“Con la lettera del presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in vista dell'Eurosummit di venerdì, in cui si esplicita ‘l’impazienza’ e l'attesa dell’Unione europea nei confronti dell’Italia per la ratifica della riforma del Trattato del Mes, abbiamo ormai raggiunto il punto di non ritorno. Siamo l'unico Stato a non averlo ancora fatto e questo impedisce l'entrata in vigore della riforma stessa. Chiediamo che il voto della Camera venga calendarizzato subito. Cos’altro deve succedere affinché questa maggioranza di destra e il governo Meloni tolgano il nostro Paese dall’imbarazzante e scomoda posizione di essere gli ultimi della classe? Ricordiamo che si tratta di una modifica del Mes che rafforza le economie di tutti i Paesi dell’Eurozona e che mette in sicurezza in caso di crisi bancarie le famiglie e le imprese, comprese quelle italiane. Il governo Meloni metta da parte almeno una volta la propaganda”.
“La bocciatura da parte del Consiglio Regionale della Lombardia della mozione di Fratelli d’Italia contro le carriere alias nelle scuole è un’ottima notizia. La crociata ideologica di FDI e Lega nei territori contro uno strumento di civiltà, che permette a tante studentesse e a tanti studenti di vivere più serenamente gli ambienti scolastici e universitari, oggi subisce una battuta d’arresto importante: la maggioranza di centro-destra si è sfaldata su un provvedimento oscurantista, che violava i diritti delle persone a vedere riconosciuta la propria identità di genere, come ha più volte sottolineato la Corte Costituzionale e il diritto europeo. Oggi in Consiglio Regionale della Lombardia ha prevalso il buonsenso su una destra che usa i diritti come clava ideologica su cui fare campagna elettorale."
Così Alessandro Zan, deputato e responsabile diritti nella segreteria nazionale PD.
“La risposta è stata veramente insoddisfacente, Viceministro Cirielli. Però abbiamo appreso due notizie: la prima è che la Presidente del Consiglio non andrà a New York al ‘Forum politico di alto livello per lo sviluppo sostenibile’. Lo trovo gravissimo perché ci saranno capi di stato e di governo a fare il punto sull'attuazione dell'Agenda 2030. Vuol dire che la premier Meloni non considera questo incontro importante per le sorti del pianeta. L'altra notizia che ci ha dato è che il governo ha ‘un'agenda parallela’. Non abbiamo bisogno di agende parallele, ma che l’Agenda 2030 venga attuata. C'è un allarme mondiale sulla povertà e voi abolite il reddito di cittadinanza, uno strumento perfettibile, certo, ma che sosteneva le fasce più povere della popolazione. E ancora, il vostro fantomatico Piano Mattei è solo uno slogan vuoto su cui, dopo quasi un anno dall'annuncio, non abbiamo uno straccio di documentazione, un progetto, un piano finanziario. Niente di niente. Inoltre snobbate le associazioni che si occupano di cooperazione internazionale e rifiutate di incontrarle, in contrasto all’articolo 118 della Costituzione e non sappiamo se aumenterete gli stanziamenti. Altro che grande nazione. Voi state mettendo le basi per un’Italietta, impaurita e chiusa, che teme il nuovo e che conserva il peggio di sé. Il contrario della visione e degli obiettivi dell'Agenda 2030". Con queste parole la deputata dem Laura Boldrini, Presidente del Comitato Permanente della Camera sui Diritti umani nel mondo, ha replicato oggi a Montecitorio al viceministro Cirielli che ha risposto alla sua interpellanza urgente sui gravi ritardi nell'attuazione dell'Agenda 2030.
