“La notizia dell'ammissibilità dei ricorsi presentati al Tar del Lazio dal Comune di Villa San Giovanni e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria contro il parere positivo della commissione Via Vas al progetto di Ponte sullo Stretto era una possibilità che avevamo anticipato ed evidenziato da tempo. Questo è un progetto approvato sulla sabbia, fa acqua da tutte le parti e non regge. Il notevolissimo rischio di impugnative incidentali davanti la Corte Costituzionale rafforzano l’idea che questo progetto sia soltanto lo specchio per le allodole per le campagne elettorali di Salvini e del centrodestra, che continua a speculare sulle infrastrutture del Mezzogiorno. Il progetto del Ponte sullo Stretto è appeso ad un filo e quello di oggi è solo il primo ricorso di una lunga serie che arriveranno è sveleranno il progetto per quello che è: una colossale presa in giro per il Sud, portata avanti dal peggior ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture dal dopo guerra ad oggi”. Così il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti.
"La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Cavallini per la strage del 2 agosto. Con questa sentenza si conferma definitivamente un altro importante elemento di verità giudiziaria sulla strage. È ormai chiaro l'intreccio fra terrorismo nero, settori deviati dello Stato e loggia massonica P2 in quella strategia della tensione che ha così pesantemente condizionato la nostra democrazia. L' Associazione dei familiari delle vittime ha il merito straordinario di avere, con il suo impegno tenace, creato le condizioni per questa preziosa iniziativa della Magistratura. Tutte le forze politiche sono chiamate ad avere piena consapevolezza e a fare fino in fondo i conti con questa stagione drammatica della storia del Paese".
Ministro chiarisca quali interventi intende cancellare. A rischio asili nido, infrastrutture e studentati
“Il Partito Democratico ha depositato un’interrogazione parlamentare al Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Tommaso Foti, per sapere quali interventi del PNRR saranno oggetto della nuova revisione, rimodulazione o stralcio a seguito delle decisioni del governo e non saranno più finanziati. Inoltre, si chiede di conoscere il quadro completo sullo stato di attuazione degli investimenti”. L’interrogazione, a prima firma del capogruppo in Commissione Affari Europei della Camera, Piero De Luca, è stata sottoscritta anche dalla capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, e dal capogruppo in Commissione Bilancio, Ubaldo Pagano. I democratici chiedono inoltre di sapere “quali iniziative il governo intenda promuovere per accelerare l'attuazione dei progetti e degli investimenti in ritardo, così da rispettare il termine del 30 giugno 2026 previsto per la conclusione del programma.” L’interrogazione prende spunto dai ritardi significativi evidenziati nella relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, presentata il 9 dicembre 2024 dalla Corte dei Conti che ha rilevato forti scostamenti nell’avanzamento finanziario del Piano rispetto al cronoprogramma: “Al 30 settembre 2024 – sottolinea la Corte dei Conti – la spesa effettiva raggiungeva 57,7 miliardi, ossia solo il 30% delle risorse totali e poco più dei due terzi di quelle programmate entro l’anno”. In risposta a questi scostamenti – sottolineano i democratici - il ministro Foti, in una recente intervista televisiva, ha manifestato l’intenzione del governo di affrontare i ritardi accumulati non migliorando la capacità di spesa, ma riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed eliminandone altre, ritenute irrealizzabili nei tempi. Una scelta profondamente sbagliata anche perché le risorse verrebbero dirottate verso misure con maggiore capacità di assorbimento di cui però il parlamento non ha ancora avuto notizia. L’atto parlamentare evidenzia infine che le modifiche proposte riguarderebbero interventi relativi a edilizia pubblica, studentati universitari, asili nido e scuole, oltre a numerosi progetti infrastrutturali. Tra questi, la realizzazione del primo lotto della nuova linea dell’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, che verrebbe sostituito con altre tratte e successivamente finanziato tramite fondi nazionali non vincolati temporalmente.
