concretamente, che cosa ha portato a casa? Niente”.

“Le aperture di Trump a Putin e il prospettarsi di una resa mascherata per l’Ucraina hanno alimentato la recrudescenza di Mosca. Siamo i primi a denunciare limiti e ritardi dell’Unione, ma è in Europa che dobbiamo fare la nostra battaglia per costruire una pace giusta ed evitare che la fine della guerra coincida con la fine dell’ordine internazionale basato sulle regole. Purtroppo – conclude Provenzano – vediamo una maggioranza divisa, con Salvini che si fa portatore in Europa della propaganda e degli interessi della Russia di Putin. Così l’Italia non è più protagonista, ma diventa marginale”.

 

17/12/2025 - 13:45
l continuo temporeggiare del governo italiano rischia di fare saltare definitivamente il più grande accordo commerciale della storia, atteso da oltre venticinque anni: l’accordo tra l’Unione Europea e i Paesi del Mercosur che vedrebbe il Sistema Italia come il maggiore beneficiario con un surplus di quasi dieci miliardi di euro del suo export. Così il deputato del Partito democratico Fabio Porta, eletto nella circoscrizione Estero.
 

Dire, come ha dichiarato in aula a Montecitorio la Presidente del Consiglio, che “firmare l’accordo sia ancora prematuro” allinea di fatto l’Italia ad una minoranza di blocco in grado di fare saltare - forse definitivamente - un negoziato delicatissimo oltre che di compromettere gli accordi futuri.

Il governo esca dall’ambiguità e difenda in Consiglio europeo quanto votato ieri dal Parlamento europeo, una risoluzione che rafforza i meccanismi di salvaguardia già previsti dall’accordo insieme alle protezioni del settore agricolo al monitoraggio e alla reciprocità.

In caso contrario la Presidente Meloni si assumerà la responsabilità storica di bloccare l’iter di un progetto che risponde non solo agli interessi del Paese ma anche delle sue storiche e radicate comunità in Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, dando un altro duro colpo alla credibilità del Paese nel mondo.

 

12/12/2025 - 13:33

“Il caso della nave Spiridon II con le migliaia di bovini intrappolati per lunghe settimane in condizioni drammatiche, molti dei quali morti e, sembrerebbe, gettati direttamente in mare, ha scosso l'opinione pubblica e rappresenta l'ennesima prova di un sistema farraginoso, privo di controlli efficaci e che non tiene conto in alcun modo del benessere degli animali. Sebbene quel caso non riguardi direttamente l'Italia e l'Europa, sono molti e gravi quelli verificatisi in UE nel recente passato che, infatti, hanno spinto la Commissione europea a modificare il Regolamento europeo 1/2005 sul trasporto di animali vivi. Abbiamo presentato una interrogazione al Ministro Lollobrigida, oggi impegnato a Bruxelles per i lavori del consiglio Agrifish la cui agenda prevede anche una discussione sulla proposta di modifica del Regolamento, per sapere quale sia la posizione del nostro paese, se si intenda promuovere una revisione incisiva della normativa vigente in materia di trasporto di animali, sostenendo in particolare il divieto di esportazione verso Paesi terzi extra-UE, l’adozione di standard più rigorosi per la tutela degli animali vulnerabili e la transizione verso il trasporto di carne e carcasse, come raccomandato dall’EFSA e dalla Corte dei Conti europea. Il trasporto di animali vivi oggi in Europa ed in Italia è lontano anni luce da dare un senso compiuto alle parole benessere animale”. Lo dichiarano i deputati del Pd, Evi, Forattini, Prestipino, Casu, che hanno sottoscritto l’interrogazione al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida.