Nel testo, a firma Boldrini - Braga, capogruppo del Pd alla Camera, si chiede come il governo intenda intervenire: ‘Il Segretario generale Antonio Guterres ha affermato ‘Se non agiamo ora, l'Agenda 2030 diventerà un epitaffio per un mondo che avrebbe potuto esistere’. L’Italia è in grave ritardo su molti fronti, tra cui l’obiettivo di sconfiggere la povertà; il target dello 0,7 per cento per la cooperazione allo sviluppo; il raggiungimento dell'eguaglianza di genere e l'autodeterminazione di tutte le donne e ragazze. Non avete ancora approvato la nuova Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (SNSvS) e vi opponete al Green Deal europeo. Questo dimostra un atteggiamento negazionista che non fa i conti con la realtà. Chiediamo al governo il perché dei numerosi ritardi e con quali iniziative intenda superarli e quali impegni assumerà nel Forum di New York sui temi elencati”.
“È vergognoso l'attacco scomposto di Salvini al Commissario europeo Paolo Gentiloni. Cosa ne pensa Meloni? Chiediamo alla Presidente del Consiglio di prendere immediatamente le distanze. Paolo Gentiloni sta lavorando da anni con competenza e dedizione, ottenendo risultati straordinari in Europa, fondamentali anche e soprattutto per il nostro Paese, come la sospensione del Patto di Stabilità, il programma Sure e il Next Generation EU. In questa fase così delicata, invece di attaccare gratuitamente il Commissario per gli affari economici, il Governo dovrebbe impegnare le proprie energie nel rispetto degli impegni per l'attuazione del Pnrr o nei negoziati per la modifica del Patto di Stabilità. Ma come si sta vedendo, la destra sa solo attaccare in modo demagogico, e non è in grado invece di agire nell'interesse del nostro Paese”.
Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue
“È preoccupante che il governo italiano non abbia ancora sottoscritto la dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea sull’avanzamento dei diritti lgbtqia+ nell’Unione promossa dalla Presidenza di turno spagnola. È un documento importante che invita la Commissione Europea a continuare il lavoro già iniziato con la Prima Strategia per l’uguaglianza delle persone lgbtqia+ nell’Unione (2020-2025) e invita anche gli Stati membri ad adottare provvedimenti necessari per contrastare ogni forma di discriminazione, odio e violenza sulla base dell’orientamento sessuale, del genere e dell’identità di genere. E viene richiesto ai singoli Stati un impegno preciso nel raggiungimento della piena uguaglianza di tutte le persone, come prescrive anche la nostra Costituzione.
Già 15 stati hanno sottoscritto il documento, tra cui tutti i membri fondatori dell’Unione, a eccezione dell’Italia: perché il governo, in particolare nella persona della ministra Roccella che dovrebbe essere competente in materia, non ha aderito?". Così Alessandro Zan, deputato e responsabile diritti nella Segreteria Nazionale del Partito Democratico, e Brando Benifei, capodelegazione al Parlamento Europeo del Partito Democratico.
"È urgente e necessario - concludono gli esponenti Pd - che anche l’Italia sottoscriva questo impegno, altrimenti significa che siamo davanti all’ennesimo tassello del piano di discriminazione del governo Meloni contro la cittadinanza lgbtqia+, dopo il vergognoso attacco alle famiglie arcobaleno, l’appoggio alle leggi omotransfobiche ungheresi e il sostegno al folle e obbrobrioso pdl Varchi. Già ad aprile il Parlamento Europeo, con l’approvazione di una mozione, aveva associato le condotte dell’esecutivo a quelle di Polonia e Ungheria. Se anche in questo caso il governo italiano deciderà di stare con Orban e Morawiecki, che ovviamente non hanno aderito alla dichiarazione del Consiglio, vorrà dire che l’Italia sarà definitivamente posizionata tra quei Paesi che fanno della discriminazione di una parte delle sue cittadine e dei suoi cittadini una precisa politica pubblica e istituzionale, come già avviene tra i Paesi di Visegrad.”