Alla luce dei nuovi emendamenti del governo sul riassetto della Corte dei Conti, i capigruppo delle opposizioni (Pd, M5s, Avs, Azione, Iv e +Europa) delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno chiesto ai presidenti Nazario Pagano e Ciro Maschio di approfondire l’esame del provvedimento in commissione e di avviare un ciclo di audizioni per valutarne gli effetti. Gli emendamenti presentati l’8 gennaio – scrivono i capigruppo – “introducono modifiche profonde dell'attuale assetto normativo e organizzativo della Corte dei Conti. L’emendamento 2.06 del Governo, in particolare, incide profondamente sulla sua struttura organizzativa sia a livello centrale che locale, operando delle vere e proprie fusioni degli attuali uffici, che se da un lato potrebbero sembrare condivisibili sotto un profilo astrattamente logico, dall’altro lato andrebbero esaminate in un confronto con esperti e addetti ai lavori per verificare che siano davvero funzionali ad una maggior efficienza dell’attività svolta da questi uffici”.
“È evidente – proseguono - come modifiche di tale portata non possano essere approvate attraverso un mero emendamento del Governo e sottoposte all’esame del Parlamento al di fuori di una qualunque attività istruttoria così come puntualmente previsto dall’articolo 79 del Regolamento Camera. Occorre infatti ricordare l’importante funzione informativa svolta ad esempio dalle audizioni che consentono di restituire ai parlamentari che esaminano un testo di legge una fotografia efficace di tutti gli interessi in gioco su una specifica tematica in discussione in Parlamento, mettendoli così in grado di compiere scelte più informate e bilanciate. Conformemente a quanto previsto anche dall’articolo 79 del Regolamento Camera, appare dunque indispensabile lo svolgimento di un’adeguata attività istruttoria con riferimento agli emendamenti 2.06 e 4.08 del Governo, alla luce del loro impatto sulla struttura organizzativa e quindi conseguentemente sull’efficienza dell’attività svolta dalla Corte dei conti. Alla luce di quanto premesso, i gruppi di opposizione chiedono l’assegnazione di un termine per la presentazione dei sub-emendamenti atto a garantire il previo svolgimento di un’adeguata attività conoscitiva e istruttoria, mediante audizioni, sui due nuovi emendamenti presentati dal Governo”.
O le nascondono i tagli oppure lei non usa bene la calcolatrice.
“Oggi la presidente Meloni ha detto che le opposizioni, sulla sanità, non sanno usare la calcolatrice, perché oltre alle risorse ordinarie andrebbero aggiunte anche le risorse del Fondo di coesione e i 750 milioni di euro in più del PNRR. Delle due l’una, o la Premier nella calcolatrice usa il più al posto del meno oppure al governo non le hanno detto che con la revisione del PNRR le risorse alla sanità sono state tolte e per ben 1,2 miliardi di euro che erano destinati alla misura 'ospedale sicuro' con conseguente taglio di oltre un terzo delle case della comunità e degli interventi negli ospedali. E aggiungo che questi soldi sono stati coperti dal fondo sulle infrastrutture ospedalieri e solo a partire dal 2027, proprio con questa Legge di bilancio. Quindi per i prossimi due anni i cantieri aperti e avviati non sono coperti. Per saperlo Presidente, magari hanno temuto a dirle la verità". Lo scrive sui social il deputato dem Silvio Lai, componente della commissione Bilancio richiamando il rapporto della Corte dei conti.
"Oltre 500mila firme di cittadini e cittadine raccolte da diverse ONG come Medici Senza Frontiere, Emergency e Oxfam insieme agli appelli Fermatevi! e #StopCrimesInPalestine sottoposte con un'accorata lettera inviata il 25 novembre alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiederle di ascoltare le voci della società civile che richiedono di fare di più per giungere alla fine del massacro a Gaza.
Ma Meloni non risponde. Non si degna di ricevere chi rappresenta queste organizzazioni e lavora sul campo, e neanche di replicare alla mail. Un muro impenetrabile di indifferenza.