10/12/2025 - 15:46

“Il governo Meloni continua a vendere fumo. La verità è che i centri in Albania, ad oggi, sono illegali e pertanto vanno chiusi subito. I toni trionfalistici della Presidente Meloni sono del tutto fuori luogo. L’intesa raggiunta in Consiglio UE riguarda la posizione dei governi sulla proposta della Commissione: il Parlamento europeo non si è ancora espresso e il testo può ancora essere modificato. Nessuna nuova norma è operativa, e nulla legittima il protocollo con Tirana”. Lo dichiara Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione affari europei

“Anzi: l'inserimento di una previsione specifica sui return hubs conferma che il protocollo Albania siglato dal governo è incompatibile con il diritto europeo attualmente in vigore. E continuerà a esserlo finché non sarà approvato il regolamento definitivo. Inoltre, anche in futuro, aggiunge il dem, ogni accordo con Paesi terzi dovrà essere notificato preventivamente alla Commissione e ottenere un via libera formale prima di entrare in vigore: cosa che non è avvenuta per l’intesa Meloni–Rama. C’è di più: il progetto del Governo pare non rientrare neppure nelle finalità della nuova proposta europea, ribadisce De Luca, perché i centri in Albania non sono né destinazioni finali né hub di rimpatrio verso Paesi di origine. I rimpatri continuerebbero comunque a partire dall’Italia, creando un’ulteriore evidente incompatibilità. Insomma, la proposta della Commissione rappresenta una pericolosa deriva: meno tutele per i diritti umani, nessuna redistribuzione o solidarietà tra Stati, nessuna missione di salvataggio europea e zero risorse aggiuntive. Tanto rumore per nulla insomma.
L’unica certezza è chiara: i centri in Albania esistenti sono illegali. Tenerli aperti significa sprecare denaro pubblico e produrre un enorme danno erariale, oltre a esporre l’Italia a pesanti criticità sul rispetto dei diritti umani tutelati dalla nostra Costituzione. Meloni smetta di raccontare favole e inizi a rispettare le regole chiudendo immediatamente i centri”
Così il capogruppo democratico nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca.

 

09/12/2025 - 19:01

"Alla vigilia della Giornata mondiale dei diritti umani, il Consiglio europeo ha fatto un enorme passo indietro sul diritto all'asilo, fiore all'occhiello dell'Ue terra dei diritti. Ma consiglierei prudenza al ministro Piantedosi e al centrodestra che esultano, perché l'iter non è ancora terminato: il testo deve ancora passare dal Parlamento di Strasburgo.
Ma c'è un'altra ragione per cui l'Italia ha poco da gioire, perché il nostro paese avrà più oneri di prima. Essendo paese di primo approdo di chi arriva via mare, dovrà aspettare che altri paesi dell'Ue diano la disponibilità ad accogliere le persone o a dare un sostegno economico, ma nessuno dei paesi amici della destra ha dato disponibilità di condividere la responsabilità. Inoltre chi arriva in Italia, ma poi si sposta in un altro paese dell’Ue sarà rimandato in Italia perché il regolamento di Dublino non è stato modificato. Insomma, l'Italia ha tutto da perdere da questo patto.
Non ultimo va ricordato che la lista dei paesi sicuri non cambia nulla rispetto alle decisioni che le commissioni territoriali e i giudici possono prendere perché il diritto d'asilo non dipende dal paese da cui si proviene, ma dalla condizione personale del richiedente asilo. Un paese può essere sicuro per alcune persone, ma per altre no. E sono, appunto, le commissioni e i giudici a decidere caso per caso.
Tutta questa esultanza, dopo avere buttato centinaia di milioni di euro nei centri in Albania, inutilizzati per due anni, è davvero poco giustificata". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

 

09/12/2025 - 13:15

«Quello che è avvenuto ieri al Consiglio dell’Unione Europea va spiegato bene, perché non coincide affatto con la narrazione trionfalistica del ministro Piantedosi.

Il Consiglio UE ha approvato due proposte: una definizione aggiornata di ‘Paese terzo sicuro’ e una lista europea di ‘Paesi di origine sicuri’. Lo ha fatto con il voto contrario di Francia, Spagna, Grecia e Portogallo, cioè quattro dei Paesi più esposti ai flussi migratori. E il testo approvato non è definitivo: si apre ora il negoziato con il Parlamento europeo.