“Ogni giorno il governo impartisce lezioni all’opposizione. Non vorrei restituire la pariglia ma, dalla maggioranza di destra, ci viene detto che il Parlamento non ratifica il Mes per difendere l’interesse nazionale. Come se ci fosse contrapposizione tra interesse nazionale e rafforzamento della sovranità europea. Ritorna, ancora una volta, quella vecchia idea dell’Europa maligna che intende schiacciare la sovranità degli innocenti Stati nazionali. Per questa ragione, non sapendo come superare questo scoglio, la maggioranza anche oggi preferisce rinviare il voto. Dimostrando di non saper prendere decisioni assumendosi le proprie responsabilità. Fare parte del Mes, per l’Italia, al contrario di quanto afferma la retorica della destra, significa invece proprio difendere l’interesse nazionale all’interno del contesto europeo. Un Paese, il nostro, che ha un forte debito, un terzo del quale detenuto all’estero, e che ha la necessità di rafforzare proprio quei meccanismi economici e finanziari che ci proteggono dalle nostre debolezze. Fare parte del Mes rappresenta per l’Italia la stipula di un’assicurazione. Quando si sottoscrive un’assicurazione auto, per fare un esempio comprensibile a tutti, non è che si intende compiere un incidente stradale. Ma ci si cautela dal rischio di un imprevisto pericoloso e oneroso: ecco come si difende l’interesse nazionale. L’esatto contrario di quanto sta facendo il governo italiano con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, così impegnata nei confronti di Bruxelles nel battere i piedi, alzare la voce e minacciare il veto. Il vero patriottismo non sono le dichiarazioni e le lettere roboanti ma, al contrario, è l’impegno quotidiano nell’ottenere risultati utili per il proprio Paese”.
Così la deputata Pd e vicepresidente della commissione Esteri, Lia Quartapelle, intervenendo in Aula.
«Per nascondere il proprio fallimento sulle politiche migratorie e l’imbarazzante indecisione sul MES, la Presidente Meloni usa le aule parlamentari come una piazza in cui fare comizi. Urla, invece di parlare, solo per cercare l’applauso dei suoi deputati, evita di rispondere alle domande che le vengono poste e manipola il pensiero degli avversari politici per deriderli, perché non sopporta il confronto democratico e non intende interloquire con le opinioni altrui. Noi non ci faremo certo intimidire».
Così Laura Boldrini, deputata del PD e componente della Commissione Affari Esteri, commentando le comunicazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista della riunione del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023.
“Dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non vi sono state repliche alle critiche delle opposizioni, ma solo veri e propri attacchi inaccettabili. Non era mai successo prima. Ci vuole rispetto per il Parlamento. Quanto al merito, senza il nostro aiuto l’Ucraina non esisterebbe più come Stato sovrano. È in gioco la tutela dei valori di libertà e democrazia dell'intera Europa. Per questo è indispensabile continuare ad assicurare pieno sostegno con tutte le forme di assistenza necessarie, indispensabile per ottenere un cessate il fuoco, presupposto per una pace giusta. Salutiamo con favore l’iniziativa diplomatica del Vaticano affidata al Cardinal Zuppi. In questo contesto, è un fatto però che l’Italia sia scivolata ai margini della scena politica europea ed atlantica. In Consiglio si discuterà poi di immigrazione. Se in questi anni l’Europa è stata assente la colpa è soprattutto dei Governi dei vostri amici di Visegrad, che si sono sempre opposti a soluzioni ispirate a solidarietà e condivisione delle responsabilità. Al di là dei proclami, l’intesa raggiunta nelle scorse settimane non presenta nessuna soluzione efficace. Sarebbe necessario rafforzare le politiche di vicinato per lo sviluppo dei Paesi di origine e transito. Ma avete tagliato anche i fondi per la cooperazione allo sviluppo. Non c’è nulla sulla gestione degli ingressi. Bisognerebbe creare canali umanitari e istituire un’operazione Mare nostrum europea. Mentre invece si aumenta la pressione sul nostro Paese chiedendo di valutare le richieste di asilo più rapidamente e si stabilisce una compensazione di 20mila euro per ogni migrante non ricollocato, soluzione per noi inaccettabile”.