Un muro davanti a quasi 45mila morti a Gaza, davanti a oltre 343 operatori e operatrici umanitari e 191 giornalisti uccisi, davanti a un processo di annessione di Gaza Nord e della Cisgiordania che sembra inarrestabile. Un muro davanti ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti di Netanyahu, Gallant e al leader di Hamas, Deif che non si sa se è ancora vivo. Meloni tace anche su questo mentre i suoi vice, Salvini e Tajani, fanno dichiarazioni che si contraddicono tra loro. E domani, una delegazione di 32 persone, composta da 20 colleghi parlamentari dell’intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, europarlamentari, oltre a rappresentanti delle Associazioni che lavorano in Medio Oriente sarà proprio alla Corte penale internazionale per esprimere vicinanza e apprezzamento per il lavoro di tutela del diritto internazionale che fanno i giudici dell'Aja, attività fondamentale se non vogliamo cadere nella barbarie.
Diritto internazionale continuamente violato e messo in pericolo nell’ultimo anno dai bombardamenti indiscriminati del governo israeliano a Gaza, in Libano e in Siria e dal divieto di accesso dei convogli umanitari nella Striscia.
Di fronte a tutto ciò la presidente del consiglio non ha preso posizione, non ha espresso parole di cordoglio per le vittime né di condanna verso le atrocità commesse, proprio per non disturbare l'alleato Benjamin Netanyahu.
Qual è la posizione dell'Italia su tutto questo? Cosa intende fare il governo oltre a preoccuparsi di impedire che arrivino profughi dalla Siria?". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
Giudici di pace rinviano processi al 2030 e le app del processo telematico non funzionano
“Abbiamo definito la giustizia non giusta perché purtroppo siamo di fronte ad un governo e ad una maggioranza, in particolare ad un ministro, che si occupano dei grandi sistemi, penso alla separazione delle carriere, alla riforma della corte corte dei conti, al sistema delle intercettazioni piuttosto che all’abolizione di reati come è accaduto con l’abuso in ufficio, tutte ‘grandi riforme’ che però non toccano la vita quotidiana dei cittadini.
La verità è che la giustizia italiana non funziona. Ricordo che in questo momento è operativo in Italia soltanto il 37% dei giudici di pace necessari per lo svolgimento dei processi a loro affidati. Questo porta ad avere udienze che sono state già rinviate al 2028 o addirittura al 2030. Cose che succedono quotidianamente. Allo stesso modo ricordiamo che il processo telematico non funziona, le app non funzionano e spesso i giudici e i cittadini non riescono ad accedervi. Dunque noi vogliamo una giustizia più veloce, digitalizzata ma vogliamo che funzioni. Nonostante i fondi del Pnrr, il governo però non si occupa né di giudici di pace né di processo telematico ma solo bandierine ideologiche”. Lo ha detto Debora Serracchiani Deputata Pd e responsabile nazionale giustizia intervenendo in conferenza stampa “La giustizia non giusta. Giudici di pace e processo telematico”.
“Ancora una volta arriva la proroga dello scudo erariale, peraltro solo per alcuni mesi, e quindi con l’ossessione della maggioranza e del governo di approvare in tempi stretti la riforma che stravolge il ruolo e le funzioni della Corte dei Conti. Il governo si fermi e rivaluti le proprie intenzioni. Servono equilibrio e condivisione, sino ad oggi mancati, quando si mettono in campo interventi così importanti che incidono in modo radicale sul funzionamento del nostro sistema e sulla tutela dei cittadini davanti ad azioni della Pubblica Amministrazione contrarie alle leggi.”
Così in una nota la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi.
“La decisione del governo di prorogare fino al 30 aprile 2025 le disposizioni in materia di responsabilità erariale che limitano la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica ai casi in cui la produzione del danno è ‘dolosamente voluta’ dal soggetto, contenuta nel Dl Milleproroghe approvato ieri dal Consiglio dei ministri, è un fatto molto grave”. Così il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Evidentemente – conclude Merola – o il governo Meloni non si fida di chi lavora e prende decisioni all’interno della PA, soprattutto in merito alla gestione del Pnrr, oppure non vuole, e sarebbe grave, sottoporre l’operato della PA alla giurisdizione della Corte dei Conti. Questa proroga, non motivata dal governo, è l’ennesimo atto, dopo condoni su condoni e concordati a favore degli evasori fiscali, che mina sempre di più quel rapporto fiduciario che esiste tra cittadini e istituzioni sulla gestione della cosa pubblica”.