In nessun passaggio l’Europa ha sdoganato, autorizzato o richiamato l’accordo Italia–Albania. Lo ha ricordato oggi anche Monsignor Perego, presidente della Commissione CEI per le migrazioni, definendo i centri in Albania “costosi, scandalosi e finora inutilizzati”. Le sue parole confermano che non c’è alcuna base giuridica per considerare l’intesa un modello europeo. La propaganda non può sostituire le norme.

Inoltre, la lista europea dei Paesi sicuri non conferma quella italiana: la restringe. La CEI ha parlato di un elenco “più che dimezzato” rispetto alle scelte del governo. E resta fermo un principio fondamentale: il diritto d’asilo riguarda sempre la persona e la sua situazione concreta, non la semplice provenienza da un Paese inserito in un elenco.

Il ministro parla di ‘svolta voluta dall’Italia’, ma i fatti dicono altro: l’UE non ha adottato il modello Meloni–Piantedosi, non ha avallato i centri in Albania, non ha modificato il Patto Asilo e Migrazione, e non ha cancellato la valutazione individuale delle domande.

Siamo di fronte all’ennesima operazione propagandistica del governo, che usa il tema della migrazione per rivendicare successi inesistenti invece di cercare soluzioni serie e condivise». Lo dichiara il deputato del Pd, Silvio Lai.

 

13/11/2025 - 14:50

“L’ordinanza del Consiglio di Stato che rimette alla Corte di Giustizia Europea la decisione sulla produzione e vendita delle infiorescenze di canapa è un passo nella giusta direzione. È tempo che il massimo organo giudiziario europeo faccia chiarezza sulle scelte del Governo italiano, che stanno penalizzando un comparto agricolo innovativo e con migliaia di giovani addetti come questo. Il Governo smetta di alimentare confusione sul tema della canapa, faccia un passo indietro dalle decisioni assurde che ha assunto e affronti la questione con serietà, aprendo un confronto con la filiera per definire regole certe e nel pieno rispetto delle norme europee. La canapa industriale, proveniente da varietà certificate e a basso contenuto di THC, non è una minaccia per la sicurezza ma una grande risorsa per l’economia verde e per il Made in Italy.

Serve una cornice normativa stabile che tuteli chi lavora nella legalità, con tracciabilità e controlli seri, e che metta finalmente fine a un approccio ideologico e punitivo. Con un decreto legge urgente la maggioranza ha messo in ginocchio un intero settore. La vera urgenza che dovrebbe avere il Governo adesso è quella di porre fine a questa follia. Così come si dovrebbero sospendere tutti i procedimenti penali attesa di pronuncia della Corte Europea. Come Partito Democratico continueremo a batterci per una regolamentazione chiara, europea e moderna, che valorizzi un settore strategico e garantisca legalità e sviluppo sostenibile.”

Così Matteo Mauri, deputato e responsabile Sicurezza del Partito democratico.

 

18/09/2025 - 17:51

“Nessuna minaccia, nessun insulto, nessuna intimidazione. Le parole del ministro Tajani rappresentano una ricostruzione falsa e infondata, che non corrisponde a quanto avvenuto oggi in Aula. I deputati del Pd hanno semplicemente, seppur vivacemente, richiamato il ministro alla prassi parlamentare che impone un comportamento istituzionale ai rappresentanti del governo, ai quali non è consentito applaudire, esultare o assumere atteggiamenti provocatori dai banchi dell’esecutivo. La capogruppo del PD è intervenuta più volte per sollecitare la Presidenza della Camera a ristabilire l’ordine, stigmatizzando comportamenti non consoni da parte del governo. Non vi è stata alcuna intimidazione o minaccia verbale nei confronti del ministro degli Esteri, ma soltanto la difesa delle regole - anche non scritte ma dettate dalla prassi e dal buonsenso - che garantiscono il corretto svolgimento dei lavori parlamentari. Riteniamo pertanto indispensabile che la presidente del Consiglio Meloni venga alla Camera a riferire con comunicazioni formali, su cui l’Aula possa esprimersi. È una questione di chiarezza istituzionale: il Parlamento non può restare all’oscuro della linea che l’esecutivo sta seguendo sul piano internazionale ed europeo, né del mandato affidato alla nostra diplomazia. Come già rappresentato al presidente Fontana, se non vi saranno risposte già dalla prossima settimana, il gruppo del Partito Democratico continuerà a esercitare con determinazione la propria funzione critica e parlamentare, finché non sarà garantito il pieno rispetto delle prerogative dell’Aula. Non siamo disponibili a riprendere i lavori in assenza di comunicazioni del governo che portino a un impegno concreto, e quindi a un voto dell’Aula, sulla posizione avrà sulle sanzioni proposte dall’ Europa e sulle decisioni conseguenti” così una nota del gruppo parlamentare del Pd della Camera.