Così il capogruppo del Pd in commissione politiche Ue alla Camera, Piero De Luca, intervenendo in Aula.
“Il Consiglio - ha aggiunto - discuterà di governance economica a partire dalla riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Attivatevi affinché la revisione della governance sia completata entro il 2023, evitando il rischio della riattivazione del vigente Patto di stabilità, che obbligherebbe il nostro Paese a pesanti correzioni di bilancio. È necessario scomputare dalla spesa netta i fondi per riforme o investimenti nella transizione verde e digitale, inserire la possibilità di scorporare il debito accumulato per emergenze o eventi eccezionali, lavorare per una capacità fiscale dell’eurozona, sostenere il piano industriale Green Deal e istituire un Fondo di sovranità europeo. La melina strumentale sul Mes non rafforza la nostra posizione nei negoziati europei, anzi danneggia i nostri interessi. Chiediamo al Governo serietà e responsabilità. L’Unione - ha concluso - rappresenta non la causa, ma la soluzione ai problemi delle nostre comunità”.
Meloni ha usato l’aula parlamentare non da presidente del consiglio ma da capo della maggioranza. Un discorso in vista del Consiglio europeo rivolto alla pancia del paese, in posa davanti ai sostenitori, indifferente ai guai interni alla sua coalizione e ai problemi reali. Così facendo porta in Europa un’Italia sempre più isolata e in difficoltà su dossier strategici per il futuro. Dal Mes alla gestione dei flussi, dal Pnrr all’inflazione, Meloni non riesce a chiudere una partita, complice alleati europei imbarazzanti a Roma come a Bruxelles. Prigioniera del suo passato, dei no all’Europa, all’integrazione, non è alzando i toni in Parlamento che riuscirà a mantenere la credibilità che ha fatto dell'Italia una forza propulsiva della storia del continente.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"In ogni altro Paese europeo, dopo quanto emerso in una importante trasmissione televisiva, una ministra avrebbe subito dato la propria versione dei fatti. Oppure si sarebbe immediatamente dimessa, per essere libera di difendersi e per non arrecare imbarazzo al Governo. Santanchè invece tace. E con lei tace anche la Presidente del Consiglio Meloni. Non funziona così: il silenzio non aiuta a diradare le ombre". Lo scrive su Twitter la deputata dem Laura Boldrini.
Entro il 2030 il 42,5% dell’energia consumata nella Ue proverrà da fonti rinnovabili. La decisione è frutto dell’accordo tra Consiglio Europeo e Parlamento europeo che prevede anche l’accelerazione delle autorizzazioni per evitare burocrazia e ostacoli che oggi ostacolano la produzione. Un’ottima notizia che purtroppo aggrava le preoccupazioni per i ritardi dell’Italia sul PNRR che doveva essere il volano della transizione ecologica con più di un terzo dei fondi disponibili dedicati all’ambiente. Ancora una volta mancanze e limiti del Governo mettono davvero a rischio lo sviluppo del paese. Mentre l’Europa corre.
Lo ha scritto su Facebook Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“La contrapposizione che la Presidente Meloni fa tra diritti sociali e transizione ecologica è falsa. Perché lavorare per una vera transizione ecologica non risponde solo ai tanti giovani cui stiamo rubando il futuro e che ci ricordano che non c’è un pianeta B ma risponde a chi paga il prezzo più alto delle tragedie causate dal cambiamento climatico, dall’inquinamento che rende l’aria delle nostre citta irrespirabile. E risponde anche alla competitività delle nostre imprese che possono proiettarsi nel mondo. L’Europa sta dimostrando, affiancando scelte di visione a interventi a sostegno del rincaro dei costi dell’energia. Credo che l’Italia in queste battaglie debba essere al fianco dell’Unione Europea”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo alla discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo.