“Con il conseguimento dei due obiettivi previsti nel semestre in corso, lo stato di avanzamento dei 13 investimenti ferroviari previsti dal Pnrr raggiungerà la soglia del 39% di realizzazione. Il dato è allarmante: la stessa Corte dei Conti, infatti, ci conferma che il 20% dei progetti è in ritardo. Ma ciò che ci rende maggiormente preoccupati è che la Corte conferma come la maggior parte delle risorse degli investimenti ferroviari – circa metà delle dimensioni finanziarie totali – sarà per progetti al Nord nonostante il 48,2% delle opere dovranno essere fatte al Sud e nelle isole. Non è così che si risolve il gap delle infrastrutture, anzi lo si acuisce. Del resto il governo si ricorda del meridione solo in campagna elettorale e poi, tra autonomia differenziata e mancanza di risorse, se ne dimentica”. Così il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in Commissione Trasporti e segretario regionale siciliano commenta i dati della Corte dei Conti sugli investimenti ferroviari Pnrr.
Le nostre preoccupazioni e denunce continuano purtroppo ad essere confermate. Dopo il report della Banca centrale europea, anche la Corte dei conti certifica i ritardi sulla spesa delle risorse del Pnrr, ferma ancora al 30% di quelle totali. Il governo intende occuparsene? E il ministro Foti cosa fa? Ci auguriamo che esca subito dal mondo dei sogni e provveda a risolvere i colli di bottiglia che hanno determinato questa situazione così problematica. È necessario un bagno di realtà e cominciare a correre per la messa a terra degli investimenti del Pnrr. A un anno e mezzo della deadline, la percentuale dei progetti completati è di appena il 18%. Il Governo Meloni è responsabile di questo impasse. O cambia passo ora, o si andrà incontro ad un drammatico fallimento che l'Italia pagherà a caro prezzo.
Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee della Camera.
“Dopo i rilievi posti dalla Corte dei Conti sulla gestione finanziaria di Anas il governo non può più girarsi dall’altra parte. La Corte, infatti, ha sottolineato che il bilancio 2023 si è chiuso con una perdita di 162,7 milioni di euro riconducibile alla svalutazione del valore della partecipazione detenuta nella società Stretto di Messina. Secondo i magistrati contabili la disciplina vigente non è compatibile con il criterio della valorizzazione ‘al costo’ della società SdM nel bilancio Anas 2022, nel quale si ometteva l'analisi dei costi funzionali al riavvio dell'opera di collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Una violazione della legge accertata anche dal perito indipendente nominato dal Mef, che ha ritenuto non funzionali al riavvio dell'opera oltre 85 milioni di euro di costi sostenuti da SdM, con conseguente grave svalutazione del valore delle azioni di SdM. Inoltre, sempre la Corte, contesta anche il ricorso a onerosi e ingiustificati pareri di professionisti esterni e segnala la necessità che la Sdm, particolarmente esposta a gravi comportamenti corruttivi, debba essere riportata nell'ambito di applicazione della normativa anticorruzione e trasparenza, dalla quale attualmente risulta esclusa in quanto partecipata da FS. Il Ponte, dunque, rischia di affossare i bilanci dell’Anas, società importante che va difesa e tutelata. Il governo deve garantire la vigilanza esplicitamente invocata nella relazione della Corte dei conti, superando l'attuale situazione di incertezza determinata dal rapporto concessorio e riportando Anas nell’ambito di applicazione della normativa anticorruzione e trasparenza. Il governo intervenga al più presto”.
Così i capogruppo Pd in commissione Trasporti, Anthony Barbagallo, e in commissione Ambiente, Marco Simiani, presentando un’interrogazione alla Camera rivolta ai ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e delle Infrastrutture, Matteo Salvini.