12/09/2025 - 14:44

“Il ministro Tajani smentito dal suo stesso partito in Europa”

Ieri in Parlamento abbiamo visto la solita storia: parole tardive e ancora troppo timide da parte del governo italiano nella condanna al macellaio di Gaza, Benjamin Netanyahu. Tajani non esprime soltanto le contraddizioni interne alla maggioranza di governo, ma è lui stesso in contraddizione. Forza Italia ieri ha votato al Parlamento Europeo una risoluzione che chiede il riconoscimento della Palestina e di appoggiare le sanzioni proposte da Ursula von der Leyen che, seppur in ritardo, comunque rappresentano un passo avanti importante. In Europa Forza Italia è d'accordo alle sanzioni e al riconoscimento della Palestina e il ministro degli Esteri di Forza Italia, nonché vice presidente del Consiglio del nostro Paese, è il protagonista di un'Italia che sta frenando misure e azioni conseguenti per fermare il massacro a Gaza.
Così il deputato Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito Democratico.

 

24/07/2025 - 17:59

“Accogliamo con favore l’attenzione che il Governo ha voluto riservare al settore agricolo con il ddl 'Coltivaitalia' e con l’annuncio di nuove risorse destinate alla sovranità alimentare, alla filiera del frumento, al ricambio generazionale e alla digitalizzazione. Tuttavia, ancora una volta si tratta di interventi frammentati e non strutturali, privi di una visione strategica di lungo periodo che servirebbe per accompagnare davvero la transizione ecologica, sostenere la qualità delle produzioni e rafforzare la competitività del nostro sistema agricolo”. Lo dichiara la deputata Pd Antonella Forattini commentando le misure del governo sul settore agricolo definite dall'ultimo Consiglio dei ministri.

“È sul piano europeo – sottolinea l'esponente dem - dove è mancato un segnale politico forte. Mentre la Commissione UE porta avanti l’ipotesi di un fondo unico che rischia di depotenziare la Politica Agricola Comune, non abbiamo registrato alcun impegno concreto da parte del Governo italiano per difendere le prerogative nazionali e garantire risorse stabili e certe ai nostri agricoltori”.
“Serve una strategia coerente che tenga insieme politiche nazionali e azione europea, con l’obiettivo di tutelare il reddito agricolo, promuovere il ricambio generazionale e valorizzare la qualità che contraddistingue il Made in Italy”, conclude Forattini.

 

17/07/2025 - 14:52

“La decisione del presidente americano Donald Trump di aumentare i dazi al 30 per cento a partire dal 1° agosto rappresenta un serio rischio per il settore agroalimentare italiano,” dichiara Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera. “Parliamo di misure che colpiscono prodotti simbolo del Made in Italy – dai formaggi alla pasta, fino al vino – in un contesto già segnato dalla svalutazione del dollaro. Il mercato americano è tra i principali sbocchi per le nostre esportazioni agroalimentari, e questa escalation tariffaria rischia di generare pesanti ricadute economiche”.

“La questione – sottolinea l’esponente dem - non riguarda solo l’Italia. Anche altri Paesi europei, con cui condividiamo un sistema commerciale integrato, si trovano nella stessa condizione. Le conseguenze di questi dazi potrebbero quindi riflettersi sul PIL di diverse economie dell’Unione e sull’intero sistema dell’export agroalimentare europeo. È necessario attivare con urgenza un confronto a livello comunitario”.