Dichiarazione degli on. Pd Piero De Luca e Andrea Gnassi
“Il turismo balneare rappresenta una colonna portante del turismo nazionale e dell’intero settore dell’economia del paese . Convocate subito Regioni, Comuni e imprenditori per definire i criteri delle evidenze pubbliche al fine dell’assegnazione delle concessioni demaniali. Datevi da fare per il bene del turismo.” E’ l’invito, “accorato e sentito”, che il Partito Democratico, per bocca dei deputati Piero De Luca, vicepresidente del gruppo, e Andrea Gnassi hanno rivolto al governo nel corso del Question time alla Camera. Dopo che De Luca ha accusato il governo “di continuare a prendere in giro i balneari e gli operatori del settore con un balletto indecoroso perché il milleproproghe non prevede alcun cambiamento rispetto le norme vigenti “, Gnassi ha replicato al ministro Santanchè riaffermando che “il diritto europeo e il Consiglio di Stato hanno sancito definitivamente che non ci possono essere proroghe sull’assegnazione delle concessioni demaniali.” Il governo – ha proseguito Gnassi- ha ribadito oggi di aver deciso di non decidere sulle spiagge e coste italiane, sulle modalità di assegnazione delle concessioni demaniali marittime e delle concessioni balneari. Con la conseguenza immediata e reale – ha proseguito il parlamentare Dem- che il grande patrimonio paesaggistico, turistico ed economico del paese, con circa 8000 km di coste e spiagge, 27mila imprese e centinaia di migliaia di lavoratori, non avrà alcuna certezza. Nessun operatore e nessun comune del settore potrà quindi investire in servizi e impresa – ha aggiunto Gnassi- secondo il quale “il punto è uno solo: iniziare a ragionare per definire i criteri delle evidenze pubbliche e per l’assegnazione delle concessioni con un approccio serio e concreto e con attenzione alle specificità. Cambiate registro e se il governo intende farlo noi daremo una mano per il bene del paese e del turismo.“
“Con l'approvazione alla Camera del decreto legge contro le Ong, la maggioranza si assume una grave responsabilità di fronte al Paese, all’Europa e alla comunità internazionale. Contenere i flussi migratori impedendo le operazioni di soccorso, quindi causando più morti, è contro i principi dello Stato di diritto, contro le convenzioni internazionali, contro la Costituzione, contro l'antica legge del mare e contro il senso di umanità. Questo non è il decreto sulla gestione dei flussi migratori, come richiamato nel titolo. Ben altri sarebbero gli strumenti per farlo. Questo è il 'decreto naufragi’, perché perseguitando le Ong e impedendo loro di fare soccorso in mare, aumenteranno le perdite di vite umane. Nessun governo si era spinto a tanto. Questo decreto verrà fatto oggetto sicuramente di molti ricorsi, tanto evidenti sono i vizi di costituzionalità, ma intanto avrà causato danni. Dalle istituzioni europee giungono reazioni molto critiche nei confronti di questo decreto, con la richiesta al Governo e al Parlamento di ritirarlo o almeno di modificarlo radicalmente. Lo hanno fatto la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa e il Presidente della Commissione per le libertà civili e gli affari interni del Parlamento Europeo. La stessa cosa hanno chiesto ieri con una lettera indirizzata al Parlamento italiano ben 65 deputate e deputati del Bundestag tedesco. Questo decreto getta discredito sul nostro Paese. È un’infamia quella che si è compiuta, dal punto di vista politico, giuridico ma soprattutto etico. E di questo il Governo e la maggioranza saranno chiamati a rispondere”.
Ad affermarlo in una nota Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico.
“L’Italia è credibile se fa politica, non se urla nelle retrovie. Fondo sovrano, riforma patto stabilità, transizione green/energetica, gestione solidale immigrazione senza muri e blocchi navali. Basta questo per smettere il broncio e fare proposte e alleanze. Per unire l'Unione europea”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Esteri alla Camera, Enzo Amendola, commentando su Twitter la riunione del Consiglio europeo.
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