"Lo slittamento dell'approdo in Aula della proposta di legge sulla riforma della Corte dei Conti è una buona notizia ma non cambia la nostra valutazione: questa riforma è profondamente ideologica e rappresenta un attacco diretto all'indipendenza della magistratura contabile. È un intervento che mina l'equilibrio tra i poteri dello Stato, riducendo la capacità della Corte dei Conti di svolgere il proprio ruolo di controllo autonomo e imparziale. La maggioranza, invece di affrontare le priorità reali del Paese continua a portare avanti una visione divisiva e punitiva, volta a indebolire istituzioni che hanno sempre garantito trasparenza e legalità. L'annuncio di un emendamento atteso in extremis che potrebbe incidere sull’autonomia territoriale delle corti conferma l'improvvisazione con cui si sta gestendo questa riforma, un tema così importante che richiederebbe invece serietà e confronto aperto”. Così il capogruppo democratico nella commissione giustizia della camera, Federico Gianassi.
Odg su contratti filiera e graduatorie
“Ritardi, ricorsi, correzioni dei punteggi e rallentamenti rischiano di pregiudicare l’assegnazione dei fondi del Pnrr a sostegno dei contratti di filiera dei settori agroalimentare, pesca ed acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e e vivaismo. Per questo con uno specifico ordine del giorno al Decreto fiscale, insieme ai deputati Pd della Commissione Agricoltura, Forattini, Marino, Romeo e Rossi, chiediamo al governo di adottare ogni iniziativa utile finalizzata a scongiurare la perdita dei fondi Pnrr a sostegno dei contratti di filiera e a procedere con rapidità allo scorrimento delle graduatorie, tenendo conto dei ricorsi presentati, garantendo, al contempo, il pieno utilizzo de delle risorse assegnate entro le scadenze fissate tra milestone e target. Ricorsi che non sono stati ad oggi trattati dalla giustizia amministrativa e che tengono bloccate l’assegnazione delle risorse e la pubblicazione definitiva delle graduatorie”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“I contratti di filiera - aggiunge - sono decisivi per valorizzare le produzioni italiane e promuoverle sui mercati internazionali e sono il più importante strumento di politica nazionale a favore del settore agroalimentare. Peraltro nel percorso che ha portato all’incremento delle risorse a disposizione e all’assegnazione ad Ismea come soggetto attuatore attraverso uno specifico decreto pubblicato qualche giorno fa con cinque mesi di ritardo rispetto alla firma e alla registrazione della Corte dei Conti appare singolare che Masaf e Ismea abbiano firmato una apposita convenzione, con conseguente incarico economico alla società Ernst e Young Spa, senza la pubblicazione del decreto sulla gazzetta ufficiale. Non vorremo - conclude - che le procedure seguite producessero un ennesimo pasticcio, con conseguenti ricorsi, delle quali il comparto agricolo non ne sente davvero il bisogno perché rischierebbe di perdere definitivamente le risorse del Pnrr, visti i target stringenti”.
“La tregua in Libano, per quanto fragile, rappresenta un primo spiraglio. Ma l’incendio in Medio Oriente sta tuttora divampando. Gaza è un inferno dove ci sono solo macerie, fame e morte. E anche in Cisgiordania il disegno è un’annessione di fatto. Sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità, in questi mesi. E ci sono dei responsabili: Hamas per il 7 ottobre, Netanyahu per quello che è avvenuto dopo. È quanto ha stabilito anche la Corte penale internazionale, coi suoi mandati di arresto. Ma vedo nelle parole del ministro Tajani una sottile delegittimazione. E da ministro di un Paese come l’Italia non può permetterselo. La Corte si occupa di responsabilità penali, non dà, né può farlo, giudizi politici su uno Stato e un’organizzazione terroristica. Lei contesta una presunta equivalenza nel giudizio. Ma l’unica equivalenza di cui si deve occupare la Corte è quella tra le vittime innocenti, quelle israeliane del 7 ottobre, e le decine migliaia di civili palestinesi di questi mesi”. Così il deputato dem Peppe Provenzano in replica al ministro Tajani durante il question time.
“Poi c’è la politica, certo”, continua il Responsabile Esteri del Pd. “La politica su Gaza è mancata, se quei crimini sono stati commessi è anche per l’impotenza della comunità internazionale nel fermare il massacro. Oggi deve provare a fare tutto quello che è possibile fare per far cessare il fuoco, liberare gli ostaggi, salvare le vite, riaffermare la legalità internazionale. Una sola cosa non può fare, negare la giustizia. Perché questa sarebbe la più grave delle complicità”, conclude Provenzano.