“In questa fase delicata – conclude Forattini - riteniamo fondamentale che il governo italiano assuma un’iniziativa politica chiara. Abbiamo chiesto che la Presidente del Consiglio venga a riferire in Parlamento su quanto sta accadendo e sulle azioni che l’esecutivo intende intraprendere. È importante che l’Italia faccia sentire la propria voce, anche in sede europea, per difendere un comparto chiave della nostra economia e tutelare migliaia di imprese e lavoratori coinvolti”.

 

16/07/2025 - 11:59

"L'atteggiamento assunto finora dalla Premier Meloni sui dazi è stato di totale e assoluta subalternità nei confronti di Trump e questo sta danneggiando pericolosamente il nostro Paese, lo sta rendendo irrilevante a livello internazionale, ma sta mettendo a rischio la nostra economia e la nostra occupazione in settori strategici. Pensiamo all'automotive, all'agroalimentare, alla meccanica farmaceutica, dove rischiano di saltare centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Non bisogna assecondare Trump a tutti i costi. Bisogna negoziare a schiena dritta con una posizione unitaria e coesa dell'Europa. Non con azioni bilaterali come quelle che la presidente del Consiglio ha provato a mettere in campo nei mesi scorsi o come quelle che propongono ancora oggi esponenti della Lega, come il senatore Borghi. Bisogna fare, insomma, l'esatto opposto della strategia fallimentare messe in campo finora dal Governo e da Meloni che doveva fare da Pontiere e si ritrova a fare da portabandiera invece di Trump". Lo ha dichiarato Piero De Luca, deputato del Pd e capogruppo in commissione affari europei a Quattro di Sera su Rete4

Giorgetti ha avvisato che oltre il 10% i dazi sarebbero insopportabili per il sistema Paese: lo dico per tutti quelli della maggioranza che hanno minimizzato l'impatto e questo ha portato a non adottare ad oggi nessuna misura economica di sostegno all'economia al lavoro, come fatto in Spagna.

Chiediamo con forza -ha ribadito il dem- che la premier venga in Parlamento a dire cosa intende fare a livello nazionale ed a livello europeo. perché l'unica proposta che è arrivata finora è quella fantasiosa del Ministro Lollobrigida sulla bresaola. Noi chiediamo si lavori a un’azione che porti l'Europa a negoziare un'intesa sostenibile non una resa, mettendo sul tavolo delle trattative anche contro dazi, delle contromisure e misure anti coercitive come quelle legate, per esempio, alla tassazione delle Big Tech. Bisogna poi adottare misure di sostegno al lavoro e alle imprese sul modello Sure, e ampliare i mercati per esempio, ratificando gli accordi come il Mercosur. Bisogna cioè difendere gli interessi dell'Italia e dell'Europa. Il governo non lo sta facendo e il nostro Paese rischia di pagarne un costo drammatico". Così ha concluso De Luca.

 

09/07/2025 - 15:24

“Sempre più inconsistente su politiche industriali”

Il governo continua a sottovalutare i rischi di ridimensionamento produttivo e occupazionale dello stabilimento Stmicroelectronics di Agrate Brianza. Il piano industriale presentato dall'azienda lo scorso 10 aprile condanna ad un ruolo marginale uno stabilimento che già negli scorsi anni ha visto l’accumularsi di pesanti ritardi negli investimenti sui macchinari previsti da tempo, tanto da non aver ancora raggiunto la taglia critica e con una capacità produttiva 14 volte inferiore rispetto al corrispettivo stabilimento francese di Crolles. Ancora più grave il fatto che, ad oggi, non siano previste linee di produzione di prodotti innovativi. Anche oggi la risposta del governo alla nostra interrogazione è particolarmente deludente perché non prevede alcuna novità e non garantisce alcuna disponibilità del governo, né del ministro Urso competente per materia né del ministro Giorgetti che rappresenta l'azionista (al pari del governo francese) della società, ad incontrare i sindaci del territorio che hanno chiesto con urgenza parole chiare sul futuro dello stabilimento. Lo stesso ministro Urso, che si è precipitato nelle scorse settimane a Catania per un incontro con le rappresentanze territoriali sul futuro dell'impianto siciliano e che si è prodigato in dettagli su quanto prevede il piano Stm per Catania, non riesce a trovare il tempo né le parole per rispondere alle istituzioni brianzole. Neppure il lombardo Giorgetti ha tempo per rispondere ai sindaci e al Consiglio regionale lombardo. La vicenda Stm sta diventando sempre più paradigmatica dell'inconsistenza del  governo Meloni sulle politiche industriali. In un settore fondamentale come quello dei semiconduttori un governo azionista di una società tra le più rilevanti a livello europeo non riesce ad incidere sulle scelte strategiche di carattere industriale.

Così il democratico Vinicio Peluffo, vicepresidente in Commissione Attività Produttive, Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale Pd Lombardia  e  Alberto Pandolfo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive.

 

28/06/2025 - 12:42

"I dazi al dieci per cento sono un grave errore perché provocherebbero danni enormi all'economia e all'occupazione europea e soprattutto italiana. Anche Confindustria esprime una posizione estremamente preoccupata di cui la premier dovrebbe prendere atto. Rischiamo sei miliardi in meno di export. Rischiano di saltare sessanta mila posti di lavoro, rischiano di chiudere venticinque mila aziende. Purtroppo, anche su questa vicenda la premier Meloni sta preferendo fare gli interessi dell'amministrazione americana, essere la portavoce di Trump e difendere il rapporto col proprio alleato piuttosto che difendere gli interessi nazionali delle imprese e dei lavoratori italiani. Noi ci saremmo aspettati parole chiare di condanna che non sono arrivate neppure durante le ultime comunicazioni in vista del Consiglio Europeo. La vicenda sarà drammatica da un punto di vista economico per l'Europa, che ha un surplus importante. E danneggerà in particolare l'Italia, che ha un surplus commerciale solo per quanto riguarda i beni di quaranta miliardi di euro nei confronti degli Stati Uniti. La presidente del Consiglio non ha adottato nessuna misura per difendere le imprese, i lavoratori italiani, come ha fatto per esempio Sanchez, in Spagna. E soprattutto dovrebbe agire in modo compatto a livello europeo per negoziare un accordo che non sia controproducente. Guai a dividere l'Europa. Perché la politica commerciale è competenza esclusiva dell'Europa e andare in ordine sparso, rischia di penalizzare l'intero continente e soprattutto il nostro Paese”. Lo ha detto Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione politiche europee, a Sky Agenda

27/06/2025 - 14:50

"Giulio Tremonti, presidente della commissione esteri della camera ed ex ministro dell'economia, esprime oggi una posizione che appare antitetica a quella della premier Meloni sulla difesa. Ma siamo ormai abituati a una maggioranza di governo che sulla politica estera va in ordine sparso. Prendiamo atto che per Tremonti la via maestra è quella della difesa comune europea da finanziare in particolare con gli eurobond. È nella sostanza la posizione che stiamo invitando il governo a sostenere da mesi. Per avere maggiore sicurezza è indispensabile creare una vera difesa UE con fondi comuni, per programmi condivisi ed interoperabilità in mezzi, tecnologie e infrastrutture, con rafforzamento dell'industria europea in modo anche da razionalizzare le spese, invece di aumentarle in modo non coordinato e instabile. Invitiamo allora la presidente del consiglio a correggere la rotta. È tempo di costruire un pilastro europeo nella Nato, per evitare il rischio di impegni per centinaia di miliardi solo di risorse nazionali, a vantaggio peraltro soprattutto dell'industria statunitense, oggi privi di copertura economica, che richiederebbero dunque più debito o tagli pericolosi. Ci fa piacere che questa idea si faccia largo tra importanti esponenti della maggioranza. La premier dovrebbe ascoltarli di più". Così Piero De Luca, deputato del Pd e capogruppo in commissione politiche europee.